Bipolari in diretta di Chiara Vergani. Intervista all’autrice
Da poco è uscito l’ultimo libro di Chiara Vergani, Bipolari in diretta, pedagoga e criminologa, autrice di diverse pubblicazioni che toccano argomenti delicati, con la capacità di comunicare in modo semplice questioni complesse che riguardano la nostra società, il mondo della formazione e dell’educazione delle giovani generazioni. Collabora con il nostro giornale da anni, curando la rubrica Giovani e società: l’esperta risponde, alla quale da un po’ di tempo ha affiancato una serie di interessanti articoli di criminologia. Il Bipolarismo in questa pubblicazione viene trattato dal punto di vista dei pazienti e così abbiamo rivolto alcune domande a Chiara per saperne di più.
Chiara, hai trattato già l’argomento del bipolarismo in altre pubblicazioni. Questo nuovo libro, Bipolari in diretta, nasce dal riscontro avuto nel tempo o da una nuova esigenza divulgativa?
In realtà da entrambe le istanze, il mio precedente libro Bipolari in bilico ha avuto molto successo e ciò mi ha orientata a comporre un secondo testo in cui ci sono nuove testimonianze di persone affette dal disturbo Bipolare; ho inoltre analizzato gli ultimi studi internazionali e la parte legislativa rispetto ai disturbi mentali. Il disturbo Bipolare influisce sugli aspetti comportamentali, relazionali, sociali e affettivi di una persona e determina difficoltà nel confronto e nel rapporto con il prossimo, a cui consegue una sofferenza personale. La complessità in materia di patologia mentale ha favorito nel tempo l’insorgere di diversi pregiudizi e stereotipi nell’opinione pubblica. Negli ultimi tempi si è evidenziato un incremento dell’interesse e si è implementata la fiducia verso la psicologia e la psichiatria. Si nota dunque il bisogno di approfondimento scientifico e un atteggiamento critico rispetto alle disamine e narrazioni troppo superficiali che si rincorrono sui social media, in alcune trasmissioni televisive, sulla stampa. Si calcola che circa il 50% delle persone, nel corso della vita soffra di un disturbo mentale, con sintomi da lievi a gravi, ma solo il 20% circa di esse ricorra a un clinico. Gli specialisti per redigere la diagnosi osservano la gravità e la frequenza dei sintomi e la loro ricaduta sulla qualità di vita. Le cause delle malattie mentali vanno ricercate in generale in una analisi di tipo multifattoriale che riguarda sia elementi genetici che biologici, psicologici e ambientali. Gli studiosi ritengono che la matrice preponderante sia quella genetica, come evidenziato da diverse ricerche scientifiche. Le malattie mentali si sviluppano negli individui con un patrimonio genetico che li rende predisposti a esse, tale vulnerabilità poi va a intersecarsi con eventi particolarmente dolorosi che possono accadere nel corso della vita. Individuare la giusta terapia per ogni persona con disturbo mentale è tuttora complesso a causa dell’eterogeneità dei casi che richiede una differenziazione in base alla situazione. Riconoscere i segnali di una patologia mentale non è semplice, né tantomeno lo è l’accettazione per una persona di avere bisogno di un intervento psicologico e/o psichiatrico. Il percorso per la ricerca di aiuto clinico è lungo nel caso un paziente lo chieda presso gli enti locali preposti se non è in grado di accollarsi il costo della terapia presso specialisti privati.
Il libro è corredato da testimonianze, che lo rendono particolarmente interessante per chi conosce poco questo tema, ma anche per chi ne è entrato, suo malgrado, in contatto. Come hai fatto a convincere persone con questa patologia a condividere con i tuoi lettori i loro problemi?
