Recensione di Apologia delle materie inutili di Francesco Cocorullo. Intervista all’autore

Recensione a cura di Domenico Uccello

Attraverso le sue esperienze formative e professionali, che gli hanno permesso di verificare la validità della scelta di assecondare la propria passione per gli studi umanistici, Francesco Cocorullo, con Apologia della materie inutili, ha realizzato un lavoro lodevole sostenendo le ragioni delle bistrattate materie umanistiche. Il libro si presenta come un’utile guida all’orientamento negli studi e nelle scelte di vita, al di fuori degli schemi che privilegiano una società costituita solo di tecnici orientati alla ricerca di lavori ben retribuiti. Le materie umanistiche, su cui si basa l’evoluzione della nostra civiltà anche, e forse più, di quanto abbiano potuto le conquiste tecnologiche, sotto il vaglio di Cocorullo, assumono la loro reale valenza formativa per capire il mondo e come funziona. L’autore studiando apprese che “anche in epoche lontane gli uomini erano in grado di provare più o meno le stesse sensazioni ed emozioni che provavo io”. La letteratura insegna non meno dell’informatica, insomma.

Il saggio è di gradevole lettura; il buon uso della lingua italiana, non la sola che Cocorullo conosca, è un’ulteriore conferma alle tesi sostenute nel lavoro.

Si consiglia la lettura ai giovani in procinto di fare una scelta di studi sia alla fine del primo ciclo che del secondo, ma anche agli amanti della nostra bella lingua nazionale.

Intervista a cura di Maria Paola Battista

Nel suo saggio lei espone la convinzione che oggigiorno le discipline umanistiche siano ritenute meno importanti di quelle scientifiche. Purtroppo la nostra esistenza attualmente è governata dall’economia e dall’informatica e, anche di fronte a una evidente predisposizione, si è portati a scegliere in termini utilitaristici per poter raggiungere qualche obiettivo. Mi riferisco, in particolare, alle scelte dei giovani nel campo degli studi e del lavoro. Vorrei una sua riflessione in tal senso.

La riflessione che propongo nel libro parte da quanto Dante afferma attraverso Carlo Martello nell’VIII canto del Paradiso; lì il discorso ruota sui talenti che la Provvidenza divina assegna agli uomini ed in chiusura Carlo dice “E se ‘l mondo la giù ponesse mente / al fondamento che natura pone, / seguendo lui avria buona la gente. / Ma voi torcete a la religione / tal che fia nato a cignersi la spada / e fate re di tal chè da sermone / onde la traccia vostra è fuor di strada”. Ovvero: Se il mondo terreno badasse di più alle inclinazioni individuali, seguendole avrebbe persone migliori. Ma voi destinate a divenire sacerdote un tale che sarebbe stato portato per fare il re, mentre, al contrario, fate divenire re colui che è portato al sacerdozio, per questo il vostro cammino è fuori dalla retta via. Il senso di questi versi sublimi dell’Altissimo Poeta è semplice quanto attuale: vanno assecondate le proprie passioni ed i propri talenti, in quanto è l’unica strada per una piena realizzazione di sé; seguire un cammino diverso può comportare frustrazione ed insoddisfazione negli anni futuri. Secondo la mia opinione, un giovane non dovrebbe compiere scelte utilitaristiche, bensì semplicemente scegliere di studiare quello che più gli piace: solo così avrà la possibilità di essere felice.  Infatti, se tutti studiassero ciò che maggiormente aggrada, questo sarebbe un grande vantaggio per la società, anche dal punto di vista economico. Si eviterebbe sia la dispersione universitaria, spesso dovuta proprio a scelte sbagliate, sia la forte demotivazione che spesso è evidente in alcuni contesti lavorativi. L’obiettivo, a mio umile giudizio, dovrebbe essere la ricerca della bellezza e della felicità, non l’asservimento a presunti canoni che stabiliscono cosa sia “utile” e cosa “inutile” sulla base di statistiche o vantaggi economici.

Gli uomini nelle loro relazioni sono spesso anonimi, sembrano spersonalizzati e questo dipende anche dalla maniera sterile di vedere ciò che li circonda. Avere uno sguardo umanistico significa anche riuscire a guardare oltre.

