Con “SeNo nt’informo” la prevenzione inizia a scuola

 

L’Associazione Meridionale Donne Operate al Seno lancia un appello alle nuove generazioni auspicando alla diffusione del percorso sperimentale.

Il periodico “D” del quotidiano la Repubblica nel numero del 17 maggio scorso ha pubblicato una notizia interessante sul nuovo modo di fare prevenzione sanitaria attuato in provincia di Avellino. Al centro dell’attenzione dell’articolo il cancro al seno e l’iniziativa di una docente di Scienze Umane del Liceo Publio Virgilio Marone. La professoressa Amalia Benevento, dopo aver sconfitto due volte il cancro, dedica oggi il suo tempo libero a salvare la vita di altre donne. Abbiamo voluto incontrare la professoressa per approfondire alcuni aspetti del progetto cui ha dato vita e che ha chiamato “SeNo nt’informo” per comprendere se si tratta di una formula esportabile.

 

La professoressa Benevento è una bella persona, serena e vivace allo stesso tempo; non è tipo da perdersi in chiacchiere perché sempre pronta a occupare in modo produttivo il tempo che – afferma – Dio le ha concesso. Le sue alunne – che abbiamo incontrato – l’adorano e raccontano di aver fatto bellissime esperienze durante gli anni trascorsi a scuola con lei, imparando più di quanto sperato. La incontriamo nella pausa estiva, mentre, reduce da un incidente, che l’ha limitata nei movimenti negli ultimi tempi, medita di mettere in campo altre iniziative. I suoi occhi trasmettono una grande ricchezza interiore, che non può fare a meno di comunicare a chi le è vicino.

Ha scelto di rivolgere la sua campagna di informazione alle giovani studentesse delle scuole superiori. Perché?

Perché sono convinta che una corretta informazione debba iniziare molto presto e che non ci sia veicolo migliore che i giovani per portare il messaggio in famiglia. Nella scuola le donne vengono formate alla vita futura ed è giusto, secondo me, dare loro informazioni pratiche ed utili. Poi la scuola è un terreno che mi è consono. Finora abbiamo visto aderire al progetto 2000 studentesse.

Come è nato questo progetto?

L’idea di fare informazione in questo modo, che ho lanciato nel 2011, è stata subito accolta con entusiasmo dalla presidente della sezione Amdos (Associazione Meridionale Donne Operate al Seno) di Avellino, Silvana Ianuario e con lei ho iniziato questo percorso che procede ancora oggi con un ottimo riscontro sia in termini di partecipazione delle scuole che vi aderiscono, che di interesse da parte delle ragazze e quindi delle famiglie. Il primo anno “SeNo nt’informo” è stato sovvenzionato dal progetto “Gettiamo le reti”, del Centro Servizi per il Volontariato (CSV) e nostro primo partner è stata la rivista Salutare, con Angela Romano che ha curato il sito e la produzione delle cartoline informative che ancora distribuiamo. Anche le volontarie della Misericordia ci sono state vicine dal primo momento. Il secondo anno si è aggiunta anche l’Associazione Sant’Ottone di Ariano Irpino e anche la rete di volontarie che aderiscono al progetto si è allargata.

Come si articolano gli incontri?

Rispondiamo all’invito delle scuole che vogliono aderire, quindi, gli incontri iniziano con una testimonianza di una donna dell’associazione che racconta la sua storia. Poi si approfondisce il tema sul piano scientifico con il supporto di un medico specialista; infine, si passa al dialogo aperto. Poi sul web le ragazze possono porre delle domande agli esperti e alle volontarie Amdos per poi “ripassare” l’autopalpazione grazie a un filmato sul sito www.amdos.it. Per realizzare gli incontri ci siamo avvalse della splendida collaborazione della ginecologa Carla Ciccone e dell’oncologa Susanna Testa che ci hanno fornito un valido supporto scientifico necessario per una corretta informazione.

Sono convinta che ciò che abbiamo dobbiamo donarlo agli altri e, se io ho incontrato due volte il cancro, vincendolo con l’aiuto di Dio, devo donare agli altri la stessa speranza che, insieme alla giusta informazione, mi ha condotta qui oggi. Durante gli incontri a scuola, inoltre, ho potuto sperimentare il bene che fa anche alle volontarie Amdos condividere con le giovani la storia della loro malattia.

Si può dire, quindi, che il progetto porti benefici a doppio senso?

Certo, è proprio così: condividere il proprio dolore alleggerisce il carico di chi ne è stato colpito, così come la convinzione di donare un’opportunità di salvezza; nello stesso tempo, conoscere meglio la malattia attraverso le testimonianze e le spiegazioni delle esperte, la rende meno spaventosa e aiuta le donne a difendersi meglio. Tante sono state in questi anni le testimonianze di ragazze che, dopo aver partecipato a questi incontri, hanno accompagnato le loro parenti ad una visita che ha messo in luce la precoce comparsa di un tumore, che in questo modo può essere vinto, dando ragione dell’efficacia di un approccio di questo tipo.

Il fatto che le diano ascolto portando il messaggio in famiglia e convincendo mamme, zie e nonne a praticare la prevenzione dipende più dalla credibilità che lei e le volontarie che l’affiancano siete capaci di ispirare o dall’ammirevole forza di spirito con cui lottate per abbattere il tabu-cancro?

Non lo so, forse entrambe le cose: io racconto i fatti come stanno, cercando di trasmettere la grande fiducia che mi ha sempre animata e guidata nel mio cammino. Credo fermamente che possiamo trasformare le nostre debolezze in punti di forza se abbiamo fede e, grazie a Dio, le ragazze danno ascolto alle nostre raccomandazioni.

Le farebbe piacere che il progetto fosse esportato al di fuori della provincia di Avellino?

Sarei felicissima che questo modo di fare informazione fosse più diffuso possibile e partisse dalle scuole come avviene qui da noi.

                                                                                                  Eleonora Davide

 

 

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