Teneri assassini. Il mondo delle babygang a Napoli di Isaia Sales. La recensione di WWWITALIA

Dopo l’ennesimo episodio accaduto a Torre del Greco, di una vita spezzata, si scrive, per futili motivi, dove le mani assassine ancora una volta sono di un minore, di futile non vi è traccia se vogliamo davvero andare a fondo della questione. Sono anni che si parla di emergenze educativa, della difficoltà di dare risposte ad una generazione arrabbiata che, già in tenera età, veste i panni del crimine più cruento a discapito spesso di giovanissimi così distanti e irraggiungibili, la cui vista si annebbia tanto da annientarli. Isaia Sales, saggista e politico di grande spessore e levatura morale, con il suo libro ‘Teneri Assassini’ analizza a fondo il fenomeno e tenta di dare risposte e soluzioni, che sono alla portata di tutti, ma che non si ha la forza e la volontà politica di voler prendere in seria considerazione. Tanti sono i tavoli di confronto organizzati per risollevare una generazione di teneri assassini, che vertono sulle consuete vie già percorse, basate principalmente su fondi per generare progetti in zone o scuole a rischio, che purtroppo non hanno generato frutti significativi.

Stupisce sin da subito il libro di Sales, dove si constata che Napoli non è ai primi posti per criminalità giovanile, né nei primi 50 e quarta città per criminalità Italia dopo Bologna, Milano e Roma; allora perché ne abbiamo una percezione allarmante che ha risonanza nazionale?! Napoli si contraddistingue per l’aggettivo ‘teneri’, i criminali nostrani sono tra i più piccoli ad intraprendere la strada del crimine e, se pur la cultura mafiosa è diffusa nel mondo, a Napoli i clan di camorra sono in numero elevatissimo e vivono tra le trame dell’intera città, in particolar modo nel centro storico. Napoli è una città immobile in cui, a stretto contatto, ma senza intersecarsi, convivono due mondi paralleli, con due mentalità e approccio alla vita diametralmente opposti. Una convivenza dettata pure dalla consuetudine alla stessa e alla reciproca tolleranza. Ci sono quartieri al ridosso della Napoli bene, con caratteristiche proprie: genitorialità precoce, famiglia allargate a dismisura, dispersione scolastica e noncuranza per lo Stato e la legalità, che non riconoscono come valori. La scuola, le associazioni tentano di arginare il peggio, ma il loro operato fino ad oggi non è stato incoraggiante. Il ragazzo, in quell’ambiente sociale viene a conoscenza dello Stato solo quando infrange la legge, quando ormai è troppo tardi per recuperarlo; difficilmente un’azione punitiva riuscirà a fargli cambiare rotta, men che meno azioni inclusive dettate da uno spirito di estrema tolleranza e adattamento al loro mood culturale. Ma invece, ci dice Isaia Sales, di indagare sui minori a Nisida, chiediamoci il perché nella stessa famiglia c’è chi intraprende un’altra strada, come quella di un onesto pizzaiolo o, nei migliori casi, un attore o regista o comunque una vita di sani valori, chiediamo a lui chi ha incontrato che gli ha permesso di effettuare una deviazione a un destino segnato dai dettami dell’ambiente in cui è vissuto. Magari un maestro, un giudice che gli ha fornito un’alternativa, un amico, un esempio fondamentale per la sua formazione. Bisogna capire le eccezioni che confermano le regole, sono loro che ci danno la certezza che un altro esito è possibile e vanno ricercate soluzioni al problema. Una città come Napoli, che ha da sempre mostrato una ipersensibilità verso ‘le creature’, in realtà non se ne prende cura. Non vi è un’attenzione adeguata al periodo infantile, eppure, la scienza ce lo dice, sono i primi anni di vita ad imprimersi nella crescita e ti formano. Le esperienze successive possono invertire o avvalorare l’imprinting, ma è lì, in quella fascia d’età, che si dovrebbe intervenire e non quando ormai è troppo tardi e il bambino già dai nove anni sprigiona la sua rabbia per un’infanzia negata. Noi agiamo sulle conseguenze di una formazione già avvenuta nei primi 14 anni di vita del ragazzo. Ce ne accorgiamo quando infrangono la legge e non quando si stanno formando per infrangerla. Ed ecco una possibile soluzione al problema: dobbiamo ridare l’infanzia a chi non ce l’ha.

