L’era dei rapporti tossici. Una società al veleno nel romanzo di Daniela Merola “I giorni del Cobra”

Un uomo-un cobra, capace di cambiare pelle e incapace di controllare l’istinto predatorio. Daniela Merola disegna l’immagine dell’assassino lasciandone volutamente i bordi indistinti. Quell’uomo potrebbe essere chiunque.
E questo dubbio accompagna il lettore, che è costretto a operare un’analisi dei personaggi che di volta in volta vengono messi sotto accusa, sia in modo esplicito che con insinuazioni, sospetti, false piste. La storia di persone qualunque, con i loro difetti, debolezze, segreti, viene passata così al vaglio dell’ottima penna dell’autrice, che presenta le sfaccettature di una società velenosa, in cui dietro alla facciata di perbenismo si nascondono vizi e fragilità, che poi sono proprie dell’essere umano. Ma è difficile pensare al cobra come a un essere umano e allora la caccia si fa serrata, mentre lui continua a mietere vittime innocenti.

alla presentazione di sabato 1 febbraio presso il Caffè equo e solidale Hope di Avellino
Il delicato argomento della violenza di genere viene trattato con efficacia dalla Merola, che si dimostra capace di trasformare un thriller psicologico, un noir come lo definisce l’autrice, in uno scanner della nostra società, dove i personaggi incarnano caratteristiche che li rendono potenziali sospetti.
La violenza di genere si realizza in famiglie della nostra società, definita civile, in coppie unitesi per amore, almeno in apparenza, dove i protagonisti hanno stretto un legame affettivo in modo consapevole.

la lettura di un brano
La domanda che ci facciamo è sempre la stessa: come è possibile non capire che vicino a noi dorme il nemico? Come si può diventare prigioniere del sentimento, del senso della famiglia, della paura? Crediamo che questi casi siano casi-limite, che riguardano persone meno intelligenti o meno istruite. È invece non è così. Ci sono tante donne, molte delle quali subiscono violenza fisica e psicologica, di cui non sapremo mai, giacché a questa violenza sopravvivono. Malissimo, ma sopravvivono e tirano avanti, per “il bene” dei figli. Coloro che perdono la vita sono solo la punta dell’iceberg, anche se non vogliamo crederci. Eppure sarà capitato a diverse di noi di raccogliere le confidenze di amiche o parenti che ci raccontano della prigione in cui vivono.
Una delle due protagoniste del romanzo di Daniela, Dora, subisce violenza, sopravvivendo all’accaduto, e non ne vuole parlare, ha rimosso anche il volto del suo aggressore. Scalcia e si rifiuta di ricordare, come se la violenza fosse ancora in corso, come se il cobra fosse ancora sopra di lei. Ha un bambino e crede di poterlo proteggere così. Dora è un personaggio emblematico, che fa anche rabbia, perché non riesce a essere di aiuto alle altre donne, che non sopravvivranno alla violenza. Lei è legata nella psiche tra le spire del cobra. Consiglio di leggere questo libro che fa capire alcune sottili dinamiche della violenza. È un volume “voluminoso” ma vi accorgerete che tra le righe c’è anche molto di più di quanto scritto.
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