Quando il falso mito dell’inclusione diventa sfruttamento: le modelle reclutate nei campi profughi

Sembra avere carattere inclusivo l’inserimento delle modelle africane nelle passerelle europee e americane. Ma come vengono reclutate? Ha approfondito l’argomento il Sunday Times intervistando molte modelle, riuscendo così a far lice sulle modalità di assunzione attuate dalle agenzie di modelle. L’inchiesta ha posto i riflettori in particolare sul campo profughi più grande al mondo a Kakuma in Kenya. Un locale talent scout realizza una sorta di casting direttamente presso il campo profughi che ospita circa 280.000 persone scappate da Paesi africani distrutti dalla guerra e ridotte in povertà.
Ricordo il caso di Alek Wek fuggita dal Sudan nel Regno Unito da ragazzina, che è stata il volto di marchi come Chanel, Dior e Victoria’s Secret. Carole White, direttrice di Premier Model Management ed ex agente di Naomi Campbell ha infatti dichiarato essere di moda mettere in passerella una modella africana, come in passato lo era stato per l’est Europa. I grandi marchi fanno riferimento alle agenzie specializzati e non riescono a conoscere la trafila e i traffici che stanno dietro alle ragazze che loro assumono per una sfilata. Le ragazze di Kakuma, abituate spesso a mangiare solo una volta al giorno, sognano di fare le modelle, per loro è come vincere alla lotteria. In realtà quando vengono scelte e reclutate, viene loro dato il biglietto d’aereo per l’Europa dove poi vengono messe in un alloggio con 70-100 euro a settimana per il cibo e le spese. Le modelle permangono in uno stato europeo, per esempio in Francia per un mese, ma se non riescono ad avere altri ingaggi per sfilate, sono costrette a rientrare in Kenya. Le agenzie europee offrono un anticipo che in seguito la modella dovrà restituire quando guadagnerà. Se una modella non riuscirà ad avere abbastanza soldi, si troverà anche con il debito.
Mi sembra che tale situazione rappresenti in modo chiaro quanto sia patologicoil sistema e appare evidente il bisogno di umanizzazione e trasparenza. Nyabalang Gatwech Pur Yien è una modella che non ha avuto la fortuna promessa e così si è espressa: “Se il mondo vuole modelle dai campi profughi, dovrebbe prendersene cura. Non siamo spazzatura, siamo esseri umani, abbiamo bisogno di essere trattati come esseri umani, con dignità.” Io sento doveroso abbracciare in pieno il concetto di rispetto dei valori e dei diritti umani.
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