Credo che lo studio delle discipline umanistiche possa aiutare a non fermarsi mai all’apparenza delle cose, ma anzi ad essere sempre alla ricerca della verità profonda in ciò che ci circonda. L’umanista cerca sempre e comunque la verità: è capace di bypassare le apparenze, non accontentandosi di quanto vede, perché, come si suol dire, non sempre ciò che vediamo è lo specchio della realtà.  L’umanista ha un approccio sempre curioso, mentre la società attuale a volte dà l’impressione di voler omologare tutti gli individui sotto una stessa bandiera, una stessa tendenza; le discipline letterarie possono aprire un orizzonte nuovo, diverso, sempre vario. In pratica, un umanista si pone nelle sue relazioni chiedendosi sovente “cosa ho ancora da scoprire?” e la ricerca di questo qualcosa lo tiene vivo. Egli è un ricercatore costante di bellezza e verità, spesso non omologato né asservito ai precetti della nostra società, ragion per cui può essere etichettato come personaggio scomodo, in quanto non segue le mode massificanti.

Quali sono, a suo parere, le caratteristiche della letteratura contemporanea? Da dove prendono ispirazione i giovani scrittori?

Nel mio piccolo credo che per scrivere basti vivere, basti cioè osservare ogni piccolo particolare degli avvenimenti che ci accadono, e da lì, anche da qualcosa che all’apparenza può sembrare insignificante, si possono trarre spunti per storie interessanti. Penso che la letteratura contemporanea debba narrare anche le fragilità delle persone; oggi sui social praticamente quasi tutti tendono a dare un’immagine estremamente positiva di sé stessi, della propria famiglia, della propria relazione. Dietro questa apparente felicità, tutti vivono tensioni e problemi, ma c’è scuramente un certo timore a metterli in piazza. Se ti mostri fragile, debole, bisognoso di aiuto allora sei considerato poco attraente dagli altri, dunque, per essere social occorre ostentare sicurezza, apparire come la famiglia del Mulino Bianco. Penso quindi che chi scriva oggi debba narrare anche il volto più autentico della società, la verità profonda delle cose, dietro la mera apparenza che traspare da quanto le persone mostrano di sé stessi. Riallacciandomi a quanto sopra, l’umanista deve ricercare quella verità che trapassi il muro dell’apparenza sovente eretto dalle persone.  Questo sostrato nascosto penso possa valere la pena di approfondire nella letteratura contemporanea.

Come mai ha deciso di partecipare alla fiera e quali sono le sue aspettative?

Ho ricevuto con estremo gradimento l’invito a partecipare a questa bella iniziativa ed ho accettato con entusiasmo sia perché da campano conosco ed amo l’Irpinia, cui sono legato da ricordi della mia fanciullezza, sia perché non può che farmi piacere che una fiera così rilevante abbia luogo proprio in tale bellissima zona della mia regione, culla di arte e cultura. Inoltre, trovo che le fiere siano, in generale,  una interessante vetrina di confronto con altri autori e soprattutto con i lettori, la cui opinione rappresenta un feedback importante per la nostra scrittura; spero infatti, grazie a questo evento, sia di interagire maggiormente con altri scrittori, per un proficuo scambio di idee, sia di trovare nuovi lettori, come me appassionati di tutte quelle discipline ingiustamente bollate da questa nostra epoca come “inutili”.

FRANCESCO COCORULLO

Nato a Napoli nel 1983, dopo la maturità classica e la laurea in Relazioni internazionali ha lavorato in diverse aziende nel settore commerciale estero. Appassionato di Dante, letteratura e poesia (in particolar modo russa), storia medievale e lingue straniere, scrive fin dalla giovane età. La sua attività di divulgazione si esprime attraverso il blog alidivento.wordpress.com, sul quale si cimenta con traduzioni dal francese e dal russo, e attraverso un canale youtube, che reca lo stesso nome del blog. 

Ha pubblicato diverse poesie in raccolte antologiche con Aletti Editore, mentre ad ottobre 2020 pubblicato il suo primo libro “Apologia delle materie inutili” con Porto Seguro editore.

LA SUA SCHEDA NELLA FIERA DEL LIBRO DELLA BIBLIOTECA SUORE DI MONTEVERGINE

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu