A Spoleto grande partecipazione al Giorno del Ricordo

Sala gremita, ieri pomeriggio a Palazzo Mauri, per la conferenza “Dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe”, organizzato dal Comune di Spoleto in occasione del Giorno del Ricordo

Un incontro per ripercorrere e tornare a raccontare “l’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopo guerra”, per rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e delle vittime delle foibe.

Dobbiamo tutti lottare contro l’oblio, contro il rischio di dimenticare – sono state le parole dell’assessore alla cultura Ada Urbani in apertura di conferenza – Un impegno che va portato avanti con serietà, soprattutto per rendere consapevoli le giovani generazioni. L’oblio è un nemico che non rastrella e non spara, ma è altrettanto pericoloso”.

Oggi c’è una verità storica, rispetto alla quale è giusto continuare ad interrogarsi e a riflettere – ha dichiarato il Sindaco Umberto de Augustinis– La storia ci insegna che queste vendette non portano da nessuna parte: la Jugoslavia ha fatto una fine tragica, dopo una guerra civile tremenda ed il ritorno dei nazionalismi. Oggi parliamo di vicende terribili e violente, che hanno costretto alla fuga centinaia di migliaia di italiani che vivevano in Istria. Una pagina sicuramente nera della storia – ha aggiunto il Sindaco de Augustinis – ed è per questo che dobbiamo tutti fare attenzione, affinché questa follia non torni di nuovo a segnare la storia dell’uomo, né sotto forma di nazionalismi, né sotto forma di nuovi razzismi: niente di tutto ciò può permette ai paesi di progredire”.

Dopo l’intervento del giornalista Marco Brunacci, già caporedattore del Messaggero Umbria, che ha sottolineato l’importanza delle istituzioni europee “nate soprattutto per evitare il ripetersi di tragedie come queste”, è stata la volta di Franco Papetti, dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia:”Sono nato a Fiume e costretto a fuggire dall’Istria, con la mia famiglia, all’età di due anni. Questo destino ha accomunato migliaia di italiani tanto che, tra il 1945 e il 1947, città come Pola, Parenzo, Zara e molte altre sono state praticamente abbandonate da oltre il 90% della popolazione, costrette a fuggire e ad abbandonare le proprie case per salvarsi dalla violenza e dalla brutalità dell’esercito jugoslavo. Oggi a Zara esiste una comunità italiana che composta da non più di cento persone, mentre a Fertilia, vicino ad Alghero, c’è una comunità di esuli istriani e dalmati trapiantati in Sardegna nel secondo dopo guerra”. “Una pagina di storia da non dimenticare – ha concluso Papetti – che oggi finalmente fa parte della nostra storia nazionale“.

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