A COLLOQUIO CON GERARDO PEPE di Giovanni Moschella

Ci parli dei suoi studi e della sua formazione.

Ho conseguito la laurea presso la Facoltà di Lettere di Salerno in Editoria e Pubblicistica con il massimo dei voti, la mia tesi è stata una ricerca sulla Letteratura e la disabilità, hanno contribuito anche Dacia Maraini, Sandro Veronesi, Paolo Giordano e Cesare De Marchi.

Da diversi anni organizza il Premio Kriterion, quale l’obiettivo.

Lo scopo del premio consiste non soltanto nell’intento divulgativo della poesia, della prosa e delle arti figurative ma nel superamento dei pregiudizi che vogliono creare discriminazione ed intolleranza. Vuole far conoscere, inoltre, le potenzialità delle persone Down.

Il suo ultimo libro si intitola “Francesco è pronto”, di che cosa tratta.

Per molto tempo la comunità scientifica, in base alle conoscenze del momento, ha segnato i confini dell’esistenza delle persone con sindrome di Down. Molto tempo fa si consigliava ai genitori di tenere questo figlio sfortunato in casa, tanto non sarebbe sopravvissuto più di una decina d’anni, poi nelle scuole sono arrivate le classi differenziate, poi i confini si sono allargati, ora possono lavorare, avere una vita sentimentale, ma c’è sempre la tentazione di tracciare un perimetro, magari più ampio, ma pur sempre circoscritto, entro cui far muovere le persone Down.

Invece Francesco è pronto e vuole sposare Tina Turner vuole superare questo concetto.

Pur consapevoli dei propri limiti il protagonista preferisce scoprirli da sé piuttosto che farseli imporre dagli altri. Attraverso la vita e i suoi dolori come tutti e cerca una soluzione personale, non confezionata a priori, una ricerca assoluta di autonomia non solo quella di movimento, ma soprattutto di pensiero. Decidere da solo cosa è meglio per sé e non demandare a nessun altro questo compito. Esigere rispetto senza nessuna abdicazione, soprattutto verso i genitori, che non hanno il compito di proteggere il figlio ma di renderlo libero e consapevole della propria esistenza.

E’ autore anche di poesie, dove riesce ad esprimere al meglio le sue emozioni.

Mi accosto alla poesia con molto rispetto, mentre mi muovo con più sicurezza nella prosa. Le emozioni spero di trasmetterle nei lettori in entrambi i generi, ma sono due mondi molto diversi e anche le emozioni che ne scaturiscono sono diverse.

Molti sono coloro che scrivono, però si legge poco, che cosa ne pensa.

E’ un grosso problema che forse nasce tra i banchi di scuola. Leggere è considerato una fatica, un dovere e raramente un piacere. Inoltre la lettura, rispetto alla visione di un film, esige uno sforzo maggiore di immaginazione e decodifica, ma è proprio questo sforzo che ci migliora, mentre la passiva visione dei programmi televisivi ci impigrisce nel migliore dei casi. Si corre dal comico di turno che spara battute volgari mentre se arriva uno scrittore ci saranno al massimo venti persone. Capisco che la gente vuole distrarsi, ma secondo me leggere un buon libro è un modo  per divertirsi con intelligenza.

Com’è cambiata la società con l’avvento dei social networks.

Credo che è impossibile fermare i cambiamenti in atto, la società si evolve molto in fretta, io non giudico negativamente i social networks, dipende dall’utilizzo che se ne fa. Ogni mezzo può migliorare la vita delle persone, ma non bisogna superare certi limiti.

Quali sono gli altri suoi interessi oltre la scrittura.

Studio e approfondisco argomenti di mio interesse, inoltre dedico sempre molto tempo all’Associazione Italiana Persone Down sez. di Avellino.

Grazie per la gentile intervista e buon lavoro.

                                                                                               Giovanni Moschella

 

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