ITALIANS DO IT BETTER: “Cesare deve morire” (con trailer)

Cesare deve morire è un film drammatico del 2012, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2012 e di ben cinque David di Donatello, tra i quali quelli per il “miglior film” e per la “miglior regia”.

Il film è la prova lampante, evidente, che il cinema italiano è ancora in grado di sfornare opere di altissimo livello, apprezzate a livello internazionale.

cesI registi sono i “non più giovani” fratelli Taviani, Paolo e Vittorio (82 anni il primo e 84 il secondo) che dimostrano, a dispetto della loro età, un grande spirito innovativo e una vitale passione per il cinema e l’arte in generale.

Cesare deve morire è la rivisitazione in chiave cinematografica della tragedia di William Shakespeare, “Giulio Cesare”; e fino a qui, qualcuno potrebbe dire, non c’è alcuna decisiva novità. In realtà la tragedia, questa volta, è recitata non da attori professionisti ma da veri e propri detenuti. Il film, infatti, è stato interamente girato a Rebibbia, in particolare nel reparto di massima sicurezza del carcere romano. E, in più, il testo originale shakespeariano è stato modificato in base ai dialetti di origine dei diversi detenuti protagonisti che di volta in volta appaiono sulla scena.

La storia è naturalmente, essendo una sua rivisitazione, quella del Giulio Cesare di Shakespeare: Bruto, figlio adottivo di Cesare, si lascia convincere a partecipare a una cospirazione, ordita da alcuni senatori romani, tra cui Cassio, per impedire che Cesare trasformi la repubblica romana in una monarchia.

Il film mostra i momenti della rappresentazione della tragedia, i provini per la selezione degli attori tra i detenuti di Rebibbia, le prove e, infine, lo spettacolo vero e proprio. Si tratta, insomma, di “metateatro” applicato al cinema, in cui è il cinema a mostrare il teatro e a parlare di esso.

Come già detto in precedenza, gli attori sono veri detenuti, alcuni dei quali, una volta usciti, hanno intrapreso la carriera di attore (è il caso di Salvatore Striano, che interpreta Bruto). Sono persone, quindi, condannate dalla società a scontare una pena, alcune delle quali senza fine, come nel caso di alcuni attori condannati all’ergastolo che recitano nel film. Recitare per loro è fondamentale: significa prendere le sembianze, l’identità di personaggi tragici, di uscire dalla quotidianità fatta di celle e reclusione; di immedesimarsi, quindi, nel personaggio che recitano. E’ così che succede nel caso di “Cesare deve morire”: gli attori/detenuti sono accomunati ai protagonisti della tragedia, perché anche loro vivono in tragedie, nella concezione che Alfieri aveva di tragedia come “volontà di libertà”.

Gli attori, con un trascorso nella criminalità organizzata, condividono con i personaggi che interpretano le stesse passioni, come la sete di potere, il tradimento, la vendetta. E portando sulla scena le loro passioni e i loro errori si verifica quel processo di “catarsi”, di purificazione, che nel contesto del carcere è fondamentale per la “redenzione” dei detenuti.

ceIl film presenta una struttura particolare, quella della Ringkomposition, parola tedesca che significa “composizione ad anello” ed indica una struttura circolare, in cui gli elementi iniziali sono ripresi alla fine. Infatti la scena iniziale coincide con quella finale, ovvero la rappresentazione finale della tragedia e il ritorno dei detenuti nelle loro celle.

Tutto il film, tranne la parte iniziale e quella finale, è in bianco e nero. I motivi di questa scelta e le interpretazioni possono essere diversi: probabilmente, i fratelli Taviani hanno voluto sottolineare la monotonia della vita dei detenuti nelle loro celle, dietro le sbarre.

In conclusione, si tratta a tutti gli effetti di un capolavoro. E lo dico con un certo orgoglio, da italiano, perché, a dispetto di quanto ci vogliano far credere, il cinema italiano, in fondo in fondo, non è morto.

 

Francesco Medugno

 

Ecco di seguito il trailer del film

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