Difendiamoci dal rumore, il focus di Giuseppe Rocco

Conviviamo col rumore, che va dalla lavatrice, al climatizzatore, alla caldaia termica, al traffico assordante. Siamo in tal caso ancora nella normalità recente; purtroppo le alterazioni giornaliere possono divenire dannose quando scattano picchi, come il martello pneumatico, sempre più frequente.

Da diversi sondaggi effettuati negli ultimi anni, il rumore viene individuato come una delle più rilevanti cause di peggioramento della qualità della vita. Una relazione della Commissione europea fa emergere che il 20% circa della popolazione dell’Unione europea è esposto a livelli di rumore diurni superiori a 65 dB. Gli elevati livelli sonori si riscontrano più facilmente nelle grandi città; il risultato conduce ad un’alta percentuale di popolazione che vive in aree urbane e che lamenta un generale peggioramento della qualità della vita, mentre il 5 – 10% soffre di disturbi del sonno causati dal rumore notturno.

Anche se, generalmente, gli effetti del rumore sulla persona si distinguono in uditivi (danno sulle strutture dell’udito) ed extrauditivi (alterazione della qualità di vita, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, cefalea ecc.), in realtà sarebbe più corretto attuare una valutazione complessiva dell’azione del rumore sull’organismo umano e sulla comunità. 

Se il danno da rumore cronico in ambiente lavorativo o non lavorativo è studiato da molto tempo, meno indagato risulta il danno provocato da rumori intensi della durata di pochissimi secondi (es. esplosione). Questo tipo di danno è di frequente riscontro con l’avvicinarsi degli ultimi giorni dell’anno e nel corso dei primi giorni del nuovo anno. I pronto soccorso degli ospedali si riempiono di persone che a causa dei fuochi di artificio, elementi stupidamente usati per celebrare il nuovo anno, hanno subìto le conseguenze di un uso irresponsabile dei petardi. Oltre alle ustioni e, purtroppo, alle ben più gravi mutilazioni, le esplosioni dei petardi determinano danni all’udito e, in diversi casi, anche la perforazione del timpano. Alcuni studi hanno dimostrato che durante l’esplosione dei fuochi pirotecnici, a 100 metri di distanza, si registrano livelli sonori di 100-115 dB e, per i suoni a bassa frequenza, fino a 100-125 dB. 

Iltrauma acustico che ne consegue determina una sordità neurosensoriale e con danno spesso permanente, che sfocia nell’acufene, sintomo di alterazione del sistema uditivo[1]. Queste persone possono sviluppare anche un aumento della suscettibilità uditiva detto iperacusia, con sensazione di fastidio nel percepire dei suoni anche di debole intensità.

Un fattore da non sottovalutare è conferito anche dalla sensibilità individuale, per cui lo stesso tipo di rumore che colpisce due individui diversi può provocare danni differenti. La diagnosi di trauma acustico acuto si basa fondamentalmente sull’anamnesi e sulla morfologia del tracciato audiometrico. Questo esame dimostra la presenza di un’ipoacusia neurosensoriale, asimmetrica che interessa una o più frequenze del campo uditivo. La distruzione delle cellule sensoriali acustiche è un processo irreversibile in quanto tali cellule sono di tipo perenne e quindi non possono essere recuperate. 

L’unica cura valida ed efficace rimane pertanto la prevenzione ed è fondamentalmente incentrata sul buon senso: utilizzo di fuochi artificiali a bassa intensità sonora, mantenere una distanza di sicurezza dai fuochi e non raccogliere petardi inesplosi. Se lo spettacolo pirotecnico è imperdibile e la distanza non controllabile, la migliore prevenzione è l’utilizzo di protezioni acustiche che riducono l’intensità sonora percepita.

Un’unica esposizione a rumori forti ma non assordanti potrebbe essere sufficiente a provocare un danno irreparabile ai nervi del sistema uditivo. Questo è il messaggio di una nuova linea di ricerca che potrebbe spiegare perché molte persone, specialmente con il passar degli anni, faticano a isolare una conversazione dalla barriera del rumore di fondo, che è una costante di qualsiasi incontro di football o pranzo in un ristorante affollato.

