La PET applicata allo studio delle piante coltivate

Ai nastri di partenza il progetto Europeo Marie Curie “Research And Innovation Staff Exchange” “PETal” che prevede l’impiego della tomografia a emissione di positroni per studiare il metabolismo vegetale nelle piante coltivate e supportare le decisioni per l’agricoltura del futuro sempre più ecologica e digitale. Il prossimo venerdì 15 ottobre presso il capofila, l’I.R.C.C.S. Neuromed a Pozzilli (IS), si svolgerà la riunione per l’avvio delle attività progettuali che saranno svolte in cooperazione scientifica tra l’Università di Teramo, Huazhong University of Science and Technology (HUST) di Wuhan (Cina), Ghent University (Belgio), Otto Von Guericke University Magdeburg (Germania) e le imprese Bollino (Italia) e Raycan Ltd. (Cina).

La piattaforma PET ben nota tecnologia della tomografia a emissione di positroni, conosciuta per il suo impiego nel campo della diagnostica umana, viene estesa alle ricerche scientifiche sulle piante coltivate.

«Grazie alla PET – spiega Michele Pisante, ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee all’Università degli Studi di Teramo – potremo comprendere i meccanismi di risposta delle piante coltivate a differenti condizioni di disponibilità idrica e di elementi minerali, ma anche alle frequenti alterazioni dello spettro luminoso che si verificano durante le fasi di accrescimento e sviluppo. La possibilità di effettuare in tempo reale misure dirette non invasive sulle piante, consente di seguire l’evoluzione di un determinato fenomeno nel tempo. Ne consegue che l’individuazione di metodologie affidabili per la verifica tempestiva e precoce delle condizioni sub-ottimali di gestione agronomica delle piante coltivate rappresenta un topic di rilevante interesse, soprattutto se associato alle variazioni di natura biochimica che si verificano nei tessuti vegetali. L’utilizzo di avanzate tecnologie digitali rappresenta un accurato e promettente supporto per il monitoraggio di tali variazioni».

«L’obiettivo del progetto PETal – aggiunge Michele Pisante – è di fornire conoscenze innovative, che potranno guidare le scelte future per un’agricoltura sostenibile, sempre più capace di reagire alle sfide e in grado di sostenere i bisogni di una popolazione mondiale in costante aumento. Senza dimenticare l’aspetto formativo attraverso la collaborazione tra Centri di Ricerca, Imprese e Università, per formare ricercatori e capitale umano con competenze transdisciplinari assolutamente nuove, abituati a pensare e gestire l’inarrestabile complessità dei fenomeni».

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