L’amore non passa mai di moda. Auguri a tutti gli innamorati
L’amore di due giovani è sempre una cosa magnifica e oggi, nella festa degli innamorati, ho pensato di sbirciare nella tenerezza altrui e di leggere con voi due lettere d’amore, scritte da due giovani innamorate in due epoche diverse: sono una mamma e una figlia e le lettere sono dirette ai loro fidanzati. L’amore non passa mai di moda… Buona lettura!
15 gennaio 1921
Mio Giuseppino,
È da tempo che non ti scrivo più un rigo, ma non me ne vorrai perché è il tempo stesso che mi manca.
Con piacere questa sera ti ho letto, era molto che non scrivevi più di amarmi ed anche a te, povero piccolo, manca il tempo, quindi nessuno di noi due ha colpa, n’evvero?
Finalmente stasera t’ho visto sorridere come una volta, ero molto preoccupata di non saperti contento e varie volte ho domandato a me stessa se fossi io la ragione per cui tu eri triste.
Naturalmente è il fatto nostro che influisce sui pensieri tuoi, ma perdonami, in questi giorni mi ha tormentata l’idea che tu mi avessi diminuito il bene!
Ci ho pensato, ripensato, mi son perfino ricreduta una sera, ma…
Ed ora che ti ho visto sorridere, ora che anche sulla letterina mi hai confessato l’amor tuo, son contenta, ti amo e voglio credere che le buone nuove non si faranno più aspettare!
Dimmi Peppe, Peppino mio, mi vuoi sempre l’istesso bene? Sarà fra breve che non dovremo più nasconderci agli occhi altrui? Si, Peppe dimmi di sì, ho avuto tanta pazienza, stasera ti voglio più bene, e più sono irrequieta! Amami, Peppe caro, ci siamo alla meta!
Sono le 10, non posso continuare, perché sto scrivendo alla presenza di tutti, solamente ti invio un buonasera e pazienza!
Per iscritto fingi di sentirti un bacione sulle labbra. “Ti piace?”
17 marzo 1961
Ho fatto un lungo cammino e quanti piccoli e grandi ostacoli sulla mia strada, quanti…
infinite volte ho pensato alla mia vita come a una cosa sciupata, inconcludente, e la colpa era solo mia, dicevo a me stessa.
Ma io non sapevo cosa pensavo, volevo giustificare la mia amarezza, il vuoto che si creava intorno a me, giorno per giorno sempre di più. Ma non è mai stata mia la colpa: io non sarei mai stata felice se non ti avessi incontrato. nelle mie mani la fortuna ha affidato i suoi preziosi e magici fili e da ora solo comincia la mia opera che dovrò condurre con pazienza ed amore.
Ed io ora sono quasi sbigottita dalla gioia, questa gioia che mi fa sentire veramente viva, che mi fa dimenticare le mie lacrime passate. Tu puoi farmi dimenticare quei giorni interminabili di apprensione, tu lo puoi e ci sei già riuscito.
Io ti penso e una grande calma mi placa, mi addolcisce, mi rende più donna, caro, sei così caro. Tanto profondamente umano, tanto reale e logico in tutte le tue manifestazioni, quanto romantico, delicato e insospettatamente sentimentale, sei l’uomo completo e il grande ragazzo che spesso appariva nei miei sogni. Mi sembra di avere avuto molto di più di quanto meritassi. E quanto ti voglio bene e lo so che anche tu me ne vuoi.
Quanto cammino, caro, per una strada che non aveva mai fine, era tortuosa ed ogni tanto incespicavo e poi mi fermavo, certa che fossi arrivata alla meta. Intravedevo lontanissimo, quasi un puntino, una via bellissima, larga e tanto verde, tanti fiori, poi mi convincevo che era solo un miraggio, non avrei mai potuto arrivare lì da sola. Avevo bisogno di un appoggio.
Poi… poi arrivasti tu, mi sorridesti e ti sorrisi, fu tutto così semplice e naturale; tu mi dicesti: «Maria sono felice d’averti incontrata, ti aiuterò, proseguiremo insieme, anche io ti cercavo ed ora, finalmente, sei qui.»
Io, fiduciosa, mi affidai alla tua guida e, immediatamente, ti diedi tutto il mio amore.
Non mi fu più possibile agire in modo diverso, tu non potevi mentire, tu non puoi mentire caro, tu non devi. Ed ora, quando ti guardo e vedo i tuoi occhi sinceri e cari, so che ci vogliamo bene e sono tanto felice.
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