Nina o sia la pazza per amore, ieri la presentazione a Napoli

Si è svolta ieri pomeriggio presso lo spazio antistante la libreria Iocisto a Napoli, organizzata dalla stessa, la presentazione del romanzo storico scritto da Anita Curci Nina o sia la pazza per amore.

La libreria Iocisto

Sono intervenuti: il professore Berardo Impegno, docente universitario di Filosofia morale ed esperto di illuminismo, Andrea Jelardi scrittore e giornalista, Giulio Adinolfi attore e scrittore, la scrittrice Anita Curci e Maria Rosaria Lanza membro della libreria Iocisto. Andrea Jelardi ha moderato l’incontro.

Secondo Maria Rosaria Lanza Nina è un libro impegnativo. È un romanzo storico, in cui si possono trovare dettagli della storia di Napoli nei dieci anni precedenti la Rivoluzione Napoletana del 1799, che sono veramente molto interessanti e molto piacevoli da leggere e che riguardano davvero tutti gli aspetti anche della vita quotidiana del popolo napoletano.

In tale contesto si innesta la storia della protagonista Nina, la marchesina caduta in disgrazia, che accompagnerà questi dieci anni di preparazione allo scoppio della rivoluzione.

Pone una domanda Maria Rosaria Lanza all’autrice e cioè se nasca prima il desiderio di scrivere un romanzo storico o il personaggio.

L’autrice racconta che Nina è nata spontaneamente, mentre scriveva la storia di Napoli e deve la sua creazione al padre di Anita che le ha trasmesso la passione per la storia di Napoli fornendole tutti gli spunti e i libri da cui ha tratto testimonianze, racconti e aneddoti.

Alla lettura del primo brano tratto dal libro, a cura di Giulio Adinolfi, segue il commento di Berardo Impegno. Secondo il Professore, è un libro interessante che merita approfondimenti futuri. Ha un andamento “manzoniano” in quanto è giocato su una storia d’amore ma riflette costantemente la storia del tempo, quella di Napoli e del suo centro storico ma anche la storia, che forse noi considereremmo secondaria ma non lo è, della campagna ancora del tutto feudale ai confini del Regno. La protagonista è, infatti, una piccola feudataria al confine. Nel libro possono essere ravvisate tre parti: la prima è la storia della Corte e dei personaggi che si muovono intorno ad essa. Una storia in cui già si avverte il momento di ulteriore censura e chiusura del Regno nei confronti delle notizie della grande rivoluzione che arrivavano a Napoli. In contemporanea si descrive benissimo lo spostamento della politica estera del Regno dall’alleanza con la Spagna e la Francia a quella verso l’Inghilterra mediata dall’Austria, quindi da Carolina. L’Autrice fa un bel riferimento utilizzando la figura di Acton, raccontando come intorno all’eco della rivoluzione comincia a rimpolparsi quel nucleo di giacobini che diventa sempre più folto, che si muove in segretezza e che la polizia inizia con durezza a rintracciare e a perseguitare.

Nella prima parte Nina fa da sfondo, seppure molto importante, perché costituisce il filo conduttore della storia. L’innamoramento avviene nella prima parte e capita in maniera del tutto “femminile”: è fatto di pochi gesti che scatenano una grande passione.

Il titolo del libro richiama un’opera di Paisiello, che egli nel libro suonò a corte quando tornò da San Pietroburgo e che, in questo caso, vuole sottolineare proprio l’aspetto sentimentale di Nina che durerà per tutta la sua vita.

Il titolo vuole evocare anche un’intera temperie culturale che è quella del tempo in cui è ambientato il libro. Ma il suo punto cruciale, a suo parere, è la terza parte nella quale Nina torna nel feudo abbandonato e scopre di avere una grande forza, una grande capacità nel curare il rapporto con la terra, i contadini, i personaggi locali e, via via, costruisce il consenso e questo le permette di innovare. Nina agisce con concretezza, al contrario dei giacobini napoletani che, in nome di una metafisica dei valori e dei diritti, non riescono a tradurla in pratica nel rapporto del consenso popolare e il consenso popolare è una condizione necessaria affinché diritti e valori possano andare avanti. La conclusione del Professore parte proprio da questo ultimo concetto e si collega all’attualità in quanto il pensiero, ancora una volta, rimanda alla necessità di creare un collegamento fra élite e popolo, condizione necessaria per qualunque politica progressista. Senza questo legame non c’è possibilità di vittoria.

