Intervista a Giulietta Fabbo autrice del romanzo L’Albero di Nespole

L’Albero di Nespole, uscito quest’anno, è il suo primo romanzo. La trama si incentra sul tema dell’emigrazione e Nino è il giovane protagonista che viene fatto imbarcare, alla fine della seconda guerra mondiale, alla volta dell’America. Le chiedo: la vicenda narrata è ispirata a vicende familiari o a storie vere?

La vicenda narrata è ispirata liberamente a storie vere: una storia in particolare che conoscevo fin da quando ero bambina e tante storie che ho sentito raccontare, per cui ho voluto a un certo punto che fossero messe nero su bianco.

Il suo è chiaramente un romanzo storico, in virtù dell’ambientazione e della descrizione storica degli avvenimenti che fanno da contesto alla storia di Nino, anche se immagino possa anche essere definito un romanzo di formazione. Perché ha scelto questo genere letterario?

Il romanzo storico come genere letterario mi ha sempre attratto, anche come lettrice. In questo caso però nel corso della stesura del romanzo è successa una sorta di operazione inversa: è stato quasi il genere a scegliere me! Mi spiego meglio: nel momento in cui portavo avanti la trama e la vicenda del protagonista, mi rendevo sempre più conto che era la storia che entrava nella sua vita e la cambiava; cambiava le sue relazioni umane, le sue modalità di interazione con gli altri, cambiava le dinamiche dei rapporti familiari: quindi il romanzo è diventato storico naturalmente durante la sua stessa stesura.

Ho letto che il messaggio che in fondo lei intendeva trasmettere è che ciascuno dovrebbe trovare la propria strada nella sfida della vita. Immagino che Nino abbia trovato la sua. Senza rivelare troppo della trama, ovviamente, ce ne vuole parlare?

È proprio così! Io ho voluto affidare a Nino, il personaggio protagonista, questo messaggio secondo me importante: il fatto che nella sfida della vita ognuno dovrebbe riuscire senza scoraggiarsi a costruire la propria direzione. Nino ha avuto un percorso complicato e si è trovato collocato su una strada non scelta: ma questo non lo ha abbattuto, non lo ha demotivato.  Nino si è guardato intorno e ha accettato, non con rassegnazione, ma con serenità, la realtà che gli stava intorno. Ha guardato tutto ciò che aveva la possibilità di valorizzare e, con gli occhi pieni di speranza, ha cominciato a costruire la sua “strada”.

Lei è un’insegnante, vive quindi quotidianamente con i ragazzi d’oggi. Nino potrebbe essere uno di loro?

Sono reduce da un confronto dopo la lettura estiva del romanzo da parte di alcune classi e da parte di alcuni alunni e questo confronto è stato per me molto stimolante: sono stati proprio i ragazzi a raccontarmi e a rivelarmi di essersi immedesimati in Nino durante la lettura e quindi sicuramente Nino potrebbe essere uno di loro. Per la verità più volte ho sentito dire testualmente proprio questa frase “Anche io sono un po’ Nino!”. E questo è un feedback che ovviamente mi ha fatto davvero grande piacere!

Arriviamo ora all’esplosione tecnologica che si verifica proprio nel periodo storico che lei ha trattato e che accompagna l’evoluzione dei rapporti di Nino con la sua famiglia di origine. Riguardo ai demonizzati smartphone, causa della riduzione dei rapporti umani e diretti, cosa rappresentano questi oggetti d’uso, secondo lei, nella nostra società, alla luce della storia vissuta dal protagonista del suo romanzo?

Nella vicenda narrata, nel corso dell’evoluzione tecnologica, arriva anche lo smartphone e diventa un prodotto del progresso che consente ai personaggi della storia di azzerare veramente le distanze oceaniche che erano esistite per decenni tra di loro e recuperare rapporti anche fraterni che in una prima fase del Novecento non era stato possibile vivere. Nella nostra società (soprattutto se pensiamo ai giovani e al rapporto quasi “morboso” che essi spesso hanno con gli smartphone) c’è qualcosa sicuramente da riaggiustare: andrebbe per esempio recuperato un tempo per la lettura che è stato in qualche modo sottratto ai giovani proprio dall’uso amplificato e dilatato degli smartphone. Andrebbe recuperato un tempo per vivere realmente e non virtualmente i rapporti e le relazioni umane, e bisognerebbe inoltre lavorare per arginare il danno che questi prodotti multimediali possono realizzare sulle anime fragili dei giovani. Fino a questo momento noi adulti, genitori, educatori e rappresentanti delle istituzioni, abbiamo tutti un po’ subito l’invasione degli smartphone: adesso forse è ormai matura quella distanza temporale che ci consente di guardare con più lucidità a questo fenomeno e quindi di intervenire per poter arginarne o semplicemente definirne il ruolo all’interno della quotidianità, della formazione, della società.

La mia ultima domanda è: ha un altro libro nel cassetto?

Ho tante idee nella testa e tanti sogni nel cassetto: sicuramente il riscontro positivo che ho avuto in questi primi mesi dopo l’uscita del romanzo d’esordio è per me molto incoraggiante. Vedremo…

Print Friendly, PDF & Email

About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.