Libertà

Il rientro dalle ferie, la routine che riprende a pieno ritmo o il cielo grigio che annuncia tempesta, sembra suggerire la fine dell’estate, nonostante manchino ancora un paio di settimane all’arrivo dell’autunno. Eppure, non credo di essere pronta a lasciare alle spalle le lunghe giornate, il sale sulla pelle, la birra con le patatine mentre guardi il tramonto al mare – per quanto qualcuno possa dire che non sia per niente salutare – la spensieratezza delle sere di festa tra i vicoli dei borghi. Nella speranza che di questa stagione per i prossimi lunghi mesi non resti solo la maledetta sabbia che si insinua ovunque, esploriamo quella magnifica sensazione che non riesco a non collegare all’estate: la libertà.

Non è forse uno dei primi collegamenti che può venirci in mente, ma il termine libertà, dal latino libertas, risale all’antica radice indoeuropea, *leudhero-, ovvero ‘che ha una stirpe, che appartiene a una gente’. Al contrario molto spesso, la parola ci rimanda alla singolarità, all’individuo che può scegliere, che non ha padroni o catene e può far valere la propria volontà. E non è forse libertà l’adesione, piuttosto che il possesso? Scegliere di poter far parte di qualcosa in cui crediamo, in cui ci riconosciamo?  

   “Cento anni dopo, la comunità nera ancora non è libera; cento anni dopo, la vita della comunità nera è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo; i neri ancora vivono su un’isola di povertà solitaria […] esiliati nella loro stessa terra. […] molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. […]  
Non possiamo camminare da soli.”

Queste le parole del celebre discorso di Martin Luther King del 28 agosto 1963, conosciuto da tutti con il titolo I have a dream. Non è forse un caso se libertà, segregazione, fratellanza, esilio si scontrano e si incontrano di continuo, ricordandoci che la solitudine, l’emarginazione, l’isolamento, sono le terribili armi di chi tenta di strappare la libertà e l’identità a un individuo, ma soprattutto che il cammino per la libertà è un cammino che ci accomuna tutti, che va percorso insieme, uniti, perché lottare per la libertà degli altri vuol dire lottare anche per la nostra.

La libertà è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, valore irrinunciabile, eppure, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, costantemente in equilibrio precario e in grado di fare paura. Sì, perché la libertà, per citare Erich Fromm, obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi. Se ci lasciassimo sopraffare dalla paura della scelta e lasciassimo qualcun altro scegliere al posto nostro, saremmo noi stessi a privarci della nostra libertà, a renderci schiavi, prigionieri di quell’effimera assenza di responsabilità. È nell’Antinferno che Dante Alighieri, nella Divina Commedia, colloca gli ignavi, coloro che non meritavano neanche di entrare all’Inferno, colpevoli di aver fatto del male, nelle loro non-scelte, e che, in nome di quella codardia, non scelsero neanche di fare del bene.  

La libertà è il filo conduttore della collana editoriale “Orme della libertà” (Edizioni Il Papavero) fondata e curata da Pier Ernesto Irmici e Avvertimenti a mio figlio  di Grazia Maria Riola, ripubblicato a distanza di 150 anni, ne è un chiaro esempio. Redatto con amore per suo figlio, Pasquale Stanislao Mancini, è in realtà una sintesi di valori sotto forma di consigli, linee-guida su come impostare la propria vita, tanto in ambito privato e pubblico. Un testo che svela un corpus culturale e letterario immenso, dai classici dell’antichità agli Illuministi, a cui si dedicò Grazia Maria Riola. Autori e intellettuali variegati, in cui si intravede la libertà di una donna forte ed estremamente intelligente, che si confronta anche con voci in apparente contrasto con il suo credo e la sua ideologia. Avvertimenti a mio figlio è anche l’amore di una madre che ha il coraggio di lasciare che suo figlio sia libero di intraprendere la propria strada, affidandogli però suggerimenti preziosi sulla scia di valori fondamentali, principi morali ed etici, che lo avrebbero accompagnato lungo il percorso di crescita; suggerendoci che è la nostra libertà di scelta e di comportamento che plasmerà gli uomini e le donne che saremo in futuro. Queste sono solo alcune delle chiavi di lettura e delle riflessioni che si nascondo tra le pagine di Avvertimenti a mio figlio, il resto è tutto da scoprire.

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About Martina Bruno

Martina Bruno, laureata in Lingue e Letterature Moderne, classe 1996, fermamente convinta che la comunicazione e la cultura, in tutte le sue sfaccettature, siano elementi fondamentali per entrare in relazione con gli altri e con il mondo. Non posso smettere di essere curiosa e osservare, c’è troppo da scoprire, assaporare e raccontare.