Cittadinanza digitale, questa sconosciuta (Parte terza)

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Esistono siti per verificare l’attendibilità di una informazione?
Verificare di persona. Ci sono dei siti mirati alla ricerca e attendibilità della fonte. Ve ne elenco alcuni:
- Black list riporta un elenco di siti web ritenuti poco o per nulla affidabili. Sono circa 400 suddivisi in 14 categorie
- Bufale.net è un sito che raccoglie e analizza notizie per verificare se siano o meno vere
- Bufale e dintorni è anch’esso un sito che raccoglie e analizza notizie per capire se siano attendibili
- Paolo Attivissimo è Blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e scopritore di bufale.
- CICAP è il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze
- Bufalopedia è un catalogo di indagini e risorse antibufala
- Portale Generazioni Connesse – sezione Fake News
Materiali per il Progetto #BastaBufale a cura del MIUR e della Camera dei Deputati volto a sviluppare nelle studentesse e negli studenti competenze di media literacy e a permettere agli insegnanti di scuola secondaria di primo e secondo grado, di elaborare percorsi per insegnare a riconoscere le notizie false, individuarne le fonti, verificare la veridicità della stessa. - Fact Check è un portale contro le notizie ingannevoli e le false notizie negli Stati Uniti
- Snopes è un sito web specializzato nell’individuare leggende metropolitane, bufale o notizie false che girano via email sotto forma di catene di Sant’Antonio
- Wired – Sezione antibufale – Aggiornamenti sulle bufale della rivista Wired
- Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Modena e Reggio Emilia
- Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Pisa
- Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Firenze
- Google Immagini è un Motore di ricerca tramite immagine
- Tineye è un Motore di ricerca mediante immagine
- Fotoforensics è un Motore di ricerca che verifica se un’immagine sia stata ritoccata
- Fact checkers è un’Associazione no-profit per lo sviluppo dell’educational fact-checking
- Valigia blu è un sito di analisi dell’informazione di servizio pubblico
Parliamo delle mail sospette
Le mail. Ci sono anche messaggi di posta chiamati “spam”, con pubblicità indesiderata: disturbano, ma relativamente innocui. Altri invece si configurano come delle trappole. I più diffusi sono di due specie che ora enucleo:
Le mail di “phishing”, sembrano giungere da banche, assicurazioni, catene commerciali, ecc. Chiedono confermate le credenziali di accesso o promettono vincite favolose. Chiedono di cliccare su un link che conduce a una pagina web somigliante a quella vera, dove inserire nome utente, password e altri codici. Se non capiamo l’inganno e inseriamo il nome e la password del nostro conto in banca, ce lo faranno sparire subito. Siamo di fronte a una sorta di frode fondata sull’esca. In delinquenti cercano di avere informazioni sensibili come ad esempio password, dati, PIN e TAN da usare per conto della vittima.
Le mail di “malware”, sembrano arrivare da amici, hanno allegati e invitano ad aprirli con messaggi quali: “ho scovato per te questo video stupendo!”. È un modo per inviare virus informatici che possono anche rubare password, usare il suo computer per attacchi informatici, sequestrare i dati e chiedere un riscatto, inviare mail a nome suo (ampliando il contagio) e via dicendo.Dobbiamo tutelarci imparando a riconoscere i messaggi malevoli che in genere:vengono dall’estero e sono scritti in un italiano pieno di errori; possono giungere da un indirizzo di posta elettronica bizzarro;nessuna organizzazione o istituzione chiede le credenziali di accesso con questo sistema; non si può vincere un premio senza prima partecipare a un concorso.Consiglio di segnalare questi messaggi al nostro gestore di posta elettronica e poi eliminiamoli. Altra cosa da considerare è che può succedere che le persone in rete non siano chi dichiarano di essere. Infatti tutti possono iscriversi a un social network con un soprannome, un nome falso o il nome di qualcun altro e inserire dati e foto non reali. Ci sono “utenti” che non sono persone, ma programmi. Sono dei bot (abbreviazione di robot), capaci di inviare o rilanciare messaggi e mettere “Mi piace” tutto il giorno. Vengono usati per esempio per diffondere più in fretta le fake news. Per proteggerci possiamo inserire un filtro. Quando una persona ci chiede l’amicizia su un social network, è fondamentale cercare di indagare per capire chi sia e cosa stia cercando da noi.
Parliamo di educazione civica legata alla cittadinanza digitale, quale obiettivo fondamentale dell’agenda 2030
La rete fa parte delle nostre vite, del nostro essere cittadini: per questo dobbiamo conoscere e vivere con spirito critico e responsabile la “cittadinanza” anche “digitale”. La distinzione fra le dimensioni del reale e del digitale è troppo sottile. Il neologismo “onlife” sottolinea come via sia quasi un unico vissuto, quindi privo di separatezza fra concreto e virtuale. Proprio dallo spirito critico e dalla responsabilità si possono trarre i maggiori benefici e potenzialità dell’uso delle nuove tecnologie, minimizzando, al contrario, gli aspetti meno positivi che, come in ogni mondo analogico, esistono. L’educazione civica si sostanzia dunque anche in educazione digitale non virtuale che accompagna le esistenze di tutti noi nei diversi ambiti sociali, relazionali, lavorativi o di studio.
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