Shoah, la verità è il solo riscatto che può esserci, la memoria l’unico modo per custodirla intatta. L’incontro ad Avellino

Una mattina trascorsa a parlare di valori quella che ha visto protagonista la platea di giovani studenti della scuola secondaria di primo grado San Tommaso-F.Tedesco di Avellino. L’evento è stato realizzato grazie all’impegno delle docenti dell’istituto, coordinate dalla professoressa Barbara Guarino e alla disponibilità della dirigente scolastica Carmela Satalino.

A portare alcune riflessioni ai ragazzi sono state Mirella Napodano, ex dirigente scolastica, esperta di filosofia dialogica e presidente dell’Associazione Amica Sophia, e la professoressa Gaetana Aufiero, storica e scrittrice. A coronare la celebrazione della Giornata della Memoria è stata Antonietta Urciuoli con la sua ultima pubblicazione, la fiaba Il sogno di Hedy, Edizioni Scuderi. I ragazzi dell’istituto si sono esibiti anche in un momento musicale diretto dalla professoressa Marilena Aufiero.

La mattinata è stata aperta, dopo l’esecuzione dell’Inno d’Italia e i saluti della dirigente, dagli alunni che hanno presentato un video dal titolo “Parole e musica per ricordare” con toccanti immagini legate ai campi di concentramento, commentate dai ragazzi  che hanno alternato la lettura al canto corale e alla poesia.

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Mirella Napodano ha incentrato il suo intervento sulla cultura ebraica, non prima di aver elogiato la compostezza e l’attenzione dei ragazzi che hanno mostrato di aver lavorato con impegno alla preparazione della giornata.

«La cultura ebraica è per noi misconosciuta, anche a causa della nostra tradizione scolastica che ha sempre privilegiato al storia e la filosofia greca, escludendo dai programmi di studio il grande apporto che questa dette allo sviluppo del concetto di democrazia. Probabilmente ciò fu dovuto – secondo la studiosa – al fatto che la cultura ebraica veniva considerata confessionale, legata cioè troppo alla religiosità del popolo eletto. Invece questa cultura è ricca di domande e si è sempre basata sulla continua ricerca, anche perché la religione ebraica ha come unico dogma l’unicità di Dio. Elemento fondamentale per gli ebrei è l’unicità e l’irrepetibilità degli individui cui è indirizzata la rivelazione. Il volto dell’altro, secondo Levìnas, è il nostro specchio – ha spiegato ancora la relatrice – e noi abbiamo bisogno di specchiarci nel volto dell’altro». Citando poi Martin Buber, filosofo austriaco, «Possiamo relazionarci con l’altro in due modi: come con una persona o come con un oggetto. È quest’ultimo caso si è manifestato quando gli ebrei sono stati trattati dai nazisti come oggetti cui poter sottrarre la vita e poi i denti d’oro e anche i capelli e da trattare come cavie da laboratorio».

La Napodano ha concluso il suo prezioso intervento raccontando ciò che rilevò Hanna Arendt, testimone del processo di Norimberga, quando vide di persona Eichmann. La filosofa, che aveva dovuto rifugiarsi negli Stati Uniti a causa delle persecuzioni,  si accorse che si trattava di un uomo normale e che ciò che aveva fatto dimostrava solo che il male è banale; è il bene ad elevarsi.

Gaetana Aufiero ha fissato il suo intervento su ciò che avveniva ad Avellino, facendo riferimento alla mole di «documenti preziosissimi, conservati in questa scuola, in un quartiere un tempo povero, quasi un ghetto», documenti che ha avuto modo di studiare nel corso delle sue ricerche storiche. «Dai documenti –  ha raccontato – si rileva il grande lavoro compiuto dalle maestre dei primi anni del Novecento, eroine che si preoccupavano dei loro bambini affamati, poveri, alle cui famiglie, con l’avvento del fascismo, pagarono anche l’iscrizione al Partito per consentire loro l’accesso ai servizi statali. Qualche maestra scomparve, venne allontanata perché più preoccupata dei bambini che della Patria. Anche agli italiani che sceglievano di andare in America, facendo sopravvivere con le loro rimesse interi paesi – ha raccontato la storica – fu impedito dal fascismo di emigrare e anche di comunicare con i parenti lontani per raccontare la povertà in cui l’Italia versava. Poi arrivò il razzismo e l’avellinese Giovanni Preziosi scrisse sui giornali di Avellino che gli ebrei dovevano essere eliminati perché colpevoli di tutto ciò che accadeva di male. Nel 1938 l’Italia seguì la Germania nella proclamazione delle Leggi Razziali, con l’avallo di molti professori universitari. Ad Avellino partì il censimento e solo due persone si dichiararono ebree: un insegnante dell’istituto agrario e una cameriera. Anche se in realtà – dice la storica – gli ebrei erano tre».

La seconda parte della mattinata, che ha incontrato la completa adesione dei ragazzi, attenti a seguire le relazioni, è stata dedicata alla presentazione del volume Il sogno di Hedy di Antonietta Urciuoli, alla presenza dell’editrice, Giovanna Scuderi.

Il sogno di Hedy, di cui alcuni stralci sono stati letti dai ragazzi, racconta la storia di una bambina ebrea che si salva dalla deportazione grazie a un espediente e alla bontà di una famiglia di buoni tedeschi che la sottraggono ai rastrellamenti e la conducono in America, dove i nonni hanno trovato riparo appena in tempo. Alla bambina, che non comprende l’orrore della violenza tedesca, viene spiegato cosa sta succedendo prima che i genitori vengano deportati e lei, nel suo travaglio interiore dovuto alla paura di averli persi per sempre, si affida ai buoni ricordi e all’affetto delle persone che l’hanno salvata. Fino al felice epilogo.

I toni gentili e la delicatezza delle spiegazioni, pur nella crudezza del contenuto, fanno di quella che la Urciuoli definisce una fiaba, un valido mezzo educativo per i bambini e i ragazzi. La parola della memoria pesa come pietra anche quando racconta storie di fantasia. La storia di Hedy è, infatti, quella di tanti bambini che hanno trovato la salvezza e, come Liliana Segre, oggi raccontano la verità a tutti coloro che vogliono ascoltarla. Ma è anche la storia dei bambini che non ce l’hanno fatta e che la nostra memoria manterrà sempre vivi.

Il volume è in vendita presso l’Ufficio Caritas di Avellino e il ricavato sarà devoluto in beneficenza.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.