I colori della poesia nell’ultima raccolta di Paola De Lorenzo
Prisma di Paola De Lorenzo Ronza, edizioni Centro Culturale Studi Storici Il Saggio pp. 70
Come un prisma ottico, la nuova raccolta di liriche di Paola De Lorenzo Ronca scompone la luce in raggi colorati su cui viaggiano i versi. Nelle poesie di Prisma pubblicate da Il Saggio di Maria Ronca, fede, amicizia, amore filiale sono i temi declinati con delicatezza e anche la nostalgia per i felici e spensierati tempi dell’infanzia trova adeguato spazio nei versi. Ma vi troviamo anche l’amore per Avellino, raffigurato dall’autrice in un acrilico su tela, che accompagna i versi dedicati alla sua città. Una serie di opere pittoriche si alterna alle poesie. Sono quadri dal sapore espressionista che lasciano trasparire la gentilezza d’animo dell’autrice.
Lo sviluppo delle liriche che compongono la racconta è variabile e anche all’interno dei singoli componimenti l’autrice sceglie sequenze ritmiche diverse, alternando aperture in quartine a sestine e preferenzialmente a strofe eptastiche o pentastiche, utilizzando talvolta anche alcuni interventi dialogici. Le rime sono sempre sciolte.
Così in Inquietudine, dopo tre quartine di rime sciolte, alla preghiera risponde un senario (è ricerca di Te) o, più avanti, dopo la sestina, un altro senario spezzato (no, son io/ che mi perdo) e, per concludere , un distico di settenari (perdonami, Signore/se non ti amo abbastanza).
Toccante la poesia dedicata alla Shoah Gennaio 1946, dove sono le scarpe a raccontare l’orrore del genocidio. Anche qui alle quartine, composte da versi di lunghezza diversa, si succedono, cambiando ritmo, due sestine di commento conclusivo.
La nostalgia di Prima sera, dove l’atmosfera del paese di origine si riempie del suono delle campane e “si scioglie/ il rosso sole/ sul verde dei campi”, i colori del prisma si rivelano in un susseguirsi di quartine, sestine, una pentastica, dando ritmo al fiorire della natura “tra il giallo grano/ e i rossi papaveri” dove “correva la mia giovinezza”. Ancora i colori, sebbene smussati, nella Breve vertigine dell’autunno del paese lontano in un procedere strofico 5,6,5,7,5,5,7.
Ma il profumo evocato e palpabile de La marmellata di fichi vale tutta la raccolta per la potenza descrittiva che l’autrice imprime con intenzione nei versi. Così, “Sugli accesi carboni/ da un paiolo di rame/ schizzavano spruzzi/ odorosi e sulle bocche/ voraci rimaneva quel/ gusto così dolce e verace”. Sembra di sentirne il sapore.
E quell’ombra di un sorriso lasciata sul cuscino (Notte) conclude una notte di combattimento tra frammenti di ricordi. Ma è nella gioiosa Bella è la vita che la gioventù esce vincitrice dalle pieghe dei ricordi “Oggi ho indossato/ una gonna a corolla/ e tra i fiori dei campi/ ho sparso gli sciolti capelli”.
Tra le liriche non manca qualche riferimento al vernacolo, luogo caro alla De Lorenzo che vi ha dedicato altre poesie in passato e una sezione è dedicata “Ad memoriam” ai cari amici scomparsi cui l’autrice ha voluto tributare l’onore della poesia.
Paola De Lorenzo
Vive ed opera in Avellino. Arrivata alla poesia nella maturità, dopo un lungo percorso interiore è vincitrice di numerosi premi di poesia nazionali e internazionali, classificandosi sempre nei primi posti. È inclusa in diverse antologie e raccolte di poesie a carattere nazionale. Recentemente è stata inserita nell’antologia della Letteratura Italiana I e II volume e nel Dizionario Critico della Nuova Letteratura Italiana di Heicon Edizioni. Nel 2009 ha pubblicato Petali in Ombra e nel 2013 Profumo di terra e di sogni con l’editrice Scderi, Collabora con il mensile Il Saggio del Centro Culturale Studi Storici di Eboli (SA).
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