Emanuela Trovato. Intervista di Maria Teresa De Donato
Siciliana di nascita, romana di adozione, attrice, acting coach, moglie, madre e molto altro: questo, in breve, il quadro che emerge conoscendola. Emanuela Trovato è una donna straordinaria dall’apparenza seria, anzi serissima, ma dal sorriso disarmante e una personalità autentica, calda, amichevole. Quando ti parla lo fa con il cuore.
Il suo profilo è molto interessante e la sua vita piuttosto intensa, ma senza dilungarmi lascio a lei la parola.
MTDD: Ciao Emanuela e benvenuta in questo mio Blog e Salotto Culturale Virtuale. È un piacere averti qui con noi oggi.
ET: Grazie per l’invito, Maria Teresa. È un vero piacere essere tua ospite qui e poter condividere le mie passioni con il pubblico internazionale del tuo Salotto Culturale Virtuale.
MTDD: Emanuela, come ho anticipato nell’introduzione, sei siciliana di nascita e romana di adozione e con “la Sicilia sempre nel cuore”… per tua stessa ammissione.
Vuoi parlarci della tua terra nativa, che cosa ti manca in modo particolare e degli eventuali aggiustamenti che hai dovuto fare trapiantandoti a Roma?
ET: Come hai giustamente detto, sono un’attrice siciliana trapiantata a Roma. La mia terra è sempre nel mio cuore, perché è un luogo magico, ricco di storia, cultura, bellezza e tradizioni, tanto quanto Roma, naturalmente, ma quell’altro è il posto mio, è come se altrove io mi sentissi sempre un po’ ospite. Ecco perché a dire il vero io non mi sento “adottata”: quando mi sono trasferita ero già troppo grande, credo, per poterlo essere.
In particolare mi mancano il profumo del mare, della natura in fiore. E che dire dei sapori? La caponata, la pasta alla Norma, il cannolo siciliano…solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca! E un po’ mi manca quel senso di famiglia e di comunità che si respira in Sicilia, dove ho lasciato gli affetti. Devo pur dire che a Roma ho ritrovato questo grande senso di accoglienza nella cerchia di amicizie.
Trasferirsi a Roma è stato un passo importante nella mia crescita personale e professionale. È stata una scelta difficile, ma che trovavo necessaria e infatti mi ha arricchita molto e ha aperto nuove opportunità. Nei momenti di nostalgia e di difficoltà, ho cercato di tenere duro e di cogliere il meglio da ogni situazione, adattandomi e gestendo le sfide, soprattutto grazie al sostegno di mio marito, Giovanni Carta, anche lui attore, che mi ha sempre spronata ad andare avanti.
Abituarmi a una città così grande è stato un po’ difficile, ho dovuto imparare a gestire il mio tempo in modo diverso e ad adattarmi a un ritmo di vita più frenetico, tuttavia, Roma mi ha dato tanto. Essendo un centro nevralgico per il cinema, il teatro e la televisione, mi ha permesso di perseguire la mia carriera di attrice in un contesto nazionale, come forse rimanendo giù non sarei riuscita a fare, almeno nei primi anni duemila. Oggi, che i provini si fanno spesso anche a distanza, è tutto diverso.
MTDD: In cosa consistono per te la “sicilianità” e la “romanità”, come donna e anche come attrice?
ET: La mia sicilianità mi ha dato una grande sensibilità e una profonda espressività. La romanità mi ha insegnato a trovare una mia disciplina e la forza di non mollare, ogni singolo giorno. Sono due culture che si completano a vicenda e che mi arricchiscono. Roma e la Sicilia sono aperte al mondo e le persone sono abituate a confrontarsi con altre culture diverse. L’ironia sia siciliana che romana è pungente, sottile, con molti accenti autoironici e sarcastici. In definitiva, trovo molte somiglianze fra le due realtà, pur nelle peculiarità di ciascuna.
MTDD: Per le tue attività di diffusione della lingua siciliana potremmo definirti “l’attrice dei siciliani e delle siciliane nel Mondo”.
Quanto è importante la preservazione del dialetto per la salvaguardia delle proprie radici culturali?
ET: A dire il vero sono ancora agli inizi di quello che mi prefiggo di fare, ovvero contribuire a mantenere in vita la lingua siciliana attraverso lo studio dei classici.
Ogni idioma è un patrimonio prezioso perché custodisce l’identità di un popolo. Il siciliano, che è a tutti gli effetti una lingua con i suoi dialetti, è nata addirittura prima dell’italiano. È anche un ponte tra passato e presente, se pensiamo che molti emigrati parlano ancora oggi quella che si parlava in Sicilia negli anni ‘50. Soprattutto per chi, come me, non vive più in Sicilia, è un tramite per ritornare alle proprie radici e sentirsi parte di una comunità anche da lontano.
