Primavera
Il 21 giugno saluteremo la primavera dando il benvenuto all’attesissima stagione estiva in cui tutto sembra prendere nuova vita ed energia. Ma è vero che tutto ha inizio in estate? Avendo ancora un po’ di tempo, navighiamo ancora per un po’ nella primavera.
Lo suggerisce la stessa etimologia, prima e vera, da ver veris, riconducibile a una radice indoeuropea che racchiude il significato di ‘ardente’, ‘splendente’ e per estensione di ‘bella stagione’.
La primavera, dunque, è il preludio alla stagione estiva, quando il sole inizia a riscaldarci e farsi spazio nei giorni freddi, quando i fiori iniziano a sbocciare, le rondini compiono il loro viaggio dall’Africa, la terra sembra svegliarsi dal letargo e noi con essa, in totale sintonia con la natura, vibriamo pian piano di nuova energia e ci prepariamo alla nostra rinascita, a un nuovo vero inizio.
La bella stagione l’annunciano i narcisi con la loro fioritura che ci suggerisce che l’inverno sta ormai finendo e la primavera è alle porte, preparandosi a splendere lasciandoci attoniti per la loro bellezza. Lo sa bene William Wordsworth nella sua poesia romantica I wandered lonely as a cloud, con la quale descrive il ricordo di un momento preciso quando passeggiando da solo si imbatte in una moltitudine di narcisi dorati, che danzano nella brezza, e stando lì, solo, a osservare la loro danza gli si riempie il cuore di piacere. È il potere della natura, che si veste di nuova luce a primavera, ed è, per chi riesce a entrare in contatto con essa, nuova forza vitale.
La primavera e il ciclo delle stagioni, mi fanno domandare se è davvero sufficiente nascere per vivere. È sufficiente mangiare, svegliarsi ogni giorno, respirare per dire di essere vivi? Ci renderemmo probabilmente conto, un giorno, che stiamo andando avanti per inerzia, che non stiamo davvero esistendo, ma ci lasciamo guidare inermi nel ciclo inevitabile della vita come in uno stato di apnea perenne. «Nascere non basta. / È per rinascere che siamo nati. / Ogni giorno.» Sono tre semplici versi con cui Pablo Neruda esprime il concetto di vivere. Bisogna scegliere di rinascere ogni volta, ricordando che nonostante le cadute, il dolore e le ferite che portiamo sulla nostra pelle abbiamo il diritto e il dovere di rinascere e di ricordarci che è sempre il momento giusto, se lo desideriamo, per dare una svolta alla nostra vita, per vivere davvero come vogliamo, costruendo e godendo di nuove esperienze, abbracciando le nostre primavere.
Eppure, scegliere di rinascere non è facile. Bisogna essere pronti, ma davvero pronti, per aprirsi a un nuovo inizio e non perdere semplicemente la rotta come quell’unica rondine solitaria che non fa primavera. I nuovi inizi possono far paura; lasciare tutto ciò che è certezza per l’infinità di nuove possibilità non è sempre facile. Così Novecento, protagonista del monologo teatrale di Baricco, non riesce ad abbandonare i corridoi della nave che conosce a memoria, la successione finita dei tasti del suo pianoforte, quella musica che fa parte intensamente di lui per aprirsi all’amore o al mondo che lo aspetta fuori, ritenendo più facile incatenare per sempre i suoi sogni e la sua esistenza a quella nave che ha sempre conosciuto, lasciandosi esplodere con essa.
Non è sicuramente un caso se il primo libro, Cucina sempre al dente. Primavera (Edizioni Il Papavero, 2024) e, dunque, il viaggio culinario di Francesco Finizio parte proprio dalla primavera. Se da un lato la stagione è, infatti, il simbolo dei nuovi inizi, come quelli di chi con amore e coraggio decide di coltivare una passione, è anche il periodo in cui nasce e prende forma la sua esperienza culinaria, insomma, la stagione delle sue prime vere volte in cucina. Le cene con gli amici, lo studio come elemento imprescindibile, l’amore per gli ingredienti, quelli genuini, quelli buoni, i primi esperimenti, lo sguardo affamato e curioso di chi si lascia ispirare da un odore, una passeggiata, una chiacchierata, le relazioni umane di cui non possiamo fare a meno, che ci segnano e ci formano: un viaggio che, come tutte le prime volte e tutti gli inizi, parte da “passi incerti” per arrivare con determinazione ai “passi da gigante in atto”, che possono essere oggi d’ispirazione per tutti i veri appassionati come lui, ricordando che “una passione coltivata con amore porta alla realizzazione del sé creativo, custodito in ognuno di noi”.
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