LEGGE 40 – QUESTIONI DA RIVEDERE

La legge 40, datata 2004, ritorna sotto le attenzioni della giustizia. E’ la diciottesima volta che interviene l’ordine giudiziario, per mettere ordine nelle realtà applicative del dettato legale. Il richiamo alla Corte Costituzionale nasce dal ricorso di una coppia che ha avuto un diniego da parte della struttura sanitaria, in relazione alla possibilità di ottenere una diagnosi preimpianto, visto che la donne presentava una malattia geneticamente trasmissibile. Il ricorso nasce da una decisione del Tribunale di Roma, che ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto le coppie fertili di accedere al trattamento per ottenere un figlio e soprattutto per la possibilità di avere una diagnosi genetica degli embironi prima del loro impianto in utero. Secondo il parere del giudice “il limite rappresenta un’ingerenza indebita nella vita di coppia”.

Venendo allo specifico del caso, la donna si è rivolta al tribunale percechè portatrice sana di una patologia che fa parte della lista delle dieci regolamentate dalla legge 40, la distrofia muscolare di Duchenne-Becker. A fronte della sua richiesta tuttavia, si è sentita oppore un rifiuto da parte dei medici che avrebbero dovuto provvedere al trattamento in quanto il divieto alle coppie non sterili non è ancora stato cancellato dalla legge. E’ nato così il ricorso in Tribunale e il conseguente rinvio alla Consulta. Per quanto riguarda il ricorso alla Corte Costituzionale, siamo di fronte ad una prima volta. Ma l’Italia era già stata condannata sul tema dalla Corte Europea di Strasburgo, che l’aveva condannata per la violazione di articoli della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.

(fonte: www.edott.it)

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