CARMEN PELLEGRINO, UNA RICHIESTA DI PACE DAL DOLORE DEL DISTACCO

SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO di Carmen Pellegrino, edizioni Giunti, pp.231, 16,00€

Promette di diventare un altro grande successo il secondo libro dell’abbandonologa proiettata da Cade la terra sul podio del Premio Campiello 2015. Carmen Pellegrino, 39 anni portati splendidamente, è una donna che si nasconde (circolano di lei pochissime foto e quasi tutte rubate durante la presentazione del suo libro in giro per l’Italia) mentre si dona ai suoi lettori e alla community di Facebook che la sostiene la supporta e cui la scrittrice propone le sue idee creative ogni giorno. Il titolo del romanzo è un verso di Alfonso Gatto, che la scrittrice adora.

SE MI TORNASSI

Questo nuovo lavoro parla di vivi che si sono lasciati male, che hanno abbandonato la casa dove ormai «c’è solo il soffio freddo delle cose per sempre perdute», di vivi che finché c’è tempo ora si cercano. È la storia di un padre, di una figlia e di una madre che non sono mai stati famiglia. Proprio la madre Nora, in fuga dalla realtà, trascina la famiglia in una odissea che sembra non avere ritorno, nella quale lascia indizi di vita solo alla figlia che sarà in grado di ritrovarla finalmente, nonostante tutto. Ma questa è soprattutto la storia di Lulù e del “fiumeterra”, quel luogo reale e immaginario che diventa leitmotiv della vita, unendo per sempre padre e figlia in un destino comune. E’ lui a confessare: «Se un giorno tornassi ridiventeresti la piccola a cui dicevo che nell’acqua dei fiumi ci si ritrova sempre». Con il fiume, l’acqua per Lulù e anche per Giosué è elemento vitale e medicamento per le amarezze della vita.

 

Ma in Se mi tornassi questa sera accanto c’è anche ostinazione, trasformazioni, perdoni,  famiglia, mentre affiora a tratti l’ancestrale connubio tra vita e morte, tra amore e solitudine, presentati come facce della stessa realtà. C’è una promessa infranta, un progetto naufragato, la delusione politica e la fatidica presa di coscienza che non ci si salva da soli. E su tutto l’ineluttabilità del declino mentale che nulla lascia ai ricordi, sebbene dolorosi. Testimone è solo il lettore che ascolta le ragioni di tutti, ma non può intervenire nelle vicende che troveranno da sole la loro strada. Eppure dalle pagine delle lettere paterne, affidate a quel fiumeterra in cui Giosué confida più che in ogni altra cosa, si solleva una crescente richiesta di pace, che alla fine arriverà in qualche modo per tutti.

Abbiamo posto alcune domande a Carmen Pellegrino che ci ha risposto con gradita sollecitudine.

Non le farò la solita domanda circa l’aspetto autobiografico di Se mi tornassi questa sera accanto perché non ci serve saperlo per gustare il suo libro. Le chiedo invece dell’uso che fa dei social network. E’ vero che testa i suoi scritti proponendoli prima ai suoi amici di Facebook per vedere come reagiscono ai suoi racconti?

No, non “testo”, sarebbe brutto e truffaldino. Scrivo spesso su Facebook, questo sì, anche di vicende vagamente personali, ma più con un desiderio di condivisione; e poi credo che scrivendo per esser letti bisogna tener presente una cosa detta da F. S. Fitzgerald, che mi ripeto spesso: «La parte più bella di tutta la letteratura è scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali, che non sei solo o isolato da nessuno. Tu appartieni».

Il suo stile di scrittura è sicuramente tra i miei preferiti. La gentilezza con cui usa le parole “difficili” è commovente ma nasconde molto carattere: si tratta di una evidente amicizia con la lingua italiana che le permette di muoversi con assoluta disinvoltura tra le righe. Qual è secondo lei il rapporto tra il medium e il messaggio? (Non me ne voglia se cito Marshall McLuhan, il padre della moderna comunicazione)

Il mezzo a cui si affida un messaggio soverchia molto spesso il messaggio stesso. Io però utilizzo sempre lo stesso registro, sia che scriva su Facebook, sia che scriva una lettera o un bigliettino o un messaggio telefonico o un racconto. Credo sia un limite, però non saprei aggirarlo.

Nel suo caso non si tratta certamente di un limite. La prossima domanda ci riporta a Cade la terra in qualche modo. La morte è un argomento triste e noi tutti vi siamo destinati eppure non ne parliamo spesso. Tornando anche in questo libro tra i morti, mentre spia Nora che frequenta i funerali degli sconosciuti, cosa vuole dire al lettore?

Che la vita può essere guardata anche dall’altra parte del “muro della terra”. Che chi muore non se ne va mai del tutto. E che siamo sempre in tempo per una restituzione, una sorta di ricomposizione: si può far pace con i propri morti, oppure possiamo prenderci cura dei morti degli altri. 

La famiglia italiana è in crisi. Ormai è cronaca. I giovani mettono in discussione questo istituto e sembrano disorientati quando si tratta di mettere su famiglia, avviliti anche dalla precarietà del lavoro e dalla carenza di strutture di sostegno alle madri che lavorano. Lei crede che sia giusto tornare sui propri passi, perdonare, rimettersi in discussione quando c’è crisi all’interno delle famiglie?

La famiglia è in una crisi perenne, è il luogo di troppe rimozioni, di questioni eternamente irrisolte, di soggezioni e affaticamenti, di imposizioni e recriminazioni. Quando però viene meno, quale che sia la ragione per cui accade, il dolore è tra i più acuti che si possano provare.

Ora le pongo una domanda “leggera” soddisfacendo la curiosità dei nostri lettori. Cosa ama Carmen Pellegrino, oltre scrivere?

Leggere, guardare film fino a notte fonda, o visitare mostre. Poi spostare mobili in casa, come se questo mi aiutasse a ricominciare l’indomani. Cucinare anche, quando mi riesce. E la musica, ecco, mi piace molto ascoltare la musica. Da piccola ho provato a suonare il pianoforte, ma ero talmente incapace che ho dovuto smettere subito.

Grazie infinitamente per le sue risposte sincere.

@Riproduzione riservata WWWITALIA

 

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.

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