Bach e Mozart: universi a confronto per il concerto di David Fray con l’Orchestra Cherubini

Al Teatro Olimpico domenica 19 giugno il concerto per la Città della Speranza con una dedica particolare ai sanitari dell’Azienda Ulss8 Berica

Bach e Mozart. Sono questi gli autori scelti da David Fray per il concerto che lo vedrà protagonista assoluto domenica 19 giugno alle 20.45 al Teatro Olimpico di Vicenza. Il pianista francese si esibirà anche in veste di direttore d’orchestra, e non dal podio ma sedendo alla tastiera guiderà l’Orchestra Cherubini, la prestigiosa compagine giovanile fondata da Riccardo Muti.

Promosso dal Rotary Club Vicenza, dall’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza, dalla Fondazione Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, e organizzato da Giorgio Pavan, il concerto offerto alla città – l’ingresso è libero con offerta responsabile – è dedicato ai sanitari dell’Azienda Ulss8 Berica e sarà l’occasione per una raccolta fondi per la Fondazione Città della Speranza. Un appuntamento reso possibile grazie al sostegno di Agsm Aim, del Rotary Club di Vicenza e della Banca del Veneto Centrale.

Il concerto è stato presentato nell’Odeo del Teatro Olimpico dall’assessore alla cultura Simona Siotto, dal presidente del Rotary Club Vicenza Andrea Piccioli e dal presidente eletto Florindo Cracco, da Antonio de Rosa e Giorgio Pavan per l’Orchestra Cherubini, dal presidente onorario della Fondazione Città della Speranza Giovanni Franco Masello e dal direttore dei servizi socio sanitari dell’Ulss8 Berica Achille Di Falco.

“Il nostro Teatro Olimpico ospiterà un’iniziativa, dedicata ai sanitari dell’Azienda Ulss8 Berica che tanto si sono spesi durante la pandemia, in cui la grande musica consentirà di promuovere una raccolta fondi a fini benefici –ha dichairato l’assessore alla cultura Simona Siotto -. La musica di Bach e Mozart sarà eseguita per l’occasione da una prestigiosa orchestra composta da giovani talenti, l’Orchestra Cherubini fondata da Riccardo Muti. Un’occasione imperdibile per la molteplicità di significati e di emozioni che un concerto come questo potrà trasmettere. L’idea poi di non prevedere un biglietto, ma di chiedere un’offerta che sarà devoluta alla Città della Speranza, che cura i bambini affetti da malattie che ne mettono a rischio la vita, ci ha spinti fin dall’inizio a sostenere questa iniziativa. Ringrazio, quindi, tutti coloro che sono coinvolti e gli spettatori che decideranno di cogliere un’importante occasione che ci farà sentire tutti ancora di più parte di una grande comunità, fatta di persone e di talenti dal cuore grande”.

“Un concerto nel magnifico Teatro Olimpico di Vicenza, spazio unico al mondo che ha attraversato da protagonista secoli di storia musicale del nostro Paese, è un sogno che si realizza – ha sottolineato Antonio De Rosa, coordinatore dell’Orchestra – Un sogno che per i Cherubini si libra sulle ali di Bach e Mozart, le cui pagine saranno un vero e proprio dono per il pubblico di questa serata, resa ancor più memorabile dagli scopi che l’hanno generata. Desideriamo pertanto ringraziare il Comune di Vicenza, il Rotary Club e tutti gli sponsor per questa preziosa opportunità, grazie alla quale la musica è, una volta ancora, un atto etico oltre che estetico.”

Bach e Mozart. Personalità e biografie lontanissime, universi conchiusi in se stessi, in quanto capaci in ogni pagina di toccare vertici artistici assoluti e inarrivabili. Eppure legati dal filo sottile del tempo: le rigorose trascrizioni per tastiera di Bach sono destinate ai figli, Johann Christian e Carl Philipp Emanuel, a loro volta protagonisti di quella sensibilità che Mozart trasfigurerà nella profondità drammatica e nella disarmante tinta fatale dei suoi concerti viennesi, tra cui il KV 491. Certo, non c’è interprete che non si senta attratto dalla grandezza delle loro composizioni e che, al tempo stesso, non senta la grande responsabilità di avvicinarle. Ma si tratta di una sfida a cui il pianista francese, avvezzo alle più prestigiose sale da concerto e alle collaborazioni con grandi orchestre internazionali, non si è mai sottratto, con acume e determinazione fin dagli esordi della carriera, e che nella sua ultima incisione lo ha portato ad approdare al mistero assoluto delle Variazioni Goldberg (2021, Warner Classics).

Autori con cui Fray continua dunque a misurarsi, in una serata che si aprirà con due Concerti per pianoforte e archi di Bach: prima quello in re minore BWV 1052, poi quello in la maggiore BWV 1055. Opere che, come tutti i sette Concerti per clavicembalo (BWV 1052-1059, che ci sono pervenuti in un manoscritto autografo oggi a Berlino e databile al 1738 o al 1739) sono ritenuti rielaborazioni di concerti originariamente concepiti per altri strumenti e composti da Bach negli anni di Weimar (1708-1717) o di Cöthen (1718-1723). In ogni caso, per nessuno dei due concerti in programma si può contare sulla versione originale: se per il Concerto in re minore BWV 1052, sulla base della configurazione della linea solistica, si può ipotizzare la derivazione da un concerto per violino andato perduto, per quello in la maggiore BWV 1055 l’ipotesi più accreditata è che si tratti di una trascrizione da un concerto, anch’esso perduto, per oboe d’amore o per viola d’amore. Costruito intorno a un registro espressivo severo, scuro e introspettivo il primo, più leggero e vivace, quasi “galante” il secondo, in entrambi spira l’eco di Vivaldi dal quale Bach inizia ad assimilare il modello del concerto italiano fin dagli anni di Weimar, e non solo per l’articolazione in tre movimenti, ma per la vigoria ritmica dei ritornelli, che comunque viene immersa e sfumata in un discorso dall’inconfondibile trama contrappuntistica, appunto “bachiana”.

Di Mozart, invece, David Fray ha scelto di interpretare e dirigere il Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 in do minore KV 491. Eseguito per la prima volta dallo stesso compositore nell’aprile del 1786 al Burgtheater di Vienna, culmine del “racconto” pianistico che il compositore aveva intrapreso con una vera e propria serie di concerti dall’arrivo due anni prima nella capitale austriaca. Insieme al KV 466, è l’unico in tonalità minore, ma è anche quello che prevede l’organico orchestrale più ampio (oltre agli archi, flauto, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni, due trombe e timpani). E forse è anche il più sorprendente: tragico e fatale, demoniaco forse, raffinato e ammaliante nel Larghetto centrale, testimone di una battaglia interiore che non può risolversi se non nella intraducibile tensione del gesto musicale.

Ingresso libero con offerta responsabile che sarà devoluta alla Fondazione Città della Speranza.

Informazioni e prenotazioni: pavan@orchestracherubini.it, 3456617087

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