Penso che molti pazienti sentano il bisogno di essere aiutati, capiti, sostenuti. Alcuni di loro hanno accettato di far parte di questa mia divulgazione scientifica con le loro testimonianze per essere di ausilio alla ricerca e per rappresentare un confronto con chi soffre o con i loro famigliari, hanno disquisito sul tipo di terapia che seguono, su come si sentono a livello psicologico, quali problemi vivono quotidianamente sia nella loro vita personale che professionale. Le testimonianze di pazienti aiutano a umanizzare il disturbo, le storie personali offrono un volto umano su una condizione che può sembrare astratta o distante. Leggere esperienze dirette permette al lettore di capire che il disturbo bipolare non è solo una diagnosi medica, ma qualcosa che influenza profondamente la vita quotidiana delle persone. Le testimonianze aumentano la consapevolezza, mettono in luce la varietà dei sintomi e delle esperienze legate al disturbo. Ogni persona vive il disturbo bipolare in modo diverso, e le testimonianze permettono di mostrare questa diversità, andando oltre le definizioni cliniche. Per chi soffre di disturbo bipolare, leggere esperienze simili può essere rassicurante. Le testimonianze mostrano che non sono soli nella loro battaglia, che altre persone hanno affrontato le stesse sfide e, spesso, sono riuscite a trovare strategie per gestire la loro condizione. Il disturbo bipolare, come molte altre malattie mentali, è spesso oggetto di stigmatizzazione. Le testimonianze personali sono di ausilio per sfatare miti e pregiudizi, offrendo un’immagine più complessa e veritiera di ciò che significa convivere con il disturbo e possono anche essere preziose per le persone vicine a chi soffre, aiutandole a comprendere meglio le sfide e a porgere un supporto più informato ed empatico. Le storie di persone che sono riuscite a trovare un equilibrio o a vivere una vita soddisfacente nonostante il disturbo, donano speranza a chi sta lottando con la malattia, mostrando che è possibile gestire il disturbo con successo.
Il libro Bipolari in diretta è uscito a settembre, quindi il tempo è breve per avere avuto sufficienti riscontri, immagino, ma le impressioni che ti hanno comunicato i tuoi lettori in che verso portano?
I lettori mi stanno comunicando apprezzamento per Bipolari in diretta, molti aspettavano da tempo questa pubblicazione. Nei commenti mi scrivono che trovano veritiero il mio testo, niente di artefatto, piuttosto un confronto diretto con la quotidianità che anche alcuni di loro vivono. Esprimono interesse per le possibili cause del disturbo e per le terapie mirate, dicono spesso di non sentirsi compresi a livello sociale e sanitario, a volte si vedono costretti ad abbandonare carriere promettenti, non si sentono accettati nella sfera lavorativa. Ritengo che con le giuste cure ogni paziente possa ritrovare l’equilibrio per procedere nella propria vita. Reputo necessaria una diagnosi preventiva al fine di supportare al meglio i soggetti con disturbo Bipolare per favorire un miglioramento della qualità dell’esistenza.
Le tematiche di cui ti occupi anche per il nostro giornale, in particolare quelle che coinvolgono i giovani, rivelano un mondo pieno di problemi ma anche di soluzioni. Sono quelle che ogni volta tu condividi con i nostri lettori, frutto di esperienza e di studio nel campo della pedagogia. Ma un’altra Chiara è criminologa. Come colloquiano queste specializzazioni, a cui dedichiamo grazie alla tua collaborazione interessanti focus a settimane alternate?
Le specializzazioni caratterizzano la mia personalità sia umanistica che scientifica. Avere una competenza scientifica significa aver approfondito lo studio di scienze esatte mediante una formazione che si concentra sull’acquisizione di conoscenze fondate su leggi, principi e teorie scientifiche verificabili tramite esperimenti e analisi empiriche. In tal senso ho sviluppato un approccio metodico e analitico alla risoluzione di problemi. Dall’altra parte, una specializzazione umanistica implica uno studio approfondito delle discipline legate alle scienze umane, pertanto ho potenziato una maggiore capacità critica, interpretativa e creativa, con un approccio più qualitativo e riflessivo, poiché queste discipline esplorano il significato, i valori e l’esperienza umana attraverso una prospettiva storica, culturale ed etica. Entrambe le specializzazioni sviluppano capacità diverse, ma complementari.
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