Recensione di Sud Italia nell’oblio di Giuseppe Rocco e intervista all’autore

In Sud Italia nell’oblio leggiamo di un’Italia che stenta a decollare economicamente, vittima dei gravi errori postunitari che, penalizzando il Sud, hanno impedito il decollo dell’economia di tutta la Nazione. Così, pur vantando risorse petrolifere che potrebbero soddisfare al fabbisogno nazionale, bellezze naturalistiche che meriterebbero afflussi turistici ben superiori a quelli che attualmente si registrano, una varietà agroalimentare invidiabile, brand del settore della moda riconosciuti in tutto il mondo, una industria all’avanguardia, l’Italia non riuscendo a colmare il divario tra Nord e Sud, innescato dalle politiche sottrattive attuate nei confronti del Meridione, paga oggi le conseguenze di una crescita rallentata.

Non essere stati capaci di recuperare il Sud vuol dire assistere ad un fallimento nazionale.

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Giuseppe Rocco, analizzando nel suo libro le dinamiche che hanno segnato la storia di questo sviluppo disarmonico, non tralascia storture e pecche di un sistema penalizzante a senso unico e i cui effetti sono accresciuti dall’influenza inquinante della malavita organizzata e di un sistema politico corrotto.

Quindi avvertiamo non una carenza del Sud, ma una carenza gestionale delle gestionale delle funzioni produttive e sociali della Nazione.

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Tuttavia l’autore conserva viva la speranza che i problemi italiani si possano in parte risolvere con alcuni accorgimenti. L’economista, a tal proposito, propone soluzioni da tecnico e da innamorato del nostro bel Paese.

Nonostante l’osticità degli argomenti trattati, con Sud Italia nell’oblio Rocco riesce a trasmettere con chiarezza i concetti di carattere economico e le sue idee, con un linguaggio diretto e volutamente non tecnico, fornendo una visione d’insieme corretta ed equilibrata e riuscendo in sole 250 pagine ad essere esaustivo.

Ha presentato cinque opere alla Fiera del libro della Biblioteca suore di Montevergine, che per lo più trattano di economia internazionale, il suo campo: Sud Italia nell’oblio; Almanacco del successo; Anima asimmetrica del sistema Italia; Farfalle e idolatrie economiche; La trappola del sistema finanziario. Vorrei chiederle qual è la sua opinione sulla percezione che l’italiano medio ha dei meccanismi che lei mette in luce in queste opere: rapporto tra economia reale e finanza, globalizzazione, capacità di trarre profitto dalle innovazioni in campo economico e così via.

Al cittadino medio sfugge il rapporto tra economia e finanza. Si è creata una disfunzione, che colpisce la Borsa valori, il tempio della finanza, nata per adempiere ad una funzione importante, ossia a mobilitare il risparmio e farlo affluire verso settori di più alto rendimento. Con i recenti giochi di Borsa, ossia con l’uso indiscriminato di vendite allo scoperto e derivati (titoli o contratti il cui valore dipende da eventi aleatori paragonabili a scommesse), da parte di Holding, multinazionali, Corporazioni e speculatori si è realizzato il “Feticismo del mercato finanziario”. Feticismo ricorda l’adorazione dei feticci, che nella fattispecie è proprio la Borsa valori, deturpata da intrallazzi speculativi. La finanza, elemento ancillare nel settore produttivo, si è amplificata al punto da asservire l’economia reale e quindi da impoverire la massa dei lavoratori. Questa distorsione implica una serie di crisi, come quella provocata dalla Banca americana Lehman Brothers; crisi ripetibili sino a quando non sarà posto un correttivo all’attività borsistica. Presumo che soltanto una legislazione internazionale, possibilmente sotto le vesti della Convenzione, potrà ridare respiro alle transazioni commerciali, senza caducare la Borsa valori. Il luogo più idoneo dovrebbe essere la Banca mondiale, opportunamente configurata ad una nuova politica per il popolo, ceto medio e cittadini-consumatori. Il feticismo del mercato finanziario viene approfondito nel volume “Farfalle e idolatrie economiche”.

I libri che ha proposto in Fiera – lo chiedo, ovviamente, a beneficio dei numerosi lettori che seguono la kermesse letteraria attraverso vetrine come questa – sono rivolti a tutti o ne è consigliata la lettura esclusivamente a chi capisca qualcosa di economia?

Le mie opere, pubblicate e riproposte dalla Fiera, trattano la politica economica e facilmente comprensibili al cittadino, a differenza di libri puramente economici e didattici che riportano formule accessibili solo agli addetti ai lavori. In particolare i miei testi esaminano tutte le sfaccettature della globalizzazione, fenomeno inarrestabile e storico, cioè crescita sinergica o processo attraverso cui i mercati diventano interdipendenti fra loro, a causa della dinamica di scambio beni e capitali. Il tentativo dei miei testi consiste proprio nel fare acquisire conoscenza della svolta semantica nella vita globalizzata e nel contempo far comprendere i danni, che si possano creare attraverso una gestione sconsiderata della finanza, in quanto questa cela sirene attrattive deliranti e pericolose; basti pensare alla sorte della Parmalat che, anziché dedicarsi alla sua naturale attività lattiero-casearia, ha sperperato le risorse nel mercato finanziario. L’argomento è approfondito nel volume “La trappola del sistema finanziario”.