I lavori di ricerca su topi, cavie e cincillà ha confermato che un’unica esposizione a un suono forte può provocare la morte di alcune terminazioni non isolate delle fibre nervose che connettono l’orecchio interno all’encefalo, terminazioni la cui scomparsa rompe la connessione tra fibra nervosa e cellula ciliata localizzata nello spazio sinaptico. Abbiamo ragione di pensare che la stessa cosa avvenga anche nell’orecchio umano. La struttura dell’orecchio interno è la stessa per tutti i mammiferi.
La legge italiana definisce l’inquinamento acustico come l’introduzione di rumori nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali,  dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi” (DL 477 del 26/10/1995).

La soglia di rumore sopra la quale si assume il rischio reale di danni all’udito (e che quindi rende obbligatoria la protezione, in caso di esposizione sul lavoro) è fissata a 80 decibel: riflettiamo sul fatto che i livelli medi di energia sonora che si raggiungono in una discoteca sono compresi fra i 90 e i 110 decibel, mentre nelle cuffie di un lettore MP3 si possono raggiungere i 120 decibel! Pare inoltre dimostrato che i danni all’orecchio causati da una esposizione acuta a un rumore molto intenso (come un’esplosione) possono ugualmente insorgere con l’esposizione cronica a rumori meno intensi (come l’ascolto della musica in cuffia). Il rumore viene accettato passivamente dal popolo: nei condomini si sopporta il tosaerba che danneggia la quiete in primavera e in estate, per una cultura anomala del taglio dell’erba a guisa della barba dell’uomo, ignorando peraltro che vi sono apparecchi laser non rumorosi!; si acquisisce con totale passività l’uso del trapano e del martello pneumatico, due attrezzi adoperati con disinvoltura da cittadini che non conoscono il rischio del loro uso. Apparecchio nocivo di ultima generazione, quello che spruzza acqua sulle piante: anziché irrorare prati e piante con un tubo di plastica legato al rubinetto, hanno inventato un otre a spalla che azionando un motore assordante spruzza getti di acqua. Siamo nella tortuosità inverosimile che toglie la quiete nei vari rioni.

I danni causati dall’inquinamento acustico non si limitano però alla riduzione dell’udito in chi si ostina ad ascoltare musica “a palla”, come direbbero molti adolescenti (ma anche ragazzini di 8-10 anni): si è visto come anche in chi non ha subìto danni improvvisi e accidentali all’udito, l’inquinamento acusticopossa essereresponsabile di una riduzione delle capacità cognitive, in particolare riguardo alla lettura e alle capacità mnemoniche a breve e a lungo termine

Anche in situazioni di normalità si è ipotizzato che il rumore di fondo tipico delle nostre città vada a interferire con la salute mentale dei nostri bambini: uno studio effettuato in Tirolo ha dimostrato che i bambini che abitano in una valle alpina, dove il rumore ambientale è molto più basso rispetto a quello di una città, presentano una riduzione di sintomi psicologici e un aumento relativo dello stato di benessere valutato dalle insegnanti rispetto ai giovani cittadini.

Già un carico fonico notturno di 40-50 decibel provoca disturbi del sonno e la persona si sveglia con maggiore frequenza. Le conseguenze sono sonnolenza e un’attenzione e un’efficienza minori il giorno seguente.

I trasporti sono la principale sorgente di inquinamento acustico in Europa e se si escludono le persone che vivono nei pressi di aeroporti e linee ferroviarie, il traffico stradale risulta la maggiore causa di esposizione umana al rumore. Nelle aule scolastiche e nelle sale congressuali in cui si trovano rispettivamente, bambini (che sono particolarmente sensibili agli effetti del rumore) e persone anziane con diminuzione dell’udito, il rumore di fondo dovrebbe essere di 10 dB LAeq più basso rispetto alla voce dell’insegnante o dello speaker.

