55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
Il conforto del messaggio di Papa Bergoglio
«Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita», consigliava il Beato Manuel Lozano Garrido ai suoi colleghi giornalisti.
Nella 55esima giornata mondiale delle comunicazioni sociali anche il Papa si è soffermato su alcuni aspetti fondamentali della professione giornalistica. Sicuramente la verità, raccontare la verità senza ricercare il falso che crea audience. E’ necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto. Si tratta di «stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni» dell’oggi in cui siamo immersi e «che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto». Vuol dire mettersi in movimento, tornare a consumare la suola delle scarpe, uscire dalla presunzione del già saputo per cercare di capire quel che succede davvero. Il Papa sottolinea il lavoro svolto dai discepoli che hanno saputo tramandare con verità notizie e fatti di quel tempo. Comunicare incontrando le persone dove e come sono, richiama proprio l’emozione dei primi incontri con Cristo.
Nella sua analisi Francesco denuncia il rischio di un appiattimento dell’informazione, in «giornali fotocopia o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società».
Al tempo stesso Bergoglio sottolinea il coraggio di tanti giornalisti che non temono di andare dove nessuno va, mettendo sotto gli occhi del mondo i soprusi subiti dalle minoranze, le facce delle povertà dimenticate, le ingiustizie ai danni di chi non può difendersi.
Un’opportunità che è propria anche dei social, i quali però sono al tempo stesso anche facilmente a rischio manipolazione, soprattutto quando si dimentica il dovere del discernimento e della verifica. «Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità» – sottolinea il Papa – che significa «andare, vedere e condividere». Perché nella comunicazione «nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti». Da più di duemila anni – continua il Pontefice – la buona novella «è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono».
Un messaggio, quello del Papa, che richiama tutti ad un lavoro approfondito e mai banalizzato fondato su fake news o su aspetti non veritieri delle vicende raccontate. La bellezza di tali sollecitazioni da parte di Bergoglio sono sempre un monito fatto a braccia aperte, mai un richiamo col fare severo di chi non è innamorato del vero o delle persone a cui si rivolge, giornalisti in questo caso. Praticamente un conforto…per chi è in sintonia, neanche con Lui, ma con la verità delle cose.
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