Criminologia. Un caso da seguire sette

Ogni tanto bisogna anche dare un contentino ai mafiosi ed è così che la donna bersaglio si è servita di una loro pedina per fingere di cadere nella rete e anticipare la loro prossima mossa. Sembravano calmi, in realtà stavano tramando nel tentativo di destabilizzare la donna bersaglio. Lei ha prestato il fianco riuscendo a far fallire il loro scopo: farla passare per incapace, per pazza. Al loro interno hanno psichiatri, psicologi, neurologi, a disposizione che accertano patologie inesistenti per indebolire le vittime. Agiscono sempre con il medesimo copione, si muovono in branco e sono collegati fra loro: forze dell’ordine, medici di base, dirigenti, specialisti, giudici, è una catena di disadattati fatti di cocaina, anfetamina, pedofili, ninfomani, in breve gente amorale che opera in sincronia per rendere innocuo chi non sta dalla loro parte. Gli psichiatri e i neurologi corrotti hanno il compito di confezionare false diagnosi, altri medici possono dichiarare morti per patologie non reali, tipo infarto. Notando bene, ci sono troppi defunti per infarto, ciò è la spia che qualcosa non va. La donna bersaglio ha voluto vedere fino a che punto sarebbero arrivati, ha registrato i discorsi e i suggerimenti e ha inviato tutto alla sede apicale con cui collabora. I mafiosi ogni volta si demoralizzano per essere stati scoperti e pensano alla mossa successiva, davvero patetici. Il tema della destabilizzazione è stato da sempre oggetto di interesse da parte dei criminologi poiché permette di comprendere alcune dinamiche interne e quale sia l’asse di equilibrio e di convivenza fra il bene e il male, a mio parere un 50%. A volte è sufficiente una leggera pendenza da una parte o dall’altra per creare sbilanciamenti e scatenare la mente dei disadattati in vendette quali incendi, o simili. Infatti il tipo impulsivo ha pagato il solito tecnico che si presta, per manomettere un impianto con la complicità di una talpa in un punto privo di telecamere, ma naturalmente registrato dalla scorta. Si tratta di una specie di gara a chi riesce meglio nella tecnica della destabilizzazione. Altri fastidi riguardano il blocco di alcune attività, di eventi professionali, e così via. La donna bersaglio li riconosce al primo sguardo, alla prima parola che proferiscono, in particolare i professionisti pedofili mafiosi dipendenti dalla cocaina, hanno gli occhi che narrano la loro storia e che li identificano. Alcuni sono insospettabili, altri noti, parecchi nascono in una famiglia mafiosa e la prima cosa che imparano è che devono prendere ordini ed eseguire. Si tratta di una forma mentis, di una modellazione già in fasce. Uno dei compiti della donna bersaglio è quello di stanarli, di identificarli e carpire il loro modus operandi per accedervi comodamente e ribaltargli la situazione, cioè se pensavano di avere fatto centro, si trovano invece a dover ritornare sui loro passi. Come sappiamo la mafia ha i propri assassini che difende alacremente e che posiziona dove c’è un ordine di omicidio da un capo. Perciò come collega della donna bersaglio, oltre ad alcune donne mafiose, c’è un tipo puzzolente, un killer, imposto alla capa, privo dei titoli accademici necessari a coprire l’incarico, a cui è stata offerta un’ingente somma di denaro per farla fuori e simulare un infarto con la falsa testimonianza di una collega pedofila e di un medico corrotto. Sperano di creare la situazione per cui capa, assassino e donna bersaglio si trovino insieme senza altri testimoni per ammazzarla e simulare un infarto. Quindi l’ambiente di lavoro è completamente tappezzato di microspie e videocamere e ognuno è intercettato, con particolare attenzione per questo losco individuo disposto a tutto per il vile denaro. La capa che inizialmente avrebbe voluto ammazzare la donna bersaglio, è poi scesa di livello per alcuni sbagli commessi e ha dovuto assumerlo e piazzarglielo accanto, ben sapendo che rischia la carriera e la galera. Alcune colleghe non corrotte hanno fiutato l’intrigo e sono allertate visto anche il genere di contesto molto delicato. La mafia esiste perché esistono alcune forze dell’ordine e dei politici che si fanno corrompere, altrimenti non si sarebbe radicata.

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About CHIARA VERGANI

Chiara Vergani, insegnante, pedagogista, formatrice sulle problematiche del bullismo, specializzata in criminologia e tutela del minore. Tiene conferenze in tutta Italia, interviene in molti programmi televisivi e radiofonici, collabora con diverse testate giornalistiche. Ha pubblicato Lo scacco rosso. Storie di bullismo (2018); Mai più paura. Il bullismo spiegato a tutti (2019); Il mondo si è fermato. Non voglio scendere (Ebook 2020); Le voci della verità (2020); Libere dall’inferno (2021); Professione docente in tempi di guerra (2022); Bipolari in bilico (2022); Io sono Darty (2023); Soft skills (2023).