Avellino, mercato settimanale caput! Poi non diamo la colpa a internet

Stiamo assistendo all’impoverimento della tradizione legata al piccolo commercio individuale, a discapito della grande distribuzione. Ma non sempre è l’acquirente a decidere e non diamo tutta la colpa ad internet.

Normalmente, a indirizzare le scelte delle persone in fatto di acquisti quotidiani sono molteplici fattori tra i quali la disponibilità, la qualità e il costo dei generi di consumo e la raggiungibilità del luogo in cui effettuare l’acquisto e pesa molto anche il fatto che il luogo sia dotato o meno di parcheggio.

Oggi ai supermercati e agli store monotematici si affiancano sempre più diffusamente i centri commerciali che sorgono di solito in zone decentrate ma bel servite per chi si sposta in automobile; una fetta di consumatori si serve esclusivamente o prevalentemente in questi luoghi dove è possibile trovare dagli alimenti ai negozi specializzati in diverse categorie merceologiche, le più disparate. Questi centri sono spesso felicemente dotati di ristorazione e di attrattive ludiche per i bambini per il gaudio delle famiglie.

Il market di quartiere ha quasi ovunque sostituito le botteghe di un tempo, ma permette di procurarsi velocemente il necessario senza prendere la macchina.

Poi ci sono i mercati rionali o cittadini settimanali, ma avranno vita breve, perché, fatta salva la solida tradizione di molte città del centro-nord e di alcune città del sud, dove questi sono opportunamente alloggiati in strutture coperte e stabili di proprietà del comune o in aree assegnate a questo esclusivo uso, nel resto d’Italia la piazza era il luogo ideale per tuffarsi nella colorata e festante baraonda di questi bazar montati nelle primissime ore della mattina dagli esercenti ambulanti. Un giorno in un paese, il successivo in un altro, per tutta la settimana questi negozi aprono e chiudono in un furgone, un tempo in un carro trainati da muli o da buoi,  tutte le mercanzie per riaprire sempre per un pubblico diverso. Frutta, verdura, pesce, oggetti agricoli, abiti, stoffe e casalinghi sono gli argomenti portati dai mercanti di piazza, su cui gli acquirenti discutono, combattendo sul prezzo di ogni capo. L’atmosfera che si vive in un mercato settimanale non può essere replicata in un altro contesto. Ogni acquisto è una conquista che accresce l’amor proprio e incrementa i rapporti personali. Insomma, una tradizione che non va sottovalutata in un tempo come questo in cui la mediazione sempre più smart limita già molto il calore della transazione.

Eppure la sensazione che si voglia cancellare i mercati la averto. E forse questa volontà si esprime proprio nel mettere in difficoltà i commercianti facendoli sentire fuori luogo, sopportati dalle amministrazioni.

Sfogandosi con me, un espositore  mi ha raccontato l’odissea che lui e i suoi colleghi stanno vivendo da alcuni mesi riguardo il mercato settimanale di Avellino. Una nuova collocazione, decisa dal Comune, richiede l’adeguamento dell’area scelta in sostituzione di quella occupata da decenni due volte alla settimana nel grande piazzale adiacente allo Stadio Comunale. In attesa che i lavori vengano terminati, anziché lasciare in uso l’area storica ai commercianti, il Comune ha deciso di trasferire lì lo stazionamento di alcuni bus diretti in provincia, poiché l’autostazione, per una serie di eventi vergognosi che si sono susseguiti negli anni, non è stata mai terminata e gli autobus occupavano finora una piazza centrale, con grandi lamentele da parte dei cittadini a causa dello smog. Fatto sta che il mercato settimanale è stato sospeso a tempo indeterminato. Il mercante mi ha raccontato, ancora, che il Comune esige pagamenti arretrati relativi alla tassa sui rifiuti, il cui versamento era stato sospeso, pare per una vertenza con i sindacati, e che un consistente aumento di tariffa sia stato in più applicato in modo retroattivo e indiscriminato rispetto alle categorie merceologiche. Tutto questo avrebbe ulteriormente suscitato l’opposizione dei contribuenti che sono anche ricorsi al Tar. Ma queste sono storie che l’ambulante e i suoi colleghi vivono in misure diverse anche negli altri luoghi del loro peregrinare.

In modo molto semplificato, per chi non è addentrato nella politica cittadina, questo è il quadro di una situazione che ha privato da un giorno all’altro la città del suo mercato. Niente più incontri, niente più trattative sul prezzo, niente più stracci da valutare o chiacchiere da scambiare con i testimoni di questo mondo che cambia perdendo pezzi di umanità per la strada.

E non è tutta colpa di internet!

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.