#Break dance, intervista a Gianluca Avella

Gianluca Avella è un giovane avellinese che ama e pratica Break dance. Occasionalmente, durante gli eventi organizzati in città, lo si può vedere esibirsi in strada accompagnato dal suo amico batterista Ciro Roca e meravigliare il pubblico con le sue acrobazie e i suoi movimenti sincronizzati nonché per il suo atletismo e la forma fisica. Personalmente ho potuto assistere anche a diverse sue esibizioni in teatro nel corso del saggio di fine anno organizzato dalla palestra Rouge Gris di Avellino, tenuto dalle allieve di danza ritmica e artistica per la direzione tecnica di Barbara Battista.

Incuriosita ho proposto a Gianluca un’intervista per i lettori di wwwitalia.eu che potranno leggere di seguito.

Quanti anni hai e cosa fai nella vita?

Ho 26 anni, studio all’Accademia delle belle Arti di Napoli e sto terminando il biennio di studi. Ho seguito i miei interessi artistici, mi è sempre piaciuto disegnare sin da piccolo.

Hai mai praticato discipline sportive oltre la Break dance?

Prima di fare Breaking ho praticato da ragazzo calcio, nuoto e, durante le scuole medie, taekwondo per tre anni.

Gli sport che hai praticato prima della Break ti hanno aiutato nello sviluppo del corpo e dei movimenti?

Non moltissimo ma hanno costituito una base per il metodo di allenamento.

Qual è il tuo percorso verso la Break dance?

Pratico Break dance da quando avevo quindici anni ma già durante le scuole medie, quando ancora frequentavo taekwondo, un giorno vidi un folto gruppo di ragazzi che, sotto il porticato di un palazzo di Avellino, ballavano e mi sono così avvicinato pian piano. Il pomeriggio stavo con loro e alla fine ho smesso il taekwondo e ho deciso di seguire la Break.

Questi ragazzi, in effetti, si allenavano in strada o in palestra o seguivano un corso?

Principalmente in strada però, qualche volta, utilizzavano una palestra nella quale c’era anche un istruttore che dava loro qualche lezione.

Così li hai visti, ti è piaciuto ed hai iniziato a seguirli.

Si, io ho iniziato con Lorenzo Urciuoli mentre gli altri ragazzi iniziarono a lasciare per cui ci allenavamo da soli.

Come mai lasciavano?

Break dance non sfocia in qualcosa. Non è come, ad esempio, la squadra di calcio che può costituire un punto di arrivo e, contemporaneamente,  un trampolino di lancio; è soprattutto imparare da soli e dipende molto anche dalla città in cui si vive. Qui ad Avellino non è molto seguita per cui è necessario spostarsi almeno a Napoli, se non a Roma, con l’aggravio dei costi.

Quindi, se ho capito bene, non c’è una scuola di Break dance?

Si, in alcune città ci sono insegnanti. La maggior parte delle scuole sono di Hip e Hop mentre alla Break dance non si dà molta importanza dal punto di vista dell’insegnamento proprio perché è vista come un’attività di strada anche se negli ultimi anni si stanno sviluppando corsi.

Quante ore al giorno ti alleni e in che modo la pratichi?

Dipende dal periodo perché quando ho più tempo o devo preparare una gara faccio tre ore e due ore alternando i giorni tutti i giorni, eccetto la domenica che riposo. Mi alleno da solo o con due amici, in strada o in palestra (presso la Rouge Gris e Officina di Avellino) se mi mettono a disposizione una sala per evitare il freddo.

Hai parlato di gara, quindi svolgete delle competizioni?

Si, ho partecipato a diverse gare internazionali sia in Italia che all’estero.

In che cosa consistono le gare?

In esibizioni, per lo più “entrate”, al cospetto di tre giudici. Nelle gare ci sono una o più categorie: uno contro uno per gli under 21 e senza limiti di età, le kid battle fino a 11 anni e le crew vs crew che sono squadre di cinque contro cinque.

In base a che cosa siete giudicati?

In base all’esecuzione, alla fluidità dell’entrata e del passo, al movimento che si esegue e alla coordinazione. Ci sono quattro elementi fondamentali nella danza: il top rock o passi all’impiedi, i foot work cioè i passi a terra, le acrobazie o power move e la freeze che è un movimento bloccato. Nelle esecuzioni non c’è obbligatorietà di eseguire tutti i movimenti perché si è liberi, dipende dallo stile personale. Molto dipende, ad esempio, dagli Stati di provenienza.

Queste competizioni a cosa portano?

Si vincono i preliminari per le gare più importanti nelle grandi città o all’estero e qualche volta premi in denaro.

Ti esibisci in qualche luogo?

Diciamo che organizziamo esibizioni quando vi sono delle occasioni anche a Napoli e Benevento, dove ho molti amici che mi chiamano oppure con il mio amico batterista Ciro Roca con cui ci siamo organizzati per fare esibizioni in strada anche ad Avellino. Sono stato anche a Sorrento con la mia crew, la  supreme legion, dato che faccio parte di una crew di Napoli. Spesso mi fermo lì dopo l’Università e vado ad allenarmi con loro.

Perché balli?

Ballo perché mi piace e, indipendentemente dalla gare, mi piace farlo per me stesso.

