Mediterraneo, antesignano della civiltà. Il focus di Giuseppe Rocco

Il Mediterraneo è considerato il tripudio delle tradizioni, della gloria, della cerniera fra occidente e oriente e pure il collage delle religioni. In esso convergono la tradizione cristiana orientale (siriaca e copta) e bizantina; quella cristiana laica e cattolica; quella islamica sunnita e sciita; quella ebraica. Il ricordo principale corre verso l’Impero romano, padrone assoluto del mare nostrum e detentore a pieno titolo dell’esaltazione mediterranea, in una concezione ancestrale di primato di una civiltà. Tuttora è viva l’idea del tripudio: a girare i porti italiani si incontra la festosità delle imbarcazioni, anche con specificità regionali, come i gozzi in Liguria e nel golfo di Napoli o le battane nell’adriatico.

In verità sulla genesi della civiltà, si rammenta che le prime civiltà marittime si sviluppano nell’Egeo. La civiltà minoica, incentrata su creta, era riuscita a costruire un dominio sconfiggendo le piraterie locali. Il dominio marittimo nella storia del Mediterraneo deriva dal rendere sicura la navigazione, dal tenere a bada l’azione piratesca tramite una flotta organizzata, presupposto necessario per stabilire una rete di relazioni prima commerciali, poi politiche e istituzionali. Successivamente subentrano nel dominio i Fenici nei secoli IX-VII a.C., con un ampio sistema marittimo e commerciale basato sulle colonie, sulle comunità che si trovavano in luoghi lontani. Il controllo est-ovest del Mediterraneo del Mediterraneo ha portato alla fondazione di Cartagine, che ha creato una propria dimensione marittima nel bacino occidentale.  Il modello fenicio e cartaginese delle colonie congiunte tramite mare e incentrate sull’attività economiche e sugli scambi, viene riproposto dalla Grecia nel tatto di mare fra l’Egeo e la Magna Grecia, ma unito dalla lingua, dalla cultura e dalla religione.

Rispetto a questo modello, Roma offre un’impronta diversificata in cui il potere parte dalla vocazione terrestre per quanto prossimo al mare e si espande in partenza nel contesto appenninico. Successivamente, la genialità, la destrezza e la l’eclettismo riescono a gestire il potere in modo globale e quindi a dominare il Mediterraneo. Nella creazione dell’Impero, vanto della storia, il bacino diventa mare nostrum, come affermazione incontrastata di un dominio unico a quei tempi, al punto da essere studiato nella storia di tutti i popoli ancora oggi. Roma ha scritto un lungo capitolo della storia e di riflesso ha elevato la posizione del Mediterraneo, teatro di numerose battaglie. Il mare nostrum testimonia la capacità di sviluppare la complementarietà economica fra le coste e i sistemi regionali terrestri.

Il Mediterraneo è un mare ricco di storia, ancora viva per tante ragioni. Nelle discussioni epistemologiche, il Mediterraneo fa da sfondo a vicende per l’umanità, come la storia greca e quella romana. Val la pena ricordare che in questo mare blasonato emergono cinque grandi penisole: l’Italia, penisola Iberica, penisola balcanica, Asia minore, Maghreb; tutte portatrici di civiltà eterogenee ma ugualmente fiorenti e degne di grande rilievo. L’Italia merita di essere considerata con attenzione oon solo in quanto paese di diverse ere storiche canonizzate dalla storiografia internazionale (Roma, Rinascimenti, fascismo), ma anche per la sua specificità di essere una regione centrale del Mediterraneo ed essere quindi una parte d’Europa più esposta nel Mediterraneo. L’Europa meridionale versa nel sud su tre versanti: la penisola Iberica, l’Italia e i Balcani. In questa architettura, l’Iberica guarda all’atlantico, i Balcani sono una congiunzione con l’Asia minore e il Levante, l’Italia assume una posizione centrale e mediana, profondamente mediterranea.

L’attuale posizione italiana incastonata nell’Unione europea fa elaborare una visione multietnica della nostra nazione, che vive in una cerniera articolata fra potenza mediterranea e potenza europea. Ciò non fa crollare un passato glorioso e nel contempo aggiorna la dimensione fra comunità e Mediterraneo, in una sorta di evoluzione naturale dei rapporti contemporanei. Certo lo Stato italiano dopo l’unificazione si allontana un tantino dall’Itala geografica mediterranea, ma regala un nuovo soggetto politico- sociale, che forse andrebbe potenziato nella componente mediterranea per accrescere il potere nella nostra Nazione.

Il Mediterraneo è stato sconvolto da numerose guerre. Un cenno dell’Europa, alla guerra fra Bisanzio e gli Ostrogoti che dura per diciotto anni, dal 535 al 553, e rimane uno dei conflitti più duri nella storia d’Italia; dopo la cessazione del conflitto il paese viene invaso dai Longobardi e si trova diviso fra questi e bizantini. La proclamazione di Carlomagno a imperatore nel Natale dell’800 viene percepita come la nascita simbolica nella concezione attuale, nel senso che nasce come cristianità latina. Ne deriva che il Mediterraneo a quella data appare diviso fra civiltà: il Mediterraneo arabo, il Mediterraneo bizantino e il Mediterraneo carolingio/latino[1].

