Napoli. Da Bergamo a Liverpool, analisi e suggerimenti

Gli esperti ripetono che il predominio della Juventus è da ricercarsi nella possibilità di avere a disposizione campioni da schierare e altrettante prime scelte da tenere in panca, mentre la rosa del Napoli non consentirebbe ad Ancelotti alternative di livello: eppure il Napoli riesce a vincere anche quando gioca in otto, pur contando sul terreno di gioco gli undici come da regolamento.

A Bergamo, campo e spalti ostici da sempre, sono venuti meno alcuni elementi tra gli inamovibili, nonostante il frequente turn over, degli schieramenti proposti dal trainer partenopeo. Infatti Maksimovic, impreciso come mai, efficace più nelle gare di Champion’s; Allan, irriconoscibile, sempre in ritardo nei contrasti, suo piatto forte; Mertens, anticipato sistematicamente, e non in grado di partecipare in maniera fattiva alla manovra. Questa è un’inferiorità numerica manifesta, oscurata solo dalle ripartenze fulminee del primo tempo, coincise con il gol e con il raddoppio mancato per un’inspiegabile scivolata di Insigne che, causa un colpo ricevuto dall’uscita di Berisha, non ha più reso come nei primi minuti, facendo soffrire più del solito l’attacco.

Non è da tralasciare, infine, la prova incolore di Callejon, stanco al punto da non riuscire ad esultare al gol vittoria di Milik e poco felice nei passaggi, così come Hamsik, lento come non mai, e di una spanna inferiore alla prestazione contro la Stella Rossa.

Negli ultimi venti minuti, però, il Napoli ha dimostrato che la tenuta atletica è invidiabile e la tattica di Gasperini ha “toppato”, soffrendo la fatica: il tecnico orobico aveva evidenziato che gli azzurri soffrono quando l’avversario gioca in pressing alto ed ha avuto ragione, ma a questo tentativo di soffocare la manovra lineare dei partenopei questi ultimi hanno reagito con velocità e la rete al primo capovolgimento di fronte ne è stato un segnale. Poi, altri contropiede inefficaci, ma la sofferenza a centrocampo si è fatta sentire e gli uomini di Ancelotti faticavano a liberarsi con precisione del pallone e hanno commesso errori in disimpegno proprio per i dettami di Gasperini ai suoi.

Alla distanza, l’Atalanta ha pagato questo enorme dispendio di energie e Ancelotti ha intuito che poteva battere i bergamaschi con le sostituzioni che dovevano regalare velocità, freschezza, infierendo sulla stanchezza che annebbiava soprattutto i difensori, incapaci di indirizzare verso i compagni anche i più elementari passaggi. Merito ad Ancelotti, i cui avvicendamenti in corso, si stanno rivelando i veri antidoti per non incappare in passi falsi, come quello casalingo contro il Chievo, ma bisogna esaltare la prova di Mario Rui, al quale va riconosciuta una prestazione maiuscola, soprattutto quando ha effettuato, per ben quattro volte, la diagonale in maniera perfetta, impedendo all’attaccante alle sue spalle di colpire a colpo sicuro.

Pensare all’Anfield, sottovalutando i ciociari, prossimi avversari al S. Paolo, potrebbe significare cadere nella trappola della superficialità, causa del pari contro i veronesi ma, nello stesso tempo, non caricare l’ultima gara dei sedicesimi di Champion’s, come quella dello Stadium, perché in un caso e nell’altro i due estremi potrebbero tramutarsi in effetti negativi sui risultati: condizione necessaria e sufficiente, entrare in campo con la serenità tipica dei più forti, con la mente libera da retropensieri e da assilli di risultati più convenienti.

Adriano Mongiello

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