Intervista a Eugenio Merrino, autore di Il Santo di Auschwitz

Lei ha scritto di una storia importante, in un libro che narra del sacrificio del santo Padre Kolbe, Il Santo di Auschwitz, edizioni La Bussola. La figura del sacerdote che dette la sua vita per quella di un detenuto ad Auschwitz, tra i dieci indicati per una rappresaglia, parla di amore cristiano. Lei, ci dica, ha scritto come sacerdote, studioso, o semplicemente come uomo?
Detta distinzione è ormai fortunatamente passata, in quanto ogni essere umano è un individuo dotato di un’unicità, carica della sua storia. A tal proposito, in maniera molto laica, credo che una delle migliori definizioni l’abbia data Boezio: persona est rationalis naturae individua substantia (Contra Eutichen et Nestorium, c. 4). In ultima analisi e in risposta, ho semplicemente scritto come Eugenio.
Grazie, Eugenio. “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri” è la frase di papa Paolo VI che ha ispirato la stesura di questo testo, il cui argomento è stato anche oggetto della sua tesi di laurea. Lei pensa che gli uomini comuni possano aspirare alla santità al giorno d’oggi?
Che cos’è un Santo? Una madre che si sacrifica per la famiglia o un padre che si spacca la schiena a lavorare, non è forse Santo? A tal proposito credo sia bello ricordare che la Chiesa non fabbrica santi, ma li riconosce. La santità non consiste nel fare miracoli, ma nell’essere e riconoscersi contingenti a una realtà che urge ogni giorno di identificarsi come fratelli e sorelle sotto lo stesso cielo; in tal senso San Massimiliano Kolbe, donando la sua vita in cambio di uno sconosciuto, ne è stato maestro.
E abbiamo, a mio avviso, sempre più bisogno di maestri, ponendoci a nostra volta nella condizione di discepoli. Ora, tornando a lei, ci vuole parlare delle eventuali sue altre esperienze da scrittore, oltre che della sua esperienza come docente?
Ho studiato e continuo a farlo, ho scritto e continuo a scrivere (al momento curo una rubrica su un settimanale: L’Araldo abruzzese), riguardante il rapporto tra la scienza e la fede; tuttavia, credo che il vero sapere nasca dalle relazioni o meglio ancora dalle esperienze che queste ci danno e in questo i miei professori sono stati i miei alunni e tutti i giovani che ruotano intorno le mie attività di apostolato. A tal proposito, aggiungo che spesso, in forza dei nostri titoli accademici, rischiamo di illuderci di avere costantemente qualcosa da dire, ma ciò ci porta ad ascoltare meno e facendo dalla sana autocritica, credo in una Chiesa che ascolti di più e parli solo dopo aver ascoltato. Papa Francesco lo ripete spesso, ma credo sia ancora lunga la strada.
Questa è un’ottima indicazione per chi si dedica all’educazione dei giovani, ma anche all’apostolato. Un’altra domanda: ha per il libro presentazioni da segnalare in programma?
Il testo è stato già presentato ed esposto in televisioni locali, radio, giornali e riviste. Devo dire con mia grande sorpresa che mi sono stupito che piattaforme nazionali come Radio Vaticana se ne siamo interessati. Tuttavia il testo è nato per proporre qualcosa nella giornata della memoria ai giovani di scuole e università e devo dire che superare le 300 copie ed entrare nella collana di sociologia è stata una sorpresa. Quindi ha già assorbito pienamente al suo compito.
Ci può dire se ci sono prossimi progetti letterari nel suo cassetto?
Sto finendo un Master in scienza e fede e uno in psicologia, chissà… J
La ringrazio per la disponibilità e per le esaurienti risposte che mi ha dato.
Grazie a Lei, nell’attenzione a me volta e alla sua redazione. Nel restare a disposizione di qualsiasi chiarimento la saluto alla “francescana maniera” tanto cara a Papa Francesco: Pax et bonum.
Eugenio Merrino

Eugenio Merrino, nato a Messina il 13/04/1985, residente a Caprafico (Teramo), dove opera come Sacerdote. Baccelliere in Sacra Teologia (laurea Magistrale), e con un diploma universitario presso l’Università di Pisa “educazione alla pace e all’intercultura”. Ha esercitato come docente e Editorialista freelance di: “Frammenti di pace e Orbisphera e ad oggi scrive per il settimanale l’Araldo Abruzzese.
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