A COLLOQUIO CON FABRIZIO ROMAGNOLI – di Giovanni Moschella

Ci parli dei suoi studi e della sua formazione.

Ho iniziato i miei studi per diventare attore al Centro Teatrale Sangallo CTS a Tolentino (MC). Lì,  ho frequentato tre anni di scuola di recitazione seguito dalla bravissima maestra Marina Garroni e, nello stesso tempo, ho studiato canto e danza con altri insegnanti. Poi, ho iniziato subito a lavorare nelle lunghissime tournée della Compagnia Della Rancia ma, a un certo punto, ho fatto una pausa di due anni per frequentare il “corso professionale regionale per attore e animatore teatrale”. E per fortuna che lo frequentai perché, grazie a questo attestato di frequenza di 1200 ore con esame finale, ora posso insegnare dappertutto essendo un attestato valido ai fini pedagogici per l’insegnamento riconosciuto in Europa . Ovviamente, anche in quel biennio, studiai tutte le discipline dello spettacolo e poi, finito il corso, continuai a studiare privatamente recitazione, canto e danza a Roma. Comunque, ammetto di essere stato fortunato perché fin dall’inizio ho potuto sempre alternare lo studio all’andare in scena. Ho potuto avere un confronto diretto e immediato come in genere dovrebbe essere anziché passare da un reality a essere protagonista di film e serialità varie! Non ho altre parole per chi permette che questo succeda tranne che dire: “Dimettiti perché di questo mestiere non hai capito niente!”

Quando nasce l’interesse per la recitazione?

L’interesse per la recitazione nacque, per gioco e per sfida, all’età di 16/17 anni quando, accompagnando la mia ragazza dell’epoca a scuola di recitazione, vidi una classe che stava studiando un testo teatrale. Pensai che, pur essendo il tipico “capogruppo” molto forte, impulsivo e senza nessuna paura nell’impormi in una conversazione, in realtà, avevo paura di quel silenzio che si crea ogni volta che si parla e si cattura l’attenzione di tutti i presenti. Iniziai per gioco, per sfidare questo senso di paura e fu come una droga: la mia vita cambiò e iniziai a fare teatro. A 18 anni già conoscevo il Teatro Vaccaj di Tolentino come le mie tasche, era diventato il mio spazio vitale. Io amo recitare, fare ruoli più o meno diversi da me, essere nella mente e nei panni di un altro che non sono io, almeno in percentuale, poi qualcosa di mio e della mia cultura c’è sempre, ovvio.

Che cosa consiglia ad un giovane che vuole intraprendere il “mestiere” dell’attore?

Consiglio assolutamente di studiare tanto e tutt’e tre le discipline, quanto meno. Inoltre, ai giovani, suggerisco di andare all’estero dove la meritocrazia ha ancora un senso e un valore. All’estero, e io ci ho lavorato per 5 anni, il ruolo per cui fai il provino, se lo meriti, è tuo mentre in Italia quasi mai, sono già impegnati! Poi, per ragioni personali, sono dovuto rientrare… un po’ me ne pento, ma è la vita…

Comunque, ragazzi e ragazze, studiate e poi scappate all’estero anzi, se potete permettervelo, e non dico solo economicamente ma anche per la vostra forza di carattere, andate anche a studiare all’estero. Inoltre, mi permetto di dire una cosa spesso sottovalutata: la cosa più importante, in questo mestiere, è il carattere. Solo il talento non basta, bisogna avere il carattere giusto. Il talento e il carattere sono due grandi demoni da combattere, domare e/o assecondare durante la formazione. E’ un bellissimo mestiere ma ha un costo molto alto, e non parlo solo di soldi.

Quali i suoi prossimi impegni lavorativi?

In questo periodo fra il set, l’insegnamento e i miei testi rappresentati in diverse parti d’Italia, posso ritenermi molto fortunato. Dico solo che ci sono buone cose che mi aspettano tipo uscite di film, etc… ma, per scaramanzia, preferirei non dire di più. Se vorrai ne riparleremo a tempo dovuto, grazie.

Quali sono gli altri suoi interessi oltre la recitazione?

Ho tantissimi interessi ma sono tutti collegati alla recitazione come le mie attività di insegnante e di autore di testi teatrali pubblicati nelle due raccolte di atti unici Teatro Contemporaneo e Teatro Contemporaneo II. Adoro insegnare recitazione e interpretazione canora perché sono due materie che mi fanno vibrare. Penso sia una cosa bellissima poter dar vita alle parole e, nello stesso tempo, mi dà una grande soddisfazione anche aiutare qualcun altro nel riuscire in questo compito. Non entro in competizione e non soffro di gelosia quando incontro un talento ben oltre il mio ma resto solo appagato e felice per aver avuto la fortuna di conoscerlo. La scrittura, invece, mi permette di spaziare in luoghi, situazioni, atmosfere, emozioni e quant’altro che io non potrò mai recitare in prima persona. I personaggi che creo vivono in me mentre io vivo in loro. Quando scrivo non vado a dormire fino a che non sono sfinito, altrimenti mi perdo le battute che loro “urlano” nella mia mente. I personaggi vogliono essere ascoltati e, se li sottovaluto, difficilmente si ripetono dicendomi le stesse cose. Scrivere mi crea intorno una grande solitudine che riesco ad accettare solo quando ho da comunicare qualcosa di veramente necessario.

Mi piace fare tantissime cose e, per chi fosse curioso, può sempre visitare il mio sito www.fabrizioromagnoli.it  che è aggiornatissimo e che curo in prima persona rispondendo sempre a chi mi scrive.

Grazie per la gentile intervista e buon lavoro.

Caro Giovanni, la ringrazio per questa bella intervista e, nel salutarla, colgo l’occasione per salutare anche i lettori che mi seguono. Ciao e a presto, Fabrizio.

                                                                                       Giovanni Moschella

 

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