IL FIUME, CONFUCIO E LA VITA
Il fiume non è mai lo stesso. Se Confucio, quando partorì la sua massima, ci avesse riflettuto meglio, avrebbe introdotto questa variabile. Anche il mare non è sempre uguale a se stesso ma in modo diverso. Il fiume ha una direzione, un verso di scorrimento e anche una portata che lo fanno somigliare a un vettore e tutti questi elementi cambiano nel tempo tranne il punto di origine, come un vettore appunto.
Ogni giorno il fiume cambia in risposta ai diversi fattori cui è soggetto. Una pioggia intensa, un’alluvione, il vento, la siccità condizionano la forma del fiume almeno quanto i materiali che attraversando erode trovando maggiore o minore resistenza all’opera continua di scavo, restando così costretto ad adattarsi a questi imprevisti e a riformulare il suo percorso continuamente. Nonostante questo, il fiume non cambia nome e viene sempre riconosciuto come tale. Il fatto che cambi ogni giorno tragitto e forma lo fa sembrare quasi vivo. Anzi: si potrebbe dire che la vita è come un fiume. Se ci si pensa, anche la nostra vita cambia ogni giorno, cambia strada, imprevedibilmente. Così capita che un giorno sono stanco e un giorno scoppio di energia e poi un giorno sembro più attraente di altri, con più o meno voglia di lavorare, di incontrare gente e anche di amare. Se Confucio ci avesse pensato (chissà che non lo abbia fatto poi) forse non sarebbe riuscito a rinchiudere tutto il peggior desiderio di vendetta in un aforisma così semplice e banale da lasciare ai posteri: “Raccogli le tue cose, vai sulla riva del fiume, siediti e aspetta. Un giorno vedrai il cadavere del tuo nemico passarti davanti”. Ma questa frase non rende ragione alla meravigliosa complessità della vita di un fiume che ha la sua fase di gioventù (con il suo profilo scosceso e baldanzoso), di maturità (in cui il profilo si ammorbidisce anelando al raggiungimento del livello di base, di recapito, di ricongiunzione con il mare) , infine di senilità (con un andamento piano, anastomizzato, ondeggiante, pacificato, quasi desideroso di tardare la fine che si avvicina).
Come non è bello né possibile semplificare la vita dell’uomo che desidera la vendetta, nutrendo una belva che finirebbe per corrodere tutto il bene. Sappiamo infatti che non c’è alcuna intenzione nella frase confuciana di fornire tale tipo di nutrimento al vendicatore. Anzi. L’intenzione è invece quella di pacificare l’animo inquieto distogliendolo dall’affanno del desiderio di vendetta, tanto la vita da sé rende giustizia delle azioni compiute. Tuttavia la frase è stata abusata compromettendo la posizione del fiume che non c’entra nulla con la vendetta e tantomeno con la morte del nemico. E poi: non riuscirei proprio ad immaginarmi seduto sulla sponda del fiume a perdere la mia vita mentre il mio nemico vive la sua e cambia ogni giorno come il fiume modificando la sua strada, cambiando amici. E anche nemici. Viviamo la nostra vita!
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