Lungo i sentieri del grano di Carmine Leo presentato ad Avellino

Sabato scorso al Circolo della Stampa di Avellino è stata presentata al pubblico la ricerca storica su un territorio dell’Irpinia, interessato dal commercio del grano, nel periodo bellico immediatamente successivo all’armistizio, proposta dall’autore sotto forma di romanzo

Lungo i sentieri del grano, settembre-ottobre 1943 racconta di persone comuni travolte dalle sciagure della seconda Guerra Mondiale nella delicata fase del post armistizio. Fame, miseria e solidarietà divengono protagoniste delle vicende narrate dall’autore attraverso le testimonianze dei nonni che hanno vissuto direttamente o hanno conservato le memorie di un “eroismo quotidiano”. Questa l’espressione del professor Tullio Faia che ha curato la nota introduttiva al testo e ha quindi portato la sua idea del libro ai presenti. L’ex dirigente scolastico ha elogiato Leo per aver percorso la strada della memoria da “Maestro” ed educatore, custode del patrimonio culturale della comunità santangiolese, con un testo che dovrebbe essere annoverato negli annuali del suo paese natale. «In un territorio in cui la cultura viene confusa con i cenacoli – ha stigmatizzato Faia nella sua relazione – bisognerebbe attingere all’intelligenza emotiva, come il libro suggerisce, prendendo qualche volta le distanze dal computer per immergersi nelle storie degli uomini veri e reali, testimoni della lealtà e dell’amicizia che può svilupparsi dal rapporto con l’altro.»

Sul tema della cultura si è espresso anche l’editore Silvio Sallicandro – che ha confessato di sentire il profumo del grano quando ha in mano questo libro – facendo un appello affinché tutti i comuni irpini si dotino di luoghi dove fare cultura perché ce ne è tanto bisogno e perché non è giusto, a parer suo, improvvisare luoghi a tale scopo per fare incontri culturali. E anche le biblioteche dovrebbero essere sentite come una necessità per le amministrazioni. «Perciò – ha concluso – le persone leggono poco, c’è bisogno di crederci.»

Ma anche le donne hanno un ruolo fondamentale nel libro. A raccontarlo è stata la scrittrice e storica Gaetana Aufiero. Lei le chiama “costruttrici”, le donne che portano le pietre per edificare i loro paesi distrutti dalla guerra, capaci di tessere la storia, trasmettendola oralmente, insieme alla cultura delle comunità di questi paesi.

«Un senso profondo di pietas nei confronti del dolore umano» per l’Aufiero che conobbe Leo in occasione della presentazione del suo romanzo sulle foibe Il colore del sangue, nel 2014. «Nei documenti dell’Archivio di Loreto, Sant’Angelo viene descritta come un nido di grande spiritualità. Era un paese tranquillo, sereno, con le porte aperte, col mulino come quello descritto dall’autore. Mi ricorda l’Avellino dell’800, quando era centro di alto spessore commerciale. Il grano acquistato in Puglia veniva lavorato nei mulini dei nostri paesi e trasportato a Napoli. La produzione era legata ai piccoli poderi. Finché la civiltà di toga sostituì la vita di piazza e Avellino venne per sempre trasformata, perdendo la sua primaria vocazione. Questa, invece, perdurò a Sant’Angelo a Scala fino alla seconda Guerra Mondiale, quando il grano da lavorare non fu più sufficiente a sostenerne l’economia.» Così inizia, per la storica, un viaggio rischioso, compiuto dagli uomini e dalle donne che percorrevano i sentieri del grano, tra Foggia e i loro paesi, per sopperire a uno Stato che non esisteva più, dissolto dall’armistizio. La comunità così si strinse intorno a chi aveva più bisogno mentre i nostri soldati, i nostri fratelli, i nostri figli, erano ancora in giro prigionieri ovunque e, quando i soldati tornavano, chi li incontrava chiedeva: «Ma la guerra è finita?» Perché nessuna informazione arrivava più e l’Italia sembrava scomparsa.

Per questo la solidarietà e il valore della comunità assunsero un significato particolare in quei momenti. Così ha commentato Carmine Leo confessando: «Mi sono avventurato lungo un sentiero per compiere un viaggio e ho scoperto che era un viaggio dentro me stesso.»

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Lungo i sentieri del grano, Settembre Ottobre 1943

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.