Amy Beach. Intervista a Roberto Roganti di Maria Teresa De Donato
Salve amici, oggi incontriamo di nuovo l’amico e collega Autore e Blogger e, dovrei aggiungere, appassionato cultore della Musica Classica e non solo, Roberto Roganti. Con Roberto abbiamo, sino ad ora, considerato un numero notevole di compositori classici e invito voi tutti a seguire la nostra Rubrica Il Mese Classico per farvi un’idea del patrimonio musicale e culturale che l’Umanità intera ha ereditato proprio grazie a questi uomini e donne, dotati di un indiscusso grande talento, e alla preparazione e competenza che ha maturato negli anni lo stesso Roberto in questo ambito.
Detto questo, auguro a voi tutti una buona lettura e, soprattutto, un buon ascolto!
RR: Grazie Maria Teresa per le tue parole e per il tuo e vostro apprezzamento. È una grande gioia e un grande onore per me condividere la mia conoscenza con te e con il nostro pubblico di lettori (e ascoltatori).
MTDD: Grazie a te, Roberto, per partecipare regolarmente a questa Rubrica e per tutte le dettagliate informazioni che ci provvedi. È un immenso piacere anche per me e un’opportunità per continuare ad arricchirmi culturalmente imparando cose nuove e spero che questa attitudine sia condivisa da coloro che ci seguono o seguiranno.
Chi ci presenti oggi?
RR: Oggi vorrei presentarvi Amy Marcy Cheney Beach, una pianista e compositrice, che fu la prima donna americana a scrivere una sinfonia dal titolo Sinfonia Gaelica.
MTDD: Benissimo. Cosa puoi dirci della sua vita e della sua attività e produzione come compositrice?
RR: Sua madre era pianista e notò da subito il grandissimo talento della figlia, ma disapprovava; sin dall’età di due anni Amy conosceva la scrittura musicale ed era in grado di improvvisare; a quattro anni compose il primo brano e a sette si esibì in pubblico, eseguendo brani di Handel, Beethoven, Chopin e composizioni proprie. La madre però continuava a ostacolare il prodigio, impedendo ad Amy di utilizzare il pianoforte; lei era così costretta a suonare le sue piccole composizioni su una tastiera immaginaria.
MTDD: Non solo dimostrò, quindi, sin dalla più tenera età di essere un vero e proprio ‘Enfant Prodige’, ma anche di avere un carattere forte e determinato.
RR: Infatti! Quando aveva otto anni la famiglia si trasferì a Boston; Amy iniziò a prendere lezioni di pianoforte, armonia, contrappunto e composizione; a sedici anni debuttò come pianista solista con la Boston Symphony Orchestra.
Ma la sua vita cambiò direzione all’età di diciotto anni, quando si sposò con il noto fisico Henry Harris Aubrey Beach (le cui iniziali H.H.A. Beach diedero il nome a molte composizioni di Amy), più anziano di lei di venticinque anni, che la convinse a dedicarsi alla composizione, abbandonando così la carriera solistica, eccetto che per occasioni a scopo benefico o per presentare i suoi nuovi lavori.
MTDD: Cosa caratterizzò il suo stile e la sua produzione musicale?
RR: Amy Cheney Beach compose una messa, una sinfonia, un’opera, concerti, sonate, musica corale e sacra, scrisse tante poesie, che musicò assieme a quelle scritte dal marito.
Di spirito profondamente romantico, il suo stile compositivo era ricco di creatività melodica e inattese sovrapposizioni ritmiche, al punto da richiamare talvolta le sonorità di Brahms e Rachmaninoff, ma anche armonie esotiche e tonalità che corrispondevano, nella sua poetica, a dei colori precisi (il mi era il giallo, il sol il rosso).
Alla morte del marito Amy riprese a esibirsi in concerto fino agli ultimi anni di vita, trascorsi in uno stato di salute inferma nel proprio appartamento di New York, dove morì per un attacco di cuore.
MTDD: Grazie Roberto per averci presentato questa compositrice. Capita raramente – almeno questa è la mia percezione – di imbattersi in donne che compongono musica, quindi sono molto felice che tu ci abbia presentato proprio Amy Marcy Cheney Beach.
Come al solito ti aspetto nel prossimo futuro per conoscere un altro compositore o un’altra compositrice.
RR: Grazie a te, Maria Teresa, per l’invito. Ci vediamo presto allora!
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