Mimì Sannazzaro, un poliziotto senza cazzimma nel giallo di Luigi Giampietraglia
Viento ‘e Terra, Terebinto edizioni, 2019, pp. 108. Recensione
Nel romanzo, i personaggi vivono in un contesto reale di cui l’autore ha ritagliato con precisione uno spaccato specifico. La storia si sviluppa, infatti, in un gruppo di amici dall’età dell’adolescenza che da grandi hanno preso vie diverse, anche antipodali, e che si ritrovano di nuovo insieme intorno al giallo che il bravo poliziotto dovrà risolvere.
«Volevo raccontare una Napoli equidistante tra quella che va tanto, quella di Gomorra per capirci, e l’altra, quella positiva e distante da queste cose. C’è una Napoli alternativa a Gomorra negli stessi luoghi che vengono focalizzati dalla fiction: quella di chi contrasta la camorra, quella delle forze dell’ordine che nella serie non compaiono mai, quella dell’associazionismo, quella dello sport». Queste le parole con cui Luigi Giampitraglia ha illustrato il suo lavoro al pubblico presente e interessato al Club Napoli di Monteforte Irpino (AV), paese di residenza dello scrittore napoletano di nascita, dove qualche giorno fa si è svolta la presentazione. A condurre la serata, dopo i saluti del presidente del club Andrea Scognamiglio e dell’organizzatore della rassegna letteraria che ha ospitato la presentazione di Viento ‘e Terra, Carmine Noviello, è stato un brillante Carlo Crescitelli, anche lui scrittore, che ha dato lettura di alcuni passaggi del giallo presentandone i personaggi.
Mimì Sannazzaro è il poliziotto protagonista del thriller ambientato a Napoli. Maria Nunziata è un personaggio particolare, una protagonista che c’è e non c’è. Un personaggio complesso, la presenza invisibile che rappresenta anche il collante dei ragazzi del romanzo. «E, visto che ci vuole “isso essa e o malamente” quest’ultimo è Raffaele Russo, il camorrista», ha sottolineato Crescitelli.
Altri personaggi compongono il cast della storia narrata da Giampietraglia, ma tra questi particolarmente caro all’autore è Tonino, poliziotto finito in sedia a rotelle dopo un conflitto a fuoco, che aveva, al contrario di Mimì, la cazzimma giusta per svolgere il suo lavoro.
Al pianoforte ha introdotto le letture Marcello Puthod. Era presente anche l’editore di Terebinto, Ettore Barra e la consigliera comunale Katia Renzulli.
Ho letto il libro e ne sono stata molto piacevolmente colpita per la bella scrittura che dà modo all’autore, in poco più di cento pagine, di rappresentare nei particolari l’ambientazione, tratteggiare i caratteri dei personaggi attraverso dialoghi appropriati e facendo un gradito uso del dialetto, e costruendo un giallo ben strutturato con un intreccio molto convincente. Devo dire: mi è piaciuto e ne consiglio la lettura. Napoli è effettivamente nello sfondo e, come mi ha spiegato l’autore «Il vento di terra è quello che allontana il navigante dal porto e, come la linea d’ombra di cui parla Joseph Conrad nel suo romanzo, rappresenta il passaggio dall’adolescenza e l’età adulta, che comporta qualche volta anche qualche sofferenza».
Buona lettura!
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