La rivoluzione commerciale dell’Europa meridionale passa attraverso le vicende del Mediterraneo ed ovviamente dell’Italia; con il mille, le cose cambiano: l’Impero bizantino rinnova il proprio dominio nell’Asia minore e nei Balcani. Appena dopo, si conosce l’avvento delle città marinare, che compiono continue azioni nel Mediterraneo, sempre presente nei piani. Nel 1480 Venezia dominava nell’Adriatico. Tra la scoperta dell’America nel 1492 e la spedizione di Napoleone in Egitto nel 1798, fissiamo per convenzione l’età moderna del Mediterraneo. Si richiamano questi tre secoli per affermare che il Mediterraneo resta in disparte nell’economia mondiale. L’irrilevanza politica degli Stati italiani e con essi il Mediterraneo, si avverte dal congresso di Vienna nel 1815.

In teoria, l’unificazione dell’Italia avviene nel 1860 grazie ad un’azione marinara, ma nella realtà è il sobbalzo del popolo italiano a riemergere dalla palude in cui era caduto. Nei primissimi anni dopo l’unificazione parte una tratta ferroviaria da Bologna sino a Lecce, diventando un’estasi per l’Adriatico. Certo che la coscienza marittima cresce in Italia dal 1870 in poi, esprimendo un senso culturale, che raggiunge il culmine negli anni del nazionalismo fascista. In quel periodo, la romanità invocata dalla retorica del regime andava di pari passo con la mediterraneità. In pratica, il Mediterraneo era stato il fulcro della geografia imperiale, indi del regime fascista e in effetti lo è ancora sul piano culturale per tutti i paesi latini.

Una sconfitta dell’Italia si riconosce alla conferenza di Parigi del 10 febbraio 1947: in tal modo la Jugoslavia godeva di un litorale lungo e articolato, con il Carso e quindi con Trieste in pugno; in pratica un vantaggio tattico sul mare; non serviva una portaerei poiché aveva l’isola di Lissa, a controllo solenne e austero delle sue isole. All’altro lato dell’Italia, ossia a Occidente, resta sempre vigile la Francia, che dopo averci carpito la Corsica, Nizza e Savoia, assume sempre un atteggiamento velleitario, conflittuale e concorrenziale di notevole forza.   Inoltre nel Sud, il bacino è alquanto instabile e vulnerabile, per le guerre dell’Israele con i popoli vicini e il medio oriente incendiario. Le basi americane in Italia, circa sessanta, costituiscono da una parte una garanzia di pace e dall’altra una sudditanza indiretta. Infine si rammentano i conflitti balcanici, derubricati ancora nel 1999 come guerre tra nazionalismi separati o come violenza tra comunità tribali, rivelano uno scontro fra civiltà e un peso per il Mediterraneo.

Nel secolo attuale, si constata l’egemonia americana sul piano militare, tramite il potere negli oceani; pure l’egemonia sul piano economico, in quanto diffonde il feticismo del mercato e crea distorsioni e crisi in tutto l’occidente, addirittura sul piano sociale imponendo mode inquinanti come l’hamburger, la coca cola e la noiosa pubblicità. Tutte queste dinamiche globali convergono nel Mediterraneo, che negli ultimi anni – nonostante gli elementi detrattivi sopradetti – è divenuto un contesto cruciale per il confronto geopolitico mondiale. Basti pensare ai suoi vecchi e nuovi confini, tra Occidente e Oriente, tra islam e Cristianità, tra benessere umano, ispirato dall’Unione europea, e la conclamata miseria dell’Africa, tra democrazia europea e regimi totalitari arabi. Queste frontiere si sovrappongono in uno spazio dove scorre un terzo del traffico commerciale mondiale, dove passano le infrastrutture informatiche intercontinentali, dove si realizza un’elevata entità del turismo, dove si trasporta una grossa fetta del fabbisogno energetico. L’unica cosa che brucia è la constatazione che il Mediterraneo e pure l’Unione europea non è riuscita, in verità non ci ha provato, a frenare le scaramucce continue nel Medio oriente, per accarezza il sogno di una pace concordata in quei disperati abitanti.

La crisi finanziaria del 2008 e la conseguente stagnazione economica hanno aperto un nuovo ciclo, rivelando la fragilità del Mediterraneo e dell’Unione europea, al rimorchio purtroppo degli USA. In tema di debolezze, avvertiamo gli sbarchi di clandestini, che creano malumore nella Penisola e dimostrano ancora una volta qualche elemento di inefficienza comunitaria. Gli attentati in Francia e la crescita politica internazionale e militare della Turchi sono ulteriori elementi di malessere nel Mediterraneo, che nonostante le incognite, rimane il centro propulsore delle attività economiche e il richiamo forte ed esuberante della civiltà trainante. Nella cultura va inserita la gastronomia, ove l’Italia dimostra una marcia in più, come pure nella moda. Per quest’ultima va annotato che l’abbigliamento italiano è stato svenduto dall’Accordo internazionale multifibre, firmato anche dall’Italia, col quale sono stati aboliti i dazi in un corollario di ubriacatura di solidarietà. Abolire i dazi fra paesi con normative ed economie differenziate e tecniche ecologiche pure diverse è risultato un suicidio. Capi di abbigliamento cinesi hanno inondato il territorio europeo offrendo gli stessi a cinque euro, cifra impossibile per le aziende italiane, sia per la genuinità e la finezza del prodotto che per le norme di lavoro in atto nel nostro Paese.

Il Mediterraneo nella sua spontaneità emerge ancora e sale sul podio per l’impronta culturale, linguistica ed economica; nel contesto rintracciamo la letteratura, il cinema, l’arte, l’architettura e la musica.

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[1] Il sacro romano Impero corrispondeva all’odierna Francia, Benelux, Germania occidentale, Svizzera, Austria, Slovenia, Italia centro settentrionale, Catalogna e Istria.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.