I farmaci anti-estrogeni per la cura del tumore al seno bloccano il Covid-19

È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista «Annals of Oncology» dalle giovani ricercatrici Monica Montopoli (VIMM – Università di Padova) e Arianna Calcinotto (IOR di Bellinzona) su un campione di oltre 50mila donne testate per l’infezione da SARS-CoV2 in Veneto

I farmaci SERM (Modulatori Selettivi del Ricettore Estrogenico) sarebbero efficaci nel contrastare l’infezione da SARS-CoV-2 e il successivo sviluppo del virus: è quanto emerge da uno studio condotto dalle ricercatrici Monica Montopoli (VIMM-Università di Padova) e Arianna Calcinotto (IOR di Bellinzona) su una popolazione femminile di 51.060 donne testate per l’infezione da SARS-CoV-2 nella Regione Veneto.

Lo studio, dal titolo “Clinical outcome of SARS-CoV-2 infection in breast and ovarian cancer patients underwent anti-estrogenic therapy” è stato pubblicato dalla prestigiosa rivista “Annals of Oncology”, ed è il risultato della stretta collaborazione tra il VIMM-Università di Padova, il Registro Tumori Veneto e lo IOR di Bellinzona.

Partendo dal lavoro e dalla ricerca svolta dal VIMM lo scorso anno, che aveva dimostrato che pazienti affetti da cancro alla prostata trattati con terapie di deprivazione androgenica (ADT) presentavano un minor rischio di infezione e di sviluppo del Covid-19 rispetto a pazienti con cancro alla prostata non trattati, lo studio pone al centro il possibile ruolo degli ormoni steroidei nella strategia terapeutica Covid-19.

Indagando l’influenza degli ormoni sessuali nel decorso della malattia Covid-19, in virtù del loro ruolo nella regolazione del sistema immunitario e nelle diverse proteine coinvolte nell’infezione da SARS Cov-2 come ACE2 e TMPRSS, è stata evidenziato nel campione delle donne testate una ridotta prevalenza di infezione in pazienti affette da tumori ormono-dipendenti in terapia SERM (Modulatori selettivi del recettore degli estrogeni): lo studio suggerisce pertanto un effetto off-target giocato dai SERM che potenzialmente comporta un’alterazione nel meccanismo di fusione tra il virus e la cellula ospite, individuandone un possibile utilizzo clinico nel trattamento dei pazienti COVID-19.

Questo risultato, in linea con la recente scoperta sviluppata dal consorzio pubblico privato Exscalate4CoV, finanziato dalla Commissione Europea con il bando Horizon 2020 – che prevede un’efficacia di raloxifene quale potenziale farmaco contro il COVID-19 – andrà ulteriormente convalidato in una coorte più ampia di donne infette da SARS-Cov-2 e corretto in base a più variabili.

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