Napoli deve cambiare radicalmente le opzioni, bisogna investire sui minori dagli zero ai 18 anni, è lì che si deve agire, un’età fuori dall’elettorato politico, ma una politica sana investe non sul consenso immediato, ma a lunga gittata, quello che nel nostro paese non si fa. Questi fenomeni, che oggi denominiamo delle ‘baby gang’ sono gli stessi di 150 anni orsono, la foto di copertina del libro sembra datata 50 anni orsono, eppure è del 2022. La città è immobile, non esiste da decenni un ascensore sociale, l’unica via in quei quartieri per migliorare la propria condizione economica è delinquere, fare i soldi presto, tanti e senza sforzo. Una città immobile dove ‘il sangue non si mischia’, dove si vive spalla a spalla senza incontrarsi, il bambino che non va a scuola è a rischio, la sua educazione sarà la strada perché la sua famiglia non ha gli strumenti per un’educazione formativa significativa, perché a sua volta non è stata formata. Alla famiglia di sangue bisogna affiancare una ‘famiglia pubblica’, perché le loro famiglie sono costituite da genitori troppo giovani, con madri che, per sfuggire alla famiglia di origine, si fanno mettere incinta già dai tredici, quattordici anni da padri poco più grandi, ma non abbastanza per assumersi il carico di formare una creatura in essere.  Se consideriamo un problema di risorse il creare una famiglia pubblica, costituita da diverse figure, come assistenti sociali, psicologi, maestri, chi gli insegni la musica, il canto, il teatro, che affianchino e supportino quei genitori inadeguati, allora chiediamoci quanto costa un ragazzo in carcere e quanto costano alla società gli efferati crimini che commetterà.  I teneri assassini sono ragazzi alla ricerca di reputazione che ottengono solo attraverso la forza armata. La città deve tornare ad occuparsi dell’infanzia come unica forma di prevenzione, la punizione non è dissuasiva, lo è la cura e non la pena. Sembra una soluzione semplicistica, ci dice Sales, ma forse le cose semplici non si vogliono fare o non si possono fare, ma non per questo non ci si deve provare. Torniamo ad occuparci ‘re creature’ con una buona politica non basata solo sul profitto e la inconsistente visibilità fine a sé stessa.

Condivisibile in pieno l’analisi del libro. Purtroppo è anni che non si investe sulla scuola, la politica miope non sa vedere in lontananza, orientata al poco, visibile istantaneo elettorato del consenso. L’analisi di cui parla Isaia Sales è quella del rischio che noi maestre della primaria notiamo sin dal primo anno, quando ormai è già tardi e abbiamo sempre meno strumenti per arginare il rischio calcolato, evidente già dai primi giorni di scuola. La politica, quella insana, è già nella scuola, alla ricerca di fondi europei stanziati proprio per la dispersione e le aree a rischio, ma i progetti proposti non sono sempre all’altezza dell’arduo compito e non lo sono sempre gli operatori, e la maggior parte dei fondi si sperdono nel percorso tra le varie agenzie e figure di sistema, un sistema che già la parola mette i brividi.  In tanti anni, tanti gli sguardi incrociati, con disastrose storie familiari, a tutti cerchiamo di istillare la goccia discordante di una vita alternativa possibile, educare alla bellezza, alla storia di appartenenza ad una splendida città, ma i più si disperdono, la famiglia è più forte e la scuola arriva tardi ed è sempre meno credibile. Qualche ex alunno lo incontri ed è un balsamo per proseguire quando ti dicono: maestra avevi ragione, lo studio salva. Negli anni posso testimoniare di un unico progetto valido che prendeva in carico le donne, le madri quello di Marina Rippa che ha portato quelle donne sul palcoscenico a raccontarsi e si è visto negli anni la loro trasformazione in donne consapevoli che a loro volta hanno cambiato il corso dei loro figli. Un esempio concreto di quanto scrive Sales: prendere da subito in carico la famiglia intera, affiancandola, assistendola ad alzare lo sguardo su altri orizzonti.

Per inciso, quel progetto nelle scuole non ha avuto più seguito, ma le donne di Marina Rippa non si sono perse, costituiscono il gruppo di teatro F.pl. Femminile Plurale.

Teneri assassini. Il mondo delle babygang a Napoli di Isaia Sales edito, non a caso, da ‘Spacciatori di libri’, Made in Scampia.

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About Angela Ristaldo

Angela Ristaldo, giornalista pubblicista per inseguire una passione per il giornalismo nata tra i banchi di scuola come espediente didattico privilegiato per educare i ragazzi, anche in tenera età, all'autonomia di giudizio e al senso critico. Organizza da anni un giornale scolastico che spazia tra gli interessi dei ragazzi agli stimoli circostanti che la realtà propone. Laureata in Lingue è dal 2005 insegnante di scuola primaria per scelta, credendo fortemente nella scuola come veicolo e velivolo formativo di cultura: unica arma per essere vincente in questi tempi così cangianti e difficili. Amante dell’Arte, spazia nei suoi articoli, tra le più svariate tematiche dal sociale alla scuola senza mai perdere di vista la bellezza insita in tutte le cose se la si sa osservare e valutare.