Il valzer delle imposte. Il focus di Giuseppe Rocco

Le imposte sono necessarie per offrire allo Stato i fondi necessari alla fruizione dei servizi essenziali, dalla giustizia alla scuola, dalla sanità alla tutela dei cittadini. Non viene posto in discussione il sistema tributario, per i suoi fini e la realizzazione degli stessi, ma per l’eccessivo numero, per l’inaccettabilità di alcune di essi, per lo sperpero dei fondi acquisiti.

Le imposte possono essere dirette ed indirette. Le imposte dirette si pagano direttamente allo Stato, come l’Irpef, quelle indirette agiscono sui consumi dei cittadini, come l’Iva. L’Irpef parte da un’aliquota di 23% per arrivare al 43%; l’iva è compresa tra il 4 e il 22%.

Secondo i dati CGIA di Mestre del 2019, l’Italia si colloca al sesto posto per pressione fiscale con una tassazione di circa il 43,5%; al primo posto la Norvegia con il 54%. Oltre a Irpef e Iva, si enumerano:

  • Tasse sull’istruzione, per le scuole superiori;
  • Imposte sugli immobili, quali IMU, TASI;
  • Tassa smaltimento rifiuti, per finanziare la raccolta dei rifiuti;
  • Tassa consumo energetico, per le utenze domestiche;
  • Tasse su auto, quali bollo auto, Assicurazione, accise benzina;
  • Imposte su consumi particolari, come aliquote aggiuntive per tabacchi, alcolici e tante altre.

Fra le imposte scarsamente giustificate e ritenute inique, possiamo citarne due a titolo di esempio:

  • Tassa di soggiorno, un onere tributario del Comune sugli ospiti in hotel e strutture ricettive. Una tale imposizione confligge con l’incremento del turismo in quanto accresce le spese per chi si reca in vacanze;
  • Il ticket sanitario sui farmaci, su prestazioni sanitarie (visite, analisi di laboratorio), prestazioni di pronto soccorso, cure termali. Un istituto ingiusto poiché grava sugli ammalati e deboli, in particolare sulle persone anziane più ricettive delle malattie e spesso più povere che vivono di scarse pensioni. La punta di iniquità viene raggiunta con il ticket al pronto soccorso, in cui si esaspera il concetto nei momenti di maggiore bisogno. Altra critica viene mossa dalla disparità di trattamento tra cittadini residenti in diverse Regioni[1]. La materia del ticket entra in contrasto con la Costituzione (artt. 31 e 32) poiché le regioni, per coprire il deficit del bilancio sanitario, applicano l’addizionale Irpef.

In relazione allo sperpero di denaro pubblico, si rammentano i numerosi proventi, posti nel bilancio statale, a favore di associazioni varie; si registrano spese per iniziative degli enti locali molto lontane dai loro compiti; infine il nucleo principale di uscite veramente incomprensibili del pubblico denaro appare dallo spettacolo di elargizioni da parte delle Regioni, in particolare delle Regioni a statuto speciali, molto libere di spendere ma ingiustificata la loro esistenza in una Nazione ormai consolidata. Qualche giustificazione poteva esserci al momento della stesura della Costituzione, ma ora non trova una consistenza politica o sociale.

In tema di tassazione pare necessario estendere il discorso ad un contesto generale e internazionale, che crea scompensi sul piano della giustizia.

In questa materia si ricorda la curva di Laffer, che è una curva a campana disegnata su un diagramma cartesiano dove nell’asse delle ascisse viene posta l’aliquota di imposta media, ossia la pressione fiscale media rispetto al reddito, e sull’asse delle ordinate il gettito fiscale che lo Stato ottiene dall’imposta. Si richiama come concetto il punto di Cournot nella fissazione del prezzo di un bene, che deve essere alto sino al punto da non perdere molti clienti, nel senso di godere del maggior numero di clientela e quindi di guadano.

La teoria, non è sostanzialmente nuova, in quanto mette in pratica i principi di Keynes e viene fatta risalire, nelle parole dello stesso Laffer, persino ad uno studioso del 1400, tale Ibn Khaldun ed in realtà è intuitiva; più soldi disponibili si ha in tasca, più si ha la possibilità di spendere.

Con questa “curva a campana” l’economista sosteneva che quando la tassazione supera una certa soglia provocava non un aumento bensì una diminuzione del gettito per le casse dello Stato. Laffer diceva che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l’attività economica non è più conveniente e il gettito è destinato a diminuire fino ad azzerarsi, nell’ipotesi in cui il prelievo raggiunga il 100% del reddito.

Un riferimento al dibattito italiano attuale, viene dalla cosiddetta “flat tax”, che comunque appare una forzatura in quanto fissa arbitrariamente un livello unico senza mediazioni graduali; quindi fa mancare le normali coperture di bilancio e non è in grado di autofinanziarsi.

Nel tentativo di ridurre gli squilibri economici e realizzare un minimo di giustizia socio-fiscale, i ministri delle Finanze del G7, nell’incontro del 5 giugno 2021 a Londra, hanno assunto una decisione importante introducendo una tassa globale sulle multinazionali digitali.

L’importo deciso si attesta sul 15%[2]. Inoltre è stato individuato il 20% dei profitti delle grandi compagnie, che eccedono il 10% del fatturato verrà allocato ai paesi dove quei guadagni vengono effettivamente realizzati e lì devono essere tassati. Questa importante decisione pone fine allo stratagemma parziale dei paradisi fiscali, in cui si registra un solo domicilio legale.

In effetti nella pandemia, i giganti del settore tecnologico (Amazon, Google, Facebook, Microsoft) hanno visto sbalzare i loro profitti grazie ai cambiamenti di abitudini introdotti dal lockdown.

La ristrutturazione del sistema globale, con la global tax, assumerà la forma operativa quando i paesi procederanno a legiferare. Secondo la procedura dell’accordo, si deve attendere un’intesa a livello di Ocse, che raduna 139 Pesi, e poi una conferma in sede di G20.

La mente dell’operazione è Janet Yellen, segretaria del tesoro Usa. L’esponente governativa americana si era mossa nel marzo scorso, inviando la proposta ai paesi G20 e all’Ocse. Quindi il merito va all’avvento della nuova amministrazione americana, dopo l’oscurantismo internazionale vissuto con Trump. Resta qualche riserva sul Congresso americano, ove i repubblicani si opporranno sulla global minimum tax.

Speriamo che questa storica decisione possa bloccare la competizione al ribasso fra gli Stati; non riuscirà a smantellare i paradisi fiscali classici, dalla Barbados alle Cayman, dove si stima siano parcheggiati centinaia di miliardi di dollari.


[1] Un bimbo in Sicilia paga il ticket mentre un coetaneo sino a 14 anni in Lombardia viene esentato a prescindere dal reddito.

[2] Valore iniziale era il 21% e dopo il dibattito si è trovato il compromesso sul 15%; rientrata pure la richiesta americana di pronta realizzazione, senza ulteriori approvazioni.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.