IL CACCIATORE DI AQUILONI di Khaled Hosseini

 

Il cacciatore di aquiloni è il primo romanzo di Khaled Hosseini , celeberrimo autore americano di origine afghana.

La storia narra di Amir e Assan, due bambini cresciuti insieme e molto legati tra loro. Amir è un ragazzo afghano di etnia Pashtun (etnia di maggioranza in Afghanistan, molti di essi sono talebani) che abita a Kabul con suo padre Baba ed il suo servo Ali, il cui figlio è Assan, entrambi di etnia Hazara (di origine mongola e di religione islamica sciita).

I due ragazzi vivono in trepidante attesa per l’evento più importante del loro quartiere: la caccia agli aquiloni. Lo scopo della gara è quello di tagliare il filo di tutti gli aquiloni degli avversari per vincere la competizione.  La vittoria è di Amir (anche se il merito è quasi tutto di Hassan che lo aiuta), e suo padre per la prima volta è orgoglioso di lui.

Un giorno i due incontrano un gruppo di ragazzi più grandi che hanno idee razziste sulle diverse etnie coesistenti in Afghanistan ed Hassan, per proteggere il suo padrone, minaccia loro con una fionda, provocandone l’ ira. In seguito i ragazzi si vendicheranno del torto subito violentandolo davanti agli occhi di Amir che per paura non interviene.

A partire da questo momento, il giovane, per il rimorso e la vergogna di non avere difeso il suo migliore amico inizia ad evitarlo, fino a che, il padre di Hassan decide di lasciare la casa di Baba.

Nel 1981, durante l’invasione da parte dei russi, padre e figlio scappano in California, negli USA, dove vivono per anni una vita tranquilla e normale.

Amir, divenuto ormai un uomo, consegue una laurea in letteratura inglese, diventando uno scrittore (coronando il suo sogno) e si sposa.

Nel 2001 riceve una telefonata di un vecchio amico e si reca da lui in Pakistan dove scopre che Hassan in realtà era suo fratello, che è stato ucciso dai talebani e che suo nipote è prigioniero di uno di loro, in cui riconosce uno dei ragazzi che avevano violentato il suo giovane servo da bambino.

L’enorme senso di colpa del protagonista e la scoperta di avere un nipote in grave pericolo gli farà mettere a rischio la propria vita per riuscire a salvare quella del bambino.

Hosseini ha un enorme talento: riesce a mostrare la bellezza del suo paese d’origine con un’incredibile vividezza d’immagini  e con la stessa intensità ci fa vivere il dramma di un paese completamente dilaniato a partire dall’invasione russa del 1981; un paese in cui un ristretto gruppo di persone (i talebani) comandano incontrastati, in cui le donne non hanno alcun valore, in cui non esiste alcun tipo di libertà, in cui gli aquiloni non volano più…

Un paese di cui non si parla più ma che è ben lontano dall’idea di democrazia alla base di una società civile sana e mi chiedo se con la morte di Osama Bin Laden, questo paese, nei secoli spesso violato da lotte di ogni genere non sia tpornato ad essere lo scenario principale dello “jihād” la spaventosa guerra religiosa  perpetrata dai fondamentalisti islamici ai danni dell’Occidente.

 

“Non è vero, come dicono molti,

che si può seppellire il passato.

Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.

 Sono ventisei anni che sbircio di nascosto in quel vicolo deserto.

 Oggi me ne rendo conto.”

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