Per Luigi non odio né amore di Gianni Antonio Palumbo, edizioni Scatole Parlanti. Recensione ed intervista all’autore

Il nostro appuntamento mensile con la rubrica L’autore del mese, dedicata agli autori segnalati dal gruppo Facebook La Casa del Menestrello, oggi è dedicato allo scrittore Gianni Antonio Palumbo a cui porrò alcune domande. Il gruppo Facebook accoglie scrittori e lettori per la divulgazione di opere e la condivisione di opinioni e recensioni, oltre ad organizzare eventi, premi e video-presentazioni ed video-incontri, grazie all’attivismo dell’instancabile Domenico Faniello. Chi volesse leggere le precedenti interviste le trova QUI.

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Il titolo del giallo è già intrigante, ma la trama lo è anche di più. La storia si svela un po’ alla volta, rivelando l’oggetto delle indagini che il commissario Fano e la sua collaboratrice Marta Salvo svolgono all’interno di un convitto.

Tutto si svolge nel 1978, nello scenario storico molto particolare degli anni di piombo e del rapimento di Aldo Moro. I protagonisti, giovani figli di buona famiglia dell’Accademia Amaranta, interagiscono e si contrappongono alla realtà meno fortunata dei ragazzi del collegio Principe Amedeo. I due poliziotti si muovono all’interno della storia, prendendovi parte a momenti, coinvolti anche loro nel tessuto della trama.

Il lettore attento capirà di doversi fidare dell’autore, che lo tiene sul filo dell’attesa di conoscere il motivo delle indagini stesse, mentre man mano arrivano le risposte agli sforzi di chi investiga. Qui sta il vero giallo. Si stabilisce così, quasi immediatamente, un rapporto stretto tra chi racconta e chi legge, mentre le carte si scoprono una alla volta.

Il romanzo scorre fluido, nonostante l’inversione logica nella sequenza narrativa, che è ben studiata, mentre il soggetto risulta curato in modo originale. La capacità dell’autore di usare la lingua e le forme narrative in modo coerente traspira da ogni pagina. Dimostrazione questa che una storia semplice, se raccontata bene, diventa complessa e molto interessante.

Abbiamo posto alcune domande all’autore per approfondire i motivi della scelta della trama e il suo lavoro di scrittura.

Come è nata l’idea intorno a cui si articola la trama?

Il primo nucleo è stato costituito partendo dal sogno di Mattia, narrato nel Prologo. Il punto di partenza è stato dunque un reale momento onirico, intorno al quale, muovendo dalla sequenza della Biblioteca, ho costruito la rappresentazione dell’Accademia e del Principe Amedeo. Chiaramente poi l’osservazione diretta, la documentazione storica e l’immaginazione hanno fatto il resto…

Deve essere stato un lavoro interessante quello di una costruzione così originale. Piuttosto, la scelta del momento storico caratterizza il comportamento dei personaggi, in particolari alcuni. Ce ne vuole parlare?

Il 1978, mio anno di nascita, è stato denso di eventi: dal rapimento Moro – con strage della scorta – alla sua uccisione, per proseguire con la tragica morte di Impastato, l’avvicendamento dei tre papi e le dimissioni del Presidente della Repubblica Leone. La crisi dell’Accademia Amaranta e dei suoi dirigenti diviene metafora, dunque, di un momento complesso e drammatico della storia d’Italia. Questo stato di crisi è evidente anche nelle figure degli allievi dell’Amaranta e del Principe Amedeo, interiormente scissi e portati a dare di sé un’immagine ben diversa dal reale.

Leggo nella sua biografia che la sua attività letteraria l’ha impegnata in generi diversi, dal racconto alla poesia, al romanzo e oggi al giallo, con un occhio alla critica letteraria, che coltiva anche sul suo blog “gianobifrontecritico.wordpress.com”. In quale di questi si trova più a suo agio?

Mi piace coltivare tutti questi generi. Il Giano bifronte è una creatura a cui sono molto affezionato anche perché mi consente di dialogare con scrittori e scrittrici da tutta l’Italia, superando l’ambito provinciale o regionale. Sicuramente i due generi in cui mi sento più a mio agio sono la narrativa – il romanzo, ma anche le short stories, che ho coltivato con “Il segreto di Chelidonia” – e il teatro.

Ora che abbiamo parlato, senza rivelare quasi nulla del suo romanzo ai lettori, sperando di averli incuriositi, mi vuole parlare di suoi prossimi progetti letterari?

Spero di poter pubblicare al più presto la mia silloge di poesie “Il tempo della carestia”, che raccoglie i miei testi dal 2004 al 2022, suddivisi in nove sezioni (il fattore numerologico è importante). Mi auguro che questo progetto, a cui sto lavorando da anni (del resto anche “Per Luigi non odio né amore” ha avuto una gestazione non proprio breve, triennale per la precisione), possa approdare in tempi brevi a realizzazione.

La ringrazio per averci dedicato il suo tempo per questa intervista.

La ringrazio ancora tanto e, restando a Sua disposizione, La saluto cordialmente.

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.