I gialli di Patrizia Calamia. Intervista all’autrice

Il nostro appuntamento mensile con gli autori conosciuti nel gruppo La Casa del Menestrello, torna con un’altra autrice (dopo Carola CestariFrancesca Patitucci, Luisa Di Francesco e Claudia Palombi), anche lei appartenente al gruppo che su Facebook accoglie scrittori e lettori per la divulgazione di opere e la condivisione di opinioni e recensioni, oltre ad organizzare eventi, premi e video-presentazioni, grazie all’attivismo dell’instancabile Domenico Faniello. Oggi incontriamo la scrittrice Patrizia Calamia a cui porrò alcune domande.

P.C.: Innanzi tutto buongiorno e grazie della disponibilità.

E.D.: Bentrovata, gentile ad aver risposto al nostro invito. La mia prima domanda è questa. La sua biografia rivela una grande passione per la scrittura e per un genere particolare: il poliziesco. Le voglio chiedere, prima di tutto, da cosa nasce la sua attenzione verso questo genere letterario. Ce lo può raccontare?

P.C.: Sono una persona che ama le sfide e scrivere un giallo è una sfida con me stessa. In un giallo io devo commettere un delitto senza farmi scoprire, ma sono contemporaneamente il poliziotto che svela il mistero; tutti gli elementi devono essere bilanciati con intelligenza, per dare al lettore la possibilità di fare lo stesso percorso, divertendosi. È complicato trovare soluzioni originali in un campo in cui è stato scritto praticamente tutto, ma bisogna provarci e io attingo idee ovunque.

E.D.: Personalmente, sono molto attratta dalle strutture costruttive dei libri che leggo. Mi spiega, se le va, come nasce un poliziesco, o se crede, un giallo o un thriller? Come scrive Patrizia Calamia?

P.C.: Ogni scrittore ha il suo metodo e non ce n’è uno corretto o valido per tutti. Per me, il più delle volte l’idea parte da un argomento che desidero approfondire, studiare. La prima cosa che decido è di cosa voglio parlare: arte, psicologia, il mondo del caffè.

Qualche volta vengono prima i personaggi. Ad esempio il mio primo romanzo Sodalizio mortale, una spy story sui servizi segreti vaticani, nasce da una vicenda autobiografica. A vent’anni avevo un caro amico seminarista che ho perso di vista e ho immaginato che fosse diventato un agente dei servizi segreti vaticani. Il terzo, Il labirinto di sangue è un mistery archeologico, in quel periodo ero molto attratta dall’archeologia subacquea.

Quando inizio a scrivere, ho già l’intera vicenda davanti e imposto lo schema di base, il titolo dei capitoli e un riassunto di quello che dovranno contenere poi, mano a mano che la vicenda scorre, aggiungo scene, personaggi a volte intere vicende collaterali, ma la storia principale esiste dall’inizio fino alla sua soluzione.

Questo in genere, ma ogni romanzo ha la sua storia. Ad esempio l’ultimo giallo Diritto di sangue è iniziato dalla soluzione del delitto. Viaggiavo in treno e ho iniziato a parlare con il mio vicino, un medico, fra le chiacchiere ha detto una cosa che mi ha ispirato. È stata una scena surreale. L’ho interrotto mentre parlava dicendo: Mi scusi un attimo, ho bisogno di riflettere… quello che ha appena detto è fantastico e sarà la soluzione del mio prossimo giallo! Quindi ho costruito la vicenda in modo che supportasse quel tipo di finale.

E.D.: Grazie per averci fatto sbirciare nei segreti delle sue creazioni, è tutto molto affascinante. Nella sua vita ci sono tre città importanti e molto diverse tra loro: Roma, dov’è nata, Trieste e Milano, dove vive; ma ci sono anche gli spostamenti che le lasciano il tempo di pensare. Quanto c’è di questi elementi nei suoi libri?

P.C.: Nei miei romanzi ci sono molti viaggi, anzi per me, specialmente in questo periodo di immobilità forzata, scrivere è un viaggio.

E.D.: In questo periodo il desiderio di evasione credo sia comune a tutti noi. Anche nelle letture, probabilmente, le scelte sono influenzate da questo sentire. Lei cosa ama leggere, quali sono i suoi autori preferiti?

