Poesia, vernacolo e sperimentazioni. Intervista a Stefano Baldinu

Un altro articolo oggi per la rubrica L’AUTORE DEL MESE realizzata in collaborazione con Domenico Faniello e La Casa del Menestrello. Oggi incontriamo Stefano Baldinu.
Lei è un poeta bolognese e ho letto che scrive anche poesie in vernacolo, con le quali ha partecipato a diverse competizioni poetiche. Vorrei che ci parlasse del suo rapporto con il dialetto bolognese ma, perché no, anche con quello sardo, con il quale so che si è cimentato. E non è certo cosa facile.

Buona sera e grazie per questa opportunità di presentarmi all’interno di questo spazio. Le parrà sicuramente strano, ma pur essendo bolognese di nascita e con radici sarde e toscane non ho instaurato alcun rapporto con il dialetto bolognese. Sono in grado di comprenderlo sufficientemente bene quando se ne presenta l’occasione, quando mi capita di incontrare gli anziani, sempre meno ahimé, che ancora lo parlano, ma non lo parlo. E non le nego che mi piacerebbe molto farlo. Molta più affinità l’ho con la Lingua sarda, e nello specifico la variante logudorese, parlata nell’area centro-settentrionale della Sardegna e anche al paese dove abitano i miei parenti, i cui rudimenti li ho iniziati ad apprendere otto anni or sono, quando ho deciso di dedicarmi alla scrittura di versi in vernacolo. Da un lato non è stato facile imparare da adulto una lingua, e dialettale per giunta, dall’altro ho beneficiato di tutto il materiale messomi a disposizione da mio padre sia per quanto concerne la parte grammaticale che la parte poetica. Quest’ultima composta dalle registrazioni nelle vecchie musicassette dei poeti estemporanei e delle canzoni della tradizione popolare. Il risultato ancora adesso mi sorprende e mi stupisce.
Non l’avrei immaginato. Una scelta coraggiosa che sicuramente le avrà portato soddisfazioni. A proposito, volevo chiederle se la partecipazione a diversi concorsi letterari ha fornito una spinta alla sua produzione poetica. Inoltre vedo che ha preso a far parte anche delle giurie di alcuni premi. Le chiedo allora: a cosa serve per uno scrittore emergente partecipare oggi a un concorso di questo tipo?
Sì, indubbiamente la partecipazione ai concorsi letterari si è rilevata, e ancora adesso lo è, una palestra fondamentale. Entrare in contatto con l’anima di tanti poeti molto più esperti e navigati di me, porsi in ascolto e cercare di accogliere il senso profondo del loro sentire e i loro suggerimenti hanno fatto sì che potessi crescere e maturare costantemente. Anche l’esperienza in giuria si è rivelata molto formativa e che mi sento di consigliare a chiunque, come me, coltivi la passione di scrivere versi. Partecipare ai concorsi per chi scrive poesie e racconti è la porta di accesso alla possibilità di confrontarsi, di mettere in circolo le proprie emozioni e di crescere. E crescendo si può arrivare a emozionare e a sapersi emozionare. E di conseguenza sapersi comprendere.

Con le sue ultime raccolte, pubblicate entrambe nel 2023, Finestre e Seduzioni verbali, questa insieme ad Alessia Guerraci, sembra che lei voglia tirare le somme di una lunga carriera, per la quale ha anche raccolto dei riconoscimenti pubblici, ponendosi in ascolto e confrontandosi direttamente con un’altra penna. Ce ne vuole parlare?
Le ultime due raccolte, uscite a breve distanza l’una dall’altra, Seduzioni Verbali a novembre Finestre a dicembre 2023, rappresentano non tanto il bisogno di fare un sunto della mia avventura poetica, che mi ha regalato, è vero, molte soddisfazioni, ma ho avvertito la necessità di prendermi una pausa dalla mia consuetudine, dalla mia routine. Entrambe le sillogi sono arrivate come un dono, senza alcuna programmazione. Finestre rappresenta proprio questa urgenza alla quale accennavo poc’anzi. Complici anche i suggerimenti di alcuni amici poeti, desideravo mettermi alla prova utilizzando un registro più asciutto e diretto. Il materiale è venuto poi formandosi via via durante gli spostamenti per raggiungere i luoghi delle premiazioni. Seduzioni Verbali incarna l’ossimoro vivente rappresentato da me e da Alessia Guarraci, accomunati unicamente dalla poesia. Aver ricevuto da Alessia il dono di poter far parte del suo progetto poetico è stato una possibilità di crescita. Scrivere e pensare a quattro mani apre nuovi orizzonti, spalanca nuove frontiere.
Vedo che la sperimentazione la ispira. Ha in programma altri lavori di cui vuole anticiparci qualcosa?
Nel corso del 2024 vedranno la luce due nuove sillogi poetiche, alle quali si unisce il mio desiderio di riprendere in mano la scrittura per il teatro, altra mia grande passione. Ovviamente continuare a scrivere il più possibile per non smettere di emozionarmi mai.
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