Andrea Jelardi, sebbene non sia un lettore di romanzi, ammette che il libro gli è piaciuto sia per i contenuti che per l’atmosfera che in esso si respira. Ciò su cui ha riflettuto leggendolo è qualcosa che richiama all’attualità in quanto, benché il libro racconti la Napoli di più di duecento anni, esso ritrae una napoletanità che è un fattore senza tempo. Il commento di Jelardi si focalizza sull’aspetto sociale che l’Autrice riporta, un quadro sociale che nella prima parte riguarda la città di Napoli, l’aristocrazia e il contrasto enorme tra la nobiltà e il popolo che spesso convivono nella stessa strada e, nello stesso tempo, i modi di vivere della società rurale, che in molte realtà attualmente sussiste. Inoltre il libro riporta anche al sempre attuale dibattito sulle differenze di genere, come sottolinea Silvana Campese nella postfazione del libro, in quanto Nina viene educata da suo padre come se fosse un uomo per cui ha questa forza particolarissima che contraddistingue le sue relazione e le procura difficoltà anche a rapportarsi con i corteggiatori e con l’amore.  Conclude Jelardi dicendo che, conoscendo Anita Curci da molti anni, ha sempre saputo che, per il suo lavoro di editor e tanto altro, Anita sa “fare” i libri e leggerli, e di avere con piacere appreso, leggendo Nina o sia la pazza per amore, che Anita li sa anche scrivere.

In conclusione Maria Rosaria Lanza ha chiesto ad Anita come mai abbia deciso di utilizzare il dialetto napoletano in alcune espressioni del libro e come ci è riuscita.

«In realtà,» risponde Anita Curci, «usare soprattutto nei dialoghi la lingua napoletana non è stata una scelta quanto, piuttosto, un obbligo verso la credibilità del testo in quanto in passato i nobili si esprimevano in napoletano e, per un periodo, anche in francese. Poi dopo la rivoluzione l’uso della lingua francese fu bandito e tutti furono costretti ad esprimersi in inglese pur conservando l’uso del napoletano. Io penso che il mio sia un libro crudo, credibile, le cui pagine urlano proprio la storia di quel tempo, per cui far esprimere i personaggi in italiano non sarebbe stato pertinente.

Se troverete il linguaggio espresso in maniera corretta è perché sono stata aiutata dal linguista napoletano Luciano Galassi che ha prestato le sue competenze nella lingua napoletana.»

Conclude Maria Rosaria Lanza, sottolineando il fine lavoro e la cura del dettaglio. Come, ad esempio, l’istituzione delle targhe alle strade di cui si parla del libro, cosa che non tutti conoscono, la trattazione degli usi e costumi, come anche della cucina nonché della figura femminile. C’è anche la trattazione di San Leucio, la sperimentazione della colonia che rappresenta per quei tempi un esempio di democrazia.

«Quando le sorti di Maria Antonietta in Francia erano ormai segnate, come sapete sarà ghigliottinata, la sorella Maria Carolina avviò una politica di repressione non solo culturale e, per poter meglio controllare i sospettati giacobini, lei istituì l’uso dei numeri civici che prima era sconosciuto e, infatti, da quel momento nacque la numerazione dei palazzi.»

L’editore Giovanni Musella con l’autrice Anita Curci

L’incontro di ieri sera è stato molto coinvolgente, rispecchiando in pieno ciò che è la caratteristica principale del personaggio di Nina creato da Anita Curci.

La partecipazione del pubblico è stata numerosa e calorosa, segno anche di un’umanità sociale e culturale che ha desiderio di rincontrarsi.

Lo spazio antistante la libreria sarà dedicato ufficialmente proprio questa mattina alle 12,00 ad Aldo Masullo, filosofo e pensatore.

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu