La Calabria non è solo mare. Alla scoperta di Orsomarso (Cs)

Il mare distoglie l’attenzione del turista dalle bellezze dell’interno della Riviera dei cedri, ma basta spostarsi di solo tredici chilometri da Scalea, uno dei centri balneari e turistici più gettonati, risalendo il Fiume Lao e poi l’Argentino per ritrovarsi catapultati in un pezzo di storia che affonda le sue radici nell’alto medioevo.

Una storia che si fa risalire ai monaci che dall’Oriente, fuggiti a causa della furia iconoclasta dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico, e dal Sud a causa dello stesso problema, causato questa volta dai musulmani.

Così questi monaci giunsero in alta Calabria e Lucania, rifugiandosi in eremi e poi man mano fondando cenobi e monasteri. Sulla rocca, che sovrasta attualmente l’abitato di Orsomarso, in provincia di Cosenza, dove ora campeggia la suggestiva Torre dell’orologio, i monaci poi detti Basiliani, fondarono un monastero nel 885, su precedenti mura longobarde, intorno al quale sorsero abitazioni e poi man mano tutto l’aggregato urbano. Nel frattempo una costruzione possente alla base del monastero prese forma ospitando i feudatari di turno e così oggi abbiamo il Castello e una Torre dell’Orologio costruita su uno spuntone di roccia che è possibile visitare grazie a un’agevole scalinata, che porta in cima, da dove è possibile osservare tutto il panorama naturale delle valli che si intrecciano per convergere nell’Argentino che confluisce nel fiume Lao per arrivare a mare nel comune di Scalea.

Ma c’è di più, perché oltre alla chiesa del S.S. Salvatore e un’altra più piccola, credo sconsacrata che sorge quasi a ridosso della prima, c’è la bellissima parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, sorta sopra una precedente chiesa basiliana, e al posto della medievale porta di accesso al borgo, che lascia a bocca aperta per le decorazioni delle pitture murali e per la presenza di ambienti intersecati con quelli principali che testimoniando una sovrapposizione interessante.

Tra le pitture murali, rilevanti una Madonna del Soccorso con tratti orientali e un santo martire con vestiti rinascimentali, con illeggibili scritte tardo bizantine, ma anche le decorazioni degli archi, con motivi tridimensionali, rivelano la bravura degli esecutori. Gli altari, rispetto alla chiesa del SS.Salvatore sono quasi tutti in marmo e ben lavorati.
I vicoli e gli intrecci delle abitazioni fanno pensare a Maratea e la cura delle abitazioni testimoniano che le case sono abitate, se non per tutto l’anno, e che gli abitanti, residenti o originari di ritorno, amano il proprio paese.
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