Il Trattato di Osimo fa ancora riflettere. Il convegno

In quella Osimo che il 10 novembre 1975 fece da teatro a quel trattato che sancì irrimediabilmente la cessione alla Jugoslavia di gran parte della Venezia Giulia, l’associazione Coordinamento Adriatico, sabato 6 aprile scorso, ha promosso il convegno “Prima e dopo il Trattato di Osimo: riflessioni”.

La località marchigiana, ove nel 1975 Italia e Jugoslavia conclusero una trattativa bilaterale durata oltre vent’anni, ma portata a termine al di fuori dei consueti canali diplomatici e con modalità che fanno ancor oggi discutere, ospitò infatti l’incontro tra i ministri italiano e jugoslavo Mariano Rumor e Miloš Minić che sancì la fine delle aspettative degli esuli giuliano dalmati sulle terre abbandonate.

A rappresentare le associazioni degli esuli  sono intervenuti  Renzo Codarin (presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia), David Di Paoli Paulovich (presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane), Franco Luxardo (presidente dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio), Maria Rita Cosliani (vicepresidente dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio), Franco Papetti (Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio) ed Antonio Ballarin, presidente della Federazione degli Esuli istriani, fiumani e dalmati.

Introducendo l’incontro, il prof. Giuseppe de Vergottini, stimato presidente di Coordinamento Adriatico, ha ricordato l’atteggiamento rinunciatario con cui i governi italiani affrontarono la trattativa sulla sorte del mai costituito Territorio Libero di Trieste, la cui Zona A (Trieste) dal 1954 era amministrata dall’Italia e la B (Capodistria e Buie) dalla Jugoslavia, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale del 1964 ritenesse mai cessata la sovranità italiana su entrambe le zone.

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