Il rumore può interferire con le attività mentali che richiedono molta attenzione, memoria ed abilità nell’affrontare problemi complessi. La reazione di fastidio aumenta ampiamente in base ai livelli di rumore; la maggior parte degli esseri umani risulta moderatamente infastidita a 50 dB LAeq ed in modo preoccupante a 55 dB LAeq. Solamente un terzo delle sensazioni di fastidio è dovuto ai livelli di rumore, infatti vari altri fattori influenzano la reazione al rumore. Il fastidio degli aerei, il rumore che è composto anche da basse frequenze o accompagnato a vibrazioni, ed il rumore che ostacola le varie attività socio-economiche, risultano più fastidiosi di altri tipi di rumore.

Una larga percentuale di popolazione in Europa è esposta a livelli inaccettabili di rumore e questa percentuale è in aumento.
Il 15% della popolazione era esposta nel 1980 durante le 24 ore a livelli di rumore al di sopra di 65 dB LAeq e questa percentuale è andata aumentando fino ad arrivare al 28% nel terzo millennio.
Circa il 45% della popolazione europea risulta esposta a livelli di rumore che sono causa di importanti sensazioni di fastidio o malessere, impossibilità a conversare e disturbi del sonno; tali disturbi si verificano infatti a seguito di esposizione a livelli compresi fra 55 e 65 dB LAeq per le 24 ore.

I progressi tecnologici, quali ad esempio, il manto stradale fonoassorbente e la dotazione per gli autoveicoli di pneumatici a basse emissioni acustiche, possono essere di aiuto per la gestione del rumore da traffico. La tecnologia disponibile a rigorose valutazioni offre la certificazione di qualità, ma ha bisogno di adeguata promozione, regolamentazione ed anche imposizione, ad esempio, con l’introduzione di rigorosi test, casuali o annuali, sulla rumorosità dei veicoli e di tassazioni aggiuntive sui mezzi di trasporto rumorosi.

Per quanta fiducia si possa nutrire sul controllo delle emissioni acustiche, purtroppo, da solo, negli ultimi decenni non ha avuto successo per la riduzione dei livelli di rumore. Al contrario, l’aumento e l’estensione del traffico hanno controbilanciato i miglioramenti tecnologici, ed inoltre le previsioni sul traffico stradale, aereo e ferroviario sono caratterizzate da un incremento continuo.

In questa materia un punto debole è rappresentato dalla gamma dei fuochi di artificio, che ha  coinvolto gli spettatori di tutte le età creando una magica atmosfera dal fascino irresistibile. In molte città del mondo da Dubai a Copacabana, da Mosca a Sidney ci si appresta a vivere il fantasmagorico e sfavillante scenario provocato dall’effetto di luci e bagliori che colorano il cielo.

Oltre che disorientare gli animali che spesso fuggono terrorizzati i fuochi d’artificio possono inoltre contenere alcuni metalli come piombo e rame dannosi non solo per l’ambiente ma anche per l’uomo. La scuola italiana della pirotecnica conta oltre 400 aziende e un fatturato che supera i 100 milioni di euro all’anno (che rappresenta solo il 50% di quello effettivo, il restante 50% è coperto dal mercato illegale). Valutando i dati Inail, dal 1998 al 2011 le vittime di incidenti in azienda sono stati 49, a cui si devono aggiungere le 3 vittime del 2012 e le 4 del 2013. La quota più elevata di infortuni per questo genere di lavoro si registra al Sud, ove si concentrano le aziende di questo tipo, con oltre il 50% degli infortuni e delle morti. In 4 anni ci sono stati 360 incidenti nel settore, alcuni molto gravi e invalidanti, con 30 morti: una media di sei all’anno.

I fuochi artificiali danneggiano la fauna, compresa quella umana. Risulta assodato che cani e gatti soffrono enormi stress per il rumore; stesso effetto sugli uccelli, che per lo spavento si disorientano e si schiantano contro muri e tralicci.


[1] L’acufene, sibilo, vero e proprio fischio o ronzio con le sue diverse tonalità, rappresenta uno dei sintomi più invalidanti conseguente ad uno stato patologico dell’orecchio.  Può manifestarsi come un fruscio, una pulsazione, un soffio, localizzato ad uno o entrambi gli orecchi, che si acuisce nel silenzio sino ad interferire con il sonno e con l’umore e quindi con le performance quotidiane e la qualità della vita.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.