È per me un privilegio e un onore poter studiare il siciliano letterario con l’aiuto di esperti, anche su documenti antichi e rari. Per questo voglio ringraziare in modo particolare l’Accademia della lingua siciliana e Cademia Siciliana, due associazioni molto attive sul web per lo studio e la salvaguardia del siciliano nelle sue forme corrette, anche ortograficamente. Non immaginavo che i miei studi di linguistica, glottodidattica e psicologia del linguaggio potessero confluire nella didattica del siciliano.
Da bambina ho imparato da sola questa lingua ascoltandola dai nonni e l’ho sempre praticata. Ma veniva considerata poco raffinata e i genitori negli anni ottanta generalmente non ne incoraggiavano l’uso, anzi. A che i miei non facevano eccezione e temo che sia ancora così: ci sono molti pregiudizi sul suo utilizzo. Io spero di riuscire a trasmettere l’immagine di una donna siciliana che può essere anche raffinata. (Per quanto non mi manchino accenti di ironia e “vastasate”, ma quello è il lato comico della mia personalità, che conservo gelosamente a dispetto di un’apparente freddezza.)
Oltre ad essere un’attrice, sono anche acting coach. Insegno recitazione in siciliano a persone da tutto il mondo, e mi emoziona vedere il loro entusiasmo nell’apprendere sempre meglio questa lingua ricca e affascinante, attraverso i nostri incontri online. Poi ci sono le conversazioni che offro in siciliano, con l’italiano e l’inglese come lingue veicolari, quando è necessario. Quei momenti non sono più solo delle lezioni, ma un tuffo nel passato, ed è un viaggio molto speciale.
Insegno anche accento siciliano ad attori e attrici che devono preparare un provino o una scena su un personaggio di origini siciliane. Mi rendo conto che non sia semplice per chi non è nativo/a del posto dare una leggera inflessione senza esagerare. Per questo si tratta di un acting coaching vero e proprio, che parte dallo studio del testo, solitamente scritto in italiano, per arrivare a un sottotesto intriso di proverbi e modi di dire. Per parlare siciliano bisogna pensare siciliano.
La salvaguardia di una lingua come il siciliano è un impegno di tutti coloro che la amano. Per fare in modo che questa preziosa eredità non vada persa e che le future generazioni possano continuare a conoscere e ad amare la lingua dei loro avi bisogna tenerla viva, parlandola.
MTDD: So che anche tuo marito, Giovanni Carta, è un attore e che avete un bambino. Come riuscite a destreggiarvi tra responsabilità familiari e professionali e orari per prove, spettacoli e quant’altro?
ET: Quando entrambi i partner svolgono una professione con orari imprevedibili e non hanno molti aiuti familiari per via della lontananza, come nel nostro caso, incastrare tutto può essere una sfida quotidiana. Essere genitori è un lavoro a tempo pieno, ma è anche una grandissima gioia. Io e mio marito cerchiamo di non perdere di vista le cose importanti e di goderci ogni momento con nostro figlio, che è arrivato dopo ben 11 anni dal nostro matrimonio, a lungo desiderato. La famiglia è la nostra priorità e cerchiamo di fare del nostro meglio per conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari. A volte ci sono periodi più intensi di lavoro e altri più tranquilli, noi ci adattiamo alle circostanze. Ogni tanto uno di noi rinuncia a qualcosa, cerchiamo di essere comprensivi l’uno con l’altra e di ritagliarci del tempo per stare tutti insieme.
MTDD: Sul tuo sito ufficiale leggiamo: “Ognuno di noi nella vita interpreta un ruolo, anzi molti, ma non sempre si sente ‘in parte’ ed è questo il compito più difficile: ESSERE SE STESSI!”
Puoi iniziare parlandoci del tuo percorso per diventare attrice e dei motivi che ti hanno indotta a optare per questa carriera?
ET: Diventare attrice non era un sogno che coltivavo fin da bambina. Allora pensavo che avrei fatto la pittrice. Sì, giocavo a interpretare personaggi e storie che immaginavo, ma non avrei osato neanche pensare a una carriera da attrice professionista. Primo perché mi era stato inculcato che fare l’artista non era un vero lavoro e poi perché ero estremamente timida. Ero già maggiorenne quando ho iniziato a frequentare dei corsi di teatro, fino ad approdare alla scuola professionalizzante del Teatro Stabile di Catania. Sono partita per Roma, ho continuato sia a formarmi che a lavorare e mi sono laureata in Lettere fra una tournée e l’altra. Il mio ambito di interesse specifico è stato sempre intorno alla voce e al linguaggio, e ho sperimentato diverse tecniche fino a incontrare il Metodo Linklater per liberare la voce naturale, di cui sono diventata insegnante certificata.