In Sud Italia nell’oblio lei parla di un diaframma allegorico esistente tra Nord e Sud nel nostro Paese. È un’immagine molto interessante, ma vorrei che spiegasse da cosa, secondo lei, è stato originato. Sono curiosa inoltre di conoscere la sua opinione sugli effetti determinati dall’Unità d’Italia sulla storia del Sud, alla luce della rilettura critica che in questi anni sta mettendo in discussione l’immagine del Meridione borbonico, che la storiografia ufficiale aveva accreditato, alimentando una forma di razzismo cui era stata attribuita l’etichetta di Questione meridionale. Sarebbe così gentile da sintetizzare il suo pensiero a riguardo?

Il volume “SUD Italia nell’oblio” indaga sulla unificazione dell’Italia in modo sincronico e diacronico. Prende le mosse dal momento unificante e dalla storia dei primi anni, in cui il Piemonte ha consumato una serie violenze e di vessazioni nei confronti del popolo meridionale. Il privilegio conferito ai piemontesi nell’assegnazione degli incarichi ha innestato numerosi soprusi. Spesso venivano puniti i disubbidienti soltanto perché non comprendevano il dialetto piemontese. Il Sud si accorge, dopo l’unificazione, di essere stato ingannato e si ribella con atteggiamenti criminali.

Tuttavia la cosa più grave è rappresentata dalla gestione della politica governativa per un secolo e mezzo, in cui non è stato effettuato uno sforzo significativo per l’armonizzazione. La condizione meridionale non possiamo ritenerla una malformazione ontologica irreversibile, ma uno svantaggio che può essere superato attraverso una massiccia trasformazione sociale e culturale. Ciò per ora non è avvenuto, se si pensa a due fenomeni. Il primo riguarda la mafia, che ha bloccato le attività produttive meridionali; al riguardo lo Stato ha enunciato dichiarazioni di principio senza aver mai realmente realizzato operazioni apprezzabili e risolutive. Il secondo inerisce a scelte economiche di abbandono, sapendo che il Sud è geograficamente svantaggiato per la consegna delle merci all’Europa a causa della distanza e dei costi. In tali condizioni una politica di interscambio e di acquisizione di Nazione-guida, o di leader nel mediterraneo (che include diversi Paesi africani), avrebbe avvantaggiato le aziende meridionali e colmato il divario col Nord, soprattutto nel settore alimentare, molto sviluppato in Campania.

Ad abundantiam un esempio. La Germania nell’unificare il suo popolo dopo la caduta del muro di Berlino ha investito il 4,5% del PIL e l’Italia l’1%, impegno ridotto dopo la cessazione della Cassa del mezzogiorno.   Per il Sud Italia, dal 1950 (avvio della Cassa del mezzogiorno) al 2008 (disfacimento dell’Ente in parola) sono stati investiti 342,5 miliardi di euro, mentre in Germania in 30 anni ha speso 5 volte in più, ossia circa 1.700 miliardi, con una media di investimenti di 70 miliardi all’anno.

L’ultima domanda riguarda il contesto in cui ci troviamo. Cosa si aspetta dalla fiera del libro della Biblioteca suore di Montevergine?

La Fiera del libro è una manifestazione interessante che riesce a pubblicizzare autori e libri, dimenticati dalla stampa. La pubblicità è diventata una esclusiva per presentatori, giornalisti o Vip, mentre molte opere pregiate, scritte da normali cittadini, restano nel dimenticatoio. La Fiera è riuscita parzialmente a colmare questa carenza, soprattutto con la raffinata organizzazione del responsabile bibliotecario, Adelino Di Marino. La disarmonica impostazione nel settore librario rispecchia l’andamento di una Nazione che, potenzialmente ai primi posti per la storia, la tradizione, il valore degli abitanti e la genialità, si abbandona alla corruzione, grosso freno alla valorizzazione gestionale e quotidiana delle idee costruttive. Le mie opere attengono al settore di politica economica, un filone importante nella vita sociale dei cittadini. Un testo “Almanacco del successo”, esula dal contesto economico in quanto raffigura problemi socio-politici e tratta di aspetti che ineriscono al successo, aspirazione tra le più avvincenti e complesse della cultura planetaria proprio perché cattura il pubblico con trainante carica emotiva.

La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato.

GIUSEPPE ROCCO

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995;  Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.

LA SUA SCHEDA NELLA FIERA DEL LIBRO DELLA BIBLIOTECA SUORE DI MONTEVERGINE

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.