Il vino e l’Ametista
Oggi un altro appuntamento con la rubrica Oltre la montagna curata da Donata De Bartolomeis. Scopriremo le proprietà di un altro cristallo.
D’olio e di vino condisco la vita,
soffriggo con l’aglio i cattivi ricordi
ché ogni giorno se tu non lo mordi
perdi anche il gusto di leccar le dita!
Sulphur
Un bicchiere di vino rosso a tavola con gli amici crea intimità, riscalda i cuori, libera i sorrisi e abbatte le barriere, ma se quel bicchiere dovesse diventare bottiglie allora l’epilogo potrebbe essere a dir poco imbarazzante.
Un’antica leggenda racconta che la ninfa Ametista era perseguitata dalla corte di Bacco (per i greci Dionisio), dio del vino e dei misteri. Nonostante le sue fattezze giovanili e i capelli fluenti, la sua corte era molto sgradita alla giovane ninfa, che, infastidita, chiese aiuto ad Artemide (Diana per i Greci), giovane vergine abile nella caccia, irascibile e vendicativa che, al contrario di Bacco, amava la solitudine e detestava i banchetti.
Artemide prese a cuore la richiesta di aiuto della giovane ninfa e per salvarla dal dio orgiastico la trasformò in un limpido cristallo. Bacco adirato versò sul cristallo una coppa di vino che conferì alla pietra quel caratteristico colore che oscilla dal viola intenso al lilla chiaro, spesso con una disposizione a chiazze o bande, ma poi, pentito, per riparare in parte al suo gesto, in ricordo della sua amata Ametista, donò a quei cristalli la capacità di proteggere dagli effetti del vino.
Nell’antica Roma, infatti, i commensali dovevano bere vino in coppe di ametista per rimanere sobri. Anche in Grecia questo quarzo è legato alla leggenda della ninfa e di Dionisio, tanto che il nome Améthystos significa “non ebbro, colui che non si ubriaca”.
E noi? Noi possiamo adornare la nostra mensa con un bellissimo centrotavola in ametista, quarzo abbastanza resistente a graffi e abrasioni. Possiamo utilizzare un quarzo grezzo o una drusa, agglomerato di più cristalli le cui energie purificherebbero anche il cibo e lo energizzerebbero. Le sue energie, inoltre, influenzeranno i commensali sollecitandoli a non strafare e i legami tra gli ospiti si rafforzeranno e consolideranno.
IL LIBRO
“… E mentre la zia lo viziava con un tozzo di pane croccante, tuffato nel sugo ancora fumante, lo zio Tonino si faceva aiutare al travaso in cantina, sdebitandosi con poche lire, mezzo bicchiere di rosso bevuto a canna dalla botte e un’infinità di racconti di guerra, sempre in bilico tra sangue e sogno, in una nube di ricordi che spesso il vino aiutava a rischiarare. O, almeno, così diceva lo zio, mentre approfittava del travaso per buttare giù un altro sorso.”
Sulphur – romanzo di Cesare Carpenito edizioni Il Papavero
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