Niente è stato facile. Ho dovuto e devo tuttora affrontare molti ostacoli e momenti di sconforto. Ma la mia tenacia e la mia passione mi hanno spinta a perseverare anche nei periodi peggiori.
Sono diversi i motivi che mi hanno spinta a diventare un’attrice. Innanzitutto, amo recitare perché lo studio per arrivare alla scena è un processo che mi permette di esplorare me stessa, me in relazione alle altre persone coinvolte nella fase creativa, me-personaggio in relazione agli altri personaggi e di nuovo me in relazione al pubblico, alle critiche, agli applausi… È una sfida continua, ogni ruolo è un’occasione per imparare e crescere, mettendomi nei panni degli altri.
Essere attrici o attori non significa solo interpretare un ruolo, ma anche riuscire a essere se stessi. Ritengo importante portare la propria personalità sul palcoscenico o sul set. È questo che rende ogni attore e ogni attrice unica e speciale.
Credo anche che la recitazione possa essere un potente strumento di comunicazione e di cambiamento. Attraverso il teatro e il cinema, possiamo raccontare storie che emozionano, fanno riflettere e possono contribuire a migliorare la società.
MTDD: Perché secondo te è difficile ‘essere se stessi’ e, per coloro che se lo stessero chiedendo, come si raggiunge questa ambita meta?
ET: Essere se stessi secondo me è la conseguenza di introspezione, analisi e scelte. Il viaggio dentro se stessi è però spesso ostacolato da pressioni sociali e dal timore del giudizio. Senza neanche accorgercene, siamo abituati a indossare una maschera per conformarci agli altri e questo soffoca la nostra autenticità, impedendoci di essere felici. Non aver paura di sentirsi diversi è fondamentale per esprimere la propria vera natura.
Essere se stessi è un processo che richiede tempo e dedizione. Io ho trovato il mio modo di accorgermi di certi automatismi e superarli grazie al lavoro che ho fatto sulla mia voce con il Metodo Linklater, che ho già citato. Per liberare la propria voce bisogna imparare a liberare se stessi, partendo dal corpo e passando inevitabilmente per ciò che il corpo riflette: pensieri ed emozioni. Un viaggio di scoperta affascinante, che consiglio a tutti coloro che si portano dietro delle inutili zavorre, che impediscono di volare alto.
MTDD: Parliamo del tuo percorso professionale come attrice. Quali sono stati i ruoli e i personaggi che hai interpretato sino ad ora e a quali ti senti più vicina e perché?
ET: Ho avuto la fortuna di frequentare sia il teatro classico che quello contemporaneo, andando in scena dai teatri antichi come quello di Epidauro in Grecia a luoghi non teatrali come i cantieri della Zisa a Palermo, con testi e stili diversissimi. Fra i personaggi a cui sono rimasta più legata ci sono Cassandra ne Le troiane, accanto a Ivana Monti, che avevo già affiancato nel ruolo di sua figlia nella commedia Indovina chi viene a cena; Bianca ne La bisbetica domata, con la regia, per me sempre entusiasmante, di Armando Pugliese. In modo particolare, sono poi legata alla protagonista di Io sono Chiara, un monologo scritto per me da Francesco Randazzo, che ho portato in scena con la regia di Giovanni Carta, sulla travagliata vicenda di una donna cresciuta con l’orco che l’aveva rapita da bambina.
MTDD: Ci sono ruoli che ti attirano in modo particolare, ma che non hai ancora avuto la possibilità di interpretare e, se sì, puoi farci qualche esempio?
ET: Mi affascinano i personaggi tormentati da un passato oscuro, da un segreto doloroso, che nascondono profonde ferite interiori e che devono affrontare i loro demoni interiori. Penso a Medea, Lady Macbeth o Nora di “Casa di bambola”. Ma adoro anche far ridere e commuovere allo stesso tempo, usando l’umorismo per affrontare le difficoltà della vita. A pensarci bene, questo è il modo in cui cerco di vivere la vita reale di tutti i giorni.
Vorrei cimentarmi in un personaggio contemporaneo, che rifletta le complessità del mondo di oggi, soprattutto in cinema e televisione, che fino ad ora ho frequentato in maniera marginale rispetto al teatro.
Tornando al mio monologo, in forma di corto teatrale, mi è valso un premio come miglior attrice e, poiché tocca un tema importante, voglio impegnarmi per farlo vivere a lungo, con una produzione indipendente, non solo in rassegne teatrali, ma anche in tutte le circostanze in cui si possa e si debba rimarcare il nostro no, in quanto società civile, alla violenza sulle donne.
MTDD: Cosa è il successo per te?
ET: Sentirmi realizzata e appagata in ciò che faccio, sapendo di aver dato il massimo e di aver contribuito a qualcosa di positivo, ogni singolo giorno.
ll successo per me non è un punto di arrivo, ma sapersi godere il viaggio di una continua crescita e realizzazione personale, che va anche oltre quella professionale.
Perseguire i miei sogni con passione, ampliare le mie conoscenze, esprimere la mia autenticità, creare relazioni profonde e lasciare un piccolo segno positivo nel mondo: questi sono gli elementi che definiscono il mio concetto di successo.
MTDD: Spesso, sin da bambini, siamo attratti da certe attività piuttosto che da altre e, a nostro modo, mostriamo una particolare inclinazione verso certi settori.
Quanto è importante per un genitore identificare queste dinamiche e aiutare il bambino, in ogni modo possibile, a coltivare i suoi talenti o comunque le sue naturali predisposizioni?
ET: Riconoscere e coltivare le inclinazioni dei propri figli e figlie credo sia fondamentale per il loro sviluppo e la loro autostima. Se mostrano un interesse verso alcune attività o ambiti specifici, rivelando una predisposizione naturale, vanno ascoltati/e e, nei limiti delle possibilità dei genitori, i aiutati/e a perseguire i propri sogni. Il che non significa forzare un percorso, ma dare la libertà di esplorare e scoprire le proprie vere passioni. È un investimento nel loro futuro, per aiutarli/e a diventare persone realizzate.
MTDD: Nel mondo dello spettacolo e soprattutto della recitazione, la voce, così come il corpo, è un elemento fondamentale. Molti attori e attrici hanno frequentato corsi di dizione per ‘correggere’ l’eventuale accento che avevano. Tu, oltre che attrice, sei anche formatrice e coach.
Potresti fornirci qualche dettaglio in merito?
ET: Il primo corso che ho frequentato io era un corso di dizione ed è una materia che ho insegnato per sei anni alla scuola Il Cantiere Teatrale di Roma. È stato divertente insegnarla e oggi molti dei miei ex studenti e studentesse hanno fatto una bella carriera nel mondo dello spettacolo.
Si tratta di una materia tecnica, fra le prime che un aspirante attore o attrice deve imparare, per farla propria e poi “dimenticarla”. Mi è stata utile da subito perché mi ha permesso di lavorare come voice over per spot radiofonici, segreterie telefoniche presentazioni e altri video, aziendali e non.
Oggi che sono una insegnante freelance, difficilmente propongo lo studio della dizione a sé, se non come parte di un percorso più ampio che tenga conto degli obiettivi specifici della persona.
In genere, al di fuori dell’ambito attoriale, coloro che mi chiedono di lavorare sulla propria dizione o sulla voce sentono l’esigenza di migliorare la loro comunicazione a tutto tondo, perché devono parlare in pubblico. Penso a chi tiene webinar e corsi online, o sale su un palcoscenico anche prestigioso come quello dei TEDx Talk, di cui sono speaker coach dal 2020.
Comunicare efficacemente è un percorso a 360º, che non si può ridurre a un aspetto tecnico, pena il rischio di irrigidirsi, barricati nelle regole della dizione, e risultare ingessati mentre si parla in pubblico.
Per questo motivo ho creato un percorso di studio e allenamento online basato sul training attoriale corpo-voce Linklater.
È pensato per attori, attrici e public speaker, ma è aperto a chiunque abbia voglia di sperimentare e migliorare, perché, come Shakespeare, anch’io penso che “tutto il mondo sia un palcoscenico e noi tutti quanti attori” e attrici.
MTDD: Hai qualche progetto cui stai lavorando che ci vuoi anticipare senza rivelare troppo?
ET: Come attrice, posso anticipare che ho in cantiere un nuovo progetto teatrale in coppia con mio marito e un progetto audiovisivo. Non vedo l’ora di poter condividere maggiori dettagli. Nel frattempo, continuo a lavorare anche dietro le quinte, come coach di voce e performance, e mi preparo anche al mio primo discorso su un palco del TEDx, dove sono stata invitata come speaker.
MTDD: Grazie, Emanuela, per aver partecipato a questa mia intervista. Sarò ben lieta di ospitarti in futuro per approfondire alcune tue attività.
Nel frattempo, coloro che volessero seguirti o mettersi in contatto con te, in che modo potranno farlo?
ET: Grazie a te per avermi dato l’opportunità di parlare della mia esperienza sul tuo blog. E grazie soprattutto ai lettori e lettrici! Se saranno incuriositi/e da qualche mia attività, sarò ben lieta di approfondire con te. Nel frattempo, chi volesse seguirmi o mettersi in contatto con me può trovarmi nei seguenti modi:
- Visitando il mio sito: https://www.emanuelatrovato.it
- Leggendo il mio blog: https://www.emanuelatrovato.it/blog
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