Giuseppe Mosco e il suo Guerre spaziali su pianeta scuola. La recensione

Guerre spaziali su pianeta scuola è il libro di Giuseppe Mosco, educatore e sociologo e proprio queste due essenze hanno reso possibile una disamina lucida, razionale e allarmante del pianeta scuola ai tempi attuali. Giuseppe Mosco usa una metafora, attraverso una storia fantasy, che fotografa l’allarmante attacco di alieni al pianeta scuola, fucina del nostro futuro. La scuola resta luogo deputato alla formazione dell’adulto cittadino di una terra che sembra sempre più manipolata, controllata da forze alienanti più che aliene che, in modo nemmeno poi tanto velato, hanno messo in atto un vero e proprio attacco alla cultura e identità nazionale sottendendo ad una cancellazione totale in nome di ideologie woke, gender e green, che ci riportano a una sterile omologazione. Lo spazio e il tempo si svuotano, perdendo di vista la dimensione umana. Lo spazio vitale del bambino stesso è oggi completamente riempito di impegni, impedendogli di annoiarsi e sviluppare la conseguenziale fantasia del riempire a proprio piacimento quegli stessi spazi. I luoghi ludici che un tempo erano la strada, ‘il cortile’, come ci dice l’autore, che permetteva di esplorare liberamente dinamiche relazionali e spaziali, oggi sono sostituiti da luoghi virtuali, asettici, sterili. Lo svago è programmato, il genitore tende al controllo fittizio se si permette poi al bambino di navigare in una rete insidiosa senza gli adeguati strumenti di difesa. Una società modello ‘Matrix’ oggi corre veloce verso il progresso tecnologico e l’uomo, la sua cultura e le credenze che ha, rappresentano per chi le pilota soltanto un freno a tale ‘evoluzione’. Da qui la necessità di destrutturare la religione, la scuola e la famiglia non funzionali al macro-capitalismo che ci vuole svuotati di appigli identitari che ci renderebbero più forti. La scuola, in questo contesto bellico, ha il dovere invece di ripuntare sull’allievo, puntando sullo sviluppo di uno spirito critico e un’autonomia di giudizio capace di leggere la realtà cangiante, con un approccio non omologato ma individuale.

Le guerre spaziali sono innescate dalla globalizzazione contro la coesione sociale su scala locale, innescando la disintegrazione delle reti protettive. In una società sempre più liquida si viene inghiottiti dal consumismo con l’illusione che, potendo comprare, si diventa parte della modernità. Nel seguire il mainstream si diventa progressisti, di questo i giovanissimi se ne convincono. In realtà l’individuo diventa sempre più solo in spazi e contesti aridi, in non luoghi realmente condivisi da simili ma soli, non sono identitari, relazionali, culturali e storici. La tendenza politica verso un tempo scuola infinito, dove adulti più o meno consapevoli, riempiono di significati da un lato ma gli stessi svuotati di significati veri. L’ozio, l’attesa, la noia è bandita, non è permessa come, di conseguenza, bandita è la fantasia e il tempo prezioso di riflessione autonoma, che permette di guardare dentro di sé e la realtà fuori di sé in maniera quanto più oggettiva e personale possibile. Con l’avvento poi dell’intelligenza artificiale anche a scuola, l’alunno diventa solo contenitore e fruitore di nozioni senza il passaggio relazionale tra umani, il calore il rapporto affettivo-emozionale attraverso cui avviene l’apprendimento. La scuola in quanto istituzione tende a omologarsi ai voleri dei poteri forti che necessitano di soggetti non pensanti e formati per capitalizzare. Da qui la predilezione della STEAM, del coding, del pensiero parcellizzato finalizzato a una risoluzione senza pensiero autonomo, l’invalsi con i test a risposta multipla, la riduzione dello studio della Storia e della Geografia, commutate in geostoria per decontestualizzare il bambino, incapace a collocarsi in uno spazio/tempo definito. Viviamo una fase di transumanesimo che può essere arrestata con una forma di resilienza, consapevolezza, di autonomia ci suggerisce l’autore. L’autonomia per non diventare automi.

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About Angela Ristaldo

Angela Ristaldo, giornalista pubblicista per inseguire una passione per il giornalismo nata tra i banchi di scuola come espediente didattico privilegiato per educare i ragazzi, anche in tenera età, all'autonomia di giudizio e al senso critico. Organizza da anni un giornale scolastico che spazia tra gli interessi dei ragazzi agli stimoli circostanti che la realtà propone. Laureata in Lingue è dal 2005 insegnante di scuola primaria per scelta, credendo fortemente nella scuola come veicolo e velivolo formativo di cultura: unica arma per essere vincente in questi tempi così cangianti e difficili. Amante dell’Arte, spazia nei suoi articoli, tra le più svariate tematiche dal sociale alla scuola senza mai perdere di vista la bellezza insita in tutte le cose se la si sa osservare e valutare.