The Last Duel. Le donne del Basso Medioevo e il coraggio della denuncia

Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2021, il film scritto da Matt Damon, Ben Affleck e Nicole Holofcener, impreziosito dalla fotografia di Dariusz Wolski, dal montaggio di Claire Simpson e dalla regia di Ridley Scott
Il duello, a cui fa riferimento il titolo, fa da cornice a un racconto che si poggia su fatti realmente accaduti, il film infatti fa luce sull’ultimo duello legalmente autorizzato in Francia, disputato tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, due amici divenuti acerrimi rivali in seguito all’aggressione da parte di Le Gris ai danni di Marguerite, moglie di Carrouges. In seguito all’aggressione, la donna rifiuta di tacere e accusa Le Gris, evento che aprirà al duello. La narrazione è strutturata come un resoconto dei rapporti che collegano i protagonisti, rapporti che precedono il duello. Tre diverse verità strutturano la narrazione: il primo capitolo è la verità di Jean, il secondo quella di Jacques e il terzo quella di Marguerite.
La sostanza della pellicola quindi, sta nella messa in scena di tre punti di vista, del maschile egemonico e poi finalmente del femminile, che legge e narra quegli stessi avvenimenti con una lingua tagliente e potente. Tale stratagemma narrativo riesce a fotografare con spietata precisione la messa a tacere delle donne nel Basso Medioevo, con l’ambiziosa intenzione di riallacciarsi alle questioni contemporanee che riguardano le disuguaglianze di genere e soprattutto la violenza sulle donne. È da tenere presente, infatti, che Marguerite de Thibouville, è la prima donna (fatta conoscere al grande pubblico), ad aver denunciato uno stupro. Marguerite inoltre è l‘unica ad essere umiliata, sottoposta ad un vero processo il cui giudizio, prenderà corpo tramite la mano di Dio, che guiderà uno dei duellanti verso la morte o la vita. Il film è un ottimo prodotto, con una grandiosa fotografia e riesce a creare delle interessanti connessioni con l’attualità, prima tra tutte la necessità di ripensare al diritto di narrare e denunciare l’esperienza dell’abuso, senza che questa messa in visibilità della violenza subita permetta di interferire con giudizi e ulteriori atti di violenza rispetto alla verità di chi denuncia.
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