L’ultima volta che ti ho visto hai ballato accompagnato, appunto, dal tuo amico batterista Ciro Roca. È stata un’esibizione che, ancora di più, ha messo in luce la coordinazione e la prontezza dei movimenti. In particolare, non si poteva far a meno di notare lo straordinario sincronismo tra i tuoi passi e i toni della batteria. Io l’ho trovato affascinante e difficilissimo nonché perfetto nella coordinazione tra tempi musicali e passi ballati. Raccontaci qualcosa.

Con Ciro ci conosciamo da sempre per cui tra noi c’è grande affinità. Dato che avevamo poco tempo per la preparazione, perché lui studia al Conservatorio e io a Napoli, ci siamo allenati nei tempi che riuscivamo a racimolare e abbiamo chiesto la cortesia a Christian Andreottola della palestra Officina di darci una sala. Invece di seguire una strada più acrobatica e più fredda in cui non ci sarebbe stata molta empatia tra il pubblico e noi, abbiamo deciso che ogni  mio movimento dovesse seguire un movimento in batteria, quindi dovevamo essere sincronizzati per cercare di piacere di più al pubblico. Per l’accompagnamento, invece, poiché noi a volte ci alleniamo anche solo per divertimento in strada la musica dal vivo fa sempre più piacere.

Quindi Ciro, viaggia con batteria al seguito?

Sempre.

Come viene scelta la musica che ti accompagna?

Noi abbiamo i Break beat, che sono dei tempi scanditi che il ballerino riesce a seguire. Ovviamente più si aumenta la velocità e più difficile è prendere i tempi, comunque piace sempre a chi assiste che il batterista suoni e il ballerino segue contemporaneamente il tempo per poi finire insieme.

In uno scorso saggio tu hai insegnato dei passi alle giovani allieve di danza ritmica e moderna di Barbara Battista della Rouge Gris e la loro esibizione fu di estrema simpatia e bravura. Ricordi qualcosa di quell’esperienza? Come ti sei affiancato all’insegnamento?

Inizialmente avevo un po’ di timore perché noi non ci alleniamo per la coreografia. La danza, in genere, si allena per la coreografia finale sin dall’inizio, invece nel Breaking l’allenamento è più individuale. Si fa allenamento per una gara ma non c’è una sequenza preparata, alleniamo più il freestyle, l’improvvisazione e quindi, nel caso delle allieve di Barbara, ho dovuto cambiare metodo di allenamento e seguire dei passi che avevano come fine una coreografia. Mi è piaciuta molto come esperienza e mi sono divertito anche se le allieve erano tanto più piccole di me si sono dimostrate attente e versatili. Mi hanno seguito molto. A me piace davvero tanto interfacciarmi nella vita con gli altri, quindi è stata una bella esperienza.

Se oggi qualcuno venisse da te  a dirti che vuole fare Break dance, cosa gli consiglieresti?

Anche se non è ancora molto diffusa, ma siamo nel 2018, gli consiglierei di rivolgersi ad un insegnante che lo fa da tanto tempo e di prendere lezioni inizialmente piuttosto che farlo da solo. Questo lo dico perché  sono un autodidatta e conosco le difficoltà che si trovano quando non si sa che tipo di allenamento fare.

Infatti. Voglio chiederti tu, da autodidatta, come hai cominciato perché è così coinvolgente che non riesco ad immaginare che si possa imparare senza qualcuno che ti insegni.

Come autodidatta, in genere non solo per il Breaking, si perde più tempo ad imparare qualcosa e, quindi, ci sono più errori che si possono fare ma con l’esperienza si migliora. In ogni caso serve a formare il carattere perché è più difficile imparare da solo piuttosto che farlo con persone che, magari, insegnano come fare. Oggi, grazie ai video, è già più facile rispetto a dieci o venti anni fa imparare da autodidatta ma  se si ha un insegnante è molto più facile seguire la strada che già ti porterà a risultati enormi per il livello di Breaking che vuoi seguire.

Certo l’autodidatta deve essere più tenace e perseverante e deve sapere da solo come rialzarsi perché non c’è il maestro che ti evita la caduta. Tornando alla competizione:  hai vinto qualche gara di quelle a cui hai partecipato?

Sono arrivato sempre in semifinale. Quest’anno abbiamo preparato il Battle of the Year italiano con ragazzi e ragazze di Napoli e Roma, ci siamo incontrati per appuntamenti e sono stato una settimana a Roma ospitato da un amico. Lì abbiamo provato questa gara che ci ha portato in semifinale. La finale si disputa in Germania, suo luogo di origine.

Per te che cos’è la Break dance?

È uno stile di vita perché dopo undici anni che la pratico si comincia a ragionare in base al breaking. Tante volte ho evitato uscite per allenarmi ma non è stata una forzatura, non l’ho sentito mai con un sacrificio. Non è soltanto un allenamento ma è anche migliorarsi come persona, non è solo danza o arte ma è anche allenamento isometrico e ginnastica artistica. A me piace  fare sempre dei progetti e stare per strada è una cosa che mi annoia. Mi piace stare a contatto con le persone in palestra, l’ambiente di allenamento o artistico.

Questa è una considerazione che, intervistando i giovani che fanno sport, riscontro quasi sempre, nel senso che c’è sempre il richiamo al fatto di sacrificarsi rispetto ai coetanei senza, però,  sentire il peso della rinuncia. È un sacrificio ma relativo.

A questo punto non posso far altro che augurare a Gianluca il meglio, ringraziandolo per la sua disponibilità.

Maria Paola Battista

riproduzione riservata@WWWITALIA.EU

Print Friendly, PDF & Email

About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu