La scuola a distanza per essere vicini

Si fa tanto parlare in questo periodo della Didattica a Distanza: la DAD. Una nuova sigla coniata di fresco che attanaglia le menti di operatori del settore e che coinvolge genitori e alunni. L’emergenza che ci ha costretto ad interrompere tutti i contatti sociali, ha impedito inevitabilmente il primo fruitore e motore sociale che è la scuola. A partire dai tre anni, ognuno di noi ha messo piede nel mondo della socialità attraverso la scuola, unico motore di conoscenza prossima al di fuori della famiglia. Infatti, la scuola non è solo un luogo per l’apprendimento, ma un luogo aperto alla conoscenza dell’altro da sé, della comunità sociale dei pari a confronto con il mondo adulto. Negli anni la scuola ha resistito e ha continuato imperterrita questa funzione a discapito delle innumerevoli riforme o presunte tali, del ministro di turno, che di fatto non ha scalfito il fulcro e l’importanza che la scuola assume per chi la vive in prima persona Perché al di là di leggi, burocrazie o sigle, la scuola è fatta di persone, di relazione che si rinnova di anno in anno a seconda dei fattori che cambiano.

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Lo scenario che invece si è palesato nell’ultimo mese ha, invece, messo in forte crisi il sistema scuola e ha dato via a tante iniziative più o meno adeguate a cercare di restare in contatto con i propri alunni. La tecnologia, tanto criticata, ci è venuta incontro, perché, almeno in modo virtuale, mantiene il contatto anche visivo dei nostri cari o dei nostri alunni.  L’errore sarebbe credere che la DAD possa sostituire la scuola nella sua essenza o mantenere le stesse modalità. Ancora una volta i docenti sono tenuti a reiventarsi una metodologia che insegni a mantenere viva la relazione affettiva in primis, una educazione emotiva e non solo veicolo di freddi materiali trasmessi. Anche la scelta degli stessi contenuti deve essere adeguata al momento e a tutte le fasce di età, per cercare di manifestare e condividere gli stati d’animo e le emozioni alternanti che questo periodo così unico sprigionano in tutti noi.

Annotazione 2020-03-30 124400I docenti e i dirigenti e i nostri referenti alti dovrebbero liberarsi dell’ansia burocratica di segnare una traccia esteriore al nostro operato che risponde alla sensibilità di ogni docente e di un rapporto relativo/affettivo precedentemente creato, altrimenti il tutto si ridurrebbe ad una fredda e inutile trasmissione di atti.

Una didattica che sia tale, non può essere a distanza, la classe rimane ancora il luogo prescelto in cui circolano umori, emozioni, energie del gruppo. Un buon insegnante difficilmente in classe segue per filo e per segno l’iter programmatico prefissato, sono gli alunni che guidano il sentiero della conoscenza, sono loro a guidare, tanto è vero che la programmazione andrebbe testata postuma per deviare il corso a seconda delle priorità del momento.

Cosa ci resta da fare allora in questo momento? Non rompere il filo che emotivamente ci lega ai nostri alunni perché più piccoli sono e più c’è la necessità di essere veri, di non nascondere le emozioni che ognuno di noi ha in sé, ma condividerle. Non importa se non tutti saranno costanti e operativi allo stesso modo; ognuno lo farà a seconda dell’umore, della necessità e quindi ci sarà l’alunno assetato di attività da poter svolgere, altri attratti solo da alcune, per altri il contatto sarà saltuario flebile, ma deve sapere che tu, adulto docente, ci sei se vorrà. Ma, soprattutto, noi adulti abbiamo la necessità che loro ci siano, perché i piccoli sanno darti la speranza che ‘tutto andrà bene!’ Sono loro, con la loro vitalità che infondono in noi il coraggio  e il desiderio di tornare alla normalità con una consapevolezza di avere il privilegio di vivere quotidianamente il futuro attraverso i loro sguardi ogni giorno.

Assurdi tutti i tentativi di incanalare tutto questo in sterili parametri o valutazioni, ancora una volta il non sempre apprezzato mondo della scuola ha saputo, a vario titolo, affrontare un’anomala emergenza e chi ha passione per questo lavoro ha trovato il modo di arrivare al cuore dei propri alunni e questo basta.

Angela Ristaldo

Si ringraziano i piccoli alunni dell’Istituto Comprensivo Adelaide Ristori di Napoli, diretto da Immacolata Iadicicco, per i bellissimi disegni.

Angela Ristaldo

Laureata in Lingue e letterature straniere ed abilitata alla scuola secondaria, ha assunto il ruolo nella scuola Primaria e per scelta ci è rimasta. Attualmente insegna in un Istituto Comprensivo di Napoli, una scuola ritenuta, per platea, a rischio, ma l’unico rischio riscontrato è di non educare questi ragazzi che vivono il disagio, alla bellezza che esiste nel reale e in questa controversa città. Dal 2005 dirige con un collega, un giornale scolastico ‘Ristoriamoci’ con una redazione mista di ragazzi dai 9 ai 13 anni che raccontano la realtà e la loro esperienza dal proprio punto di vista spesso non richiesto e non ascoltato, che invece riserva sempre sorprese e meraviglia per osservare la realtà da un’angolazione ancora fresca e non inquinata da ingombranti sovrastrutture. Da qui l’interesse per il giornalismo. Ha scritto per diverse testate online locali e nazionali. I suoi interessi vanno dall’Arte al sociale e ad eventi culturali in genere con un’inclinazione a raccontare il nostro di Napoli spesso maltrattato per preconcetti e mezze verità.

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