P.C.: Leggo moltissimo. Amo ovviamente i gialli, ne leggo moltissimi di diverse nazionalità e stili; per me è un po’ studiare. Mi piacciono molto i romanzi storici e i saggi sui grandi personaggi della storia, specialmente se femminili. Poi c’è quello che studio: tecniche di investigazione, criminologia, armi, droga e i paesi in cui ambiento i romanzi.

E.D.: Qual è il complimento più bello che ha ricevuto per un suo libro da un lettore?

P.C.: A costo di sembrare strana provo molta soddisfazione quando un lettore mi dice che mi ha odiato. I miei romanzi non sono mai sanguinosi e non indugio mai in scene impressionanti, ma sono gialli ed è normale che ci sia un certo grado di cattiveria.

Mi è capitato più di qualche volta di ricevere sui social messaggi di lettori che hanno fatto tardissimo per non staccarsi dalla lettura degli ultimi capitoli. E che alla fine mi hanno odiato perché, lo ammetto, a volte sono cattiva con i miei personaggi.

Mi fa sempre molto piacere quando mi fanno domande su cosa succede dopo a tale personaggio, come se lo stesso fosse reale e la sua esistenza continuasse oltre le pagine del libro. Secondo me indica un grado di coinvolgimento che ti fa sentire di aver fatto un buon lavoro.

E.D.: Ora le rivolgo una domanda che credo vogliano porle in tanti. C’è, secondo lei, un modo per diventare uno scrittore di successo o, almeno, un modo per essere seguiti dai lettori?

P.C.: Direi che bisognerebbe porre la domanda a uno scrittore di successo! Scherzi a parte, purtroppo, temo che la risposta sia complessa e non ci sia nulla di scientifico. Non basta saper scrivere, il mondo è pieni di bellissimi libri che nessuno ha letto e di scrittori bravi e ignorati. Bisogna impegnarsi molto per promuovere se stessi, cosa in cui in genere chi scrive non è molto bravo, partecipare a festival, rassegne, trasmissioni anche locali con l’obiettivo di conoscere altri scrittori, editori, giornalisti. Il network è molto importante. Oppure ci si può affidare a un’agenzia letteraria, ma non tutte sono serie. È inutile negare che con il contatto giusto, l’articolo nella rivista stimola la curiosità del lettore che andrà ad acquistare il libro.

Per il vero successo però, almeno in Italia, ci vuole la serie tv, quando qualcuno si ispira al tuo romanzo per farne una serie, il successo è assicurato.

Patrizia Calamia è nata a Roma e vive fra Trieste e Milano.

Prima che il mondo cambiasse, viaggiavo molto per lavoro in compagnia dei miei personaggi. Negli aeroporti, sui treni scrivevo e studiavo per poter scrivere meglio. Quando il mondo si è fermato la scrittura, la lettura e lo studio dei temi dei miei romanzi sono stati il mio mezzo di trasporto, lo strumento che mi consentiva di viaggiare con la fantasia.

Diritto di sangue (ed. Bertone, Perugia, 2021) è il secondo episodio che vede protagonista la squadra omicidi di Firenze, seguito di Sola nell’auto (Bertone, 2018).

Precedenti: Sodalizio Mortale (ilmiolibro.it, 2013), La galleria dai mille volti (Gelmini, 2014), La killer senza nome (Gelmini, 2015), Il labirinto di Cnosso (Gelmini, 2016), Il delitto di Via Rubens (Pagliai, 2017), Sola nell’auto (Bertone, 2018).

Diritto di sangue di Patrizia Calamia, Bertoni editore, 2021.

Firenze, gennaio 2018.

Un divano insanguinato. Una figlia che uccide il padre.

Un’antica famiglia fiorentina. Un doppio matrimonio che cementa un’alleanza.

Amore e affari.

Un dettaglio stonato convincerà la squadra a rimettere in discussione anche l’evidenza alla ricerca di una soluzione che continua a sfuggire.

La seconda indagine di Cosimo Cavaliero, capo della squadra omicidi, fiorentino, e Lia Van, giovane agente speciale.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.