Trieste e il confine orientale. Renzo Codarin «No a strumentalizzazioni o riduzionismo, sì al dialogo»

Non è una vecchia storia quella che ci porta a Trieste per comprendere quanta dell’eco che le questioni che riguardano la città e il dibattuto confine, che ancora oggi occupa l’interesse della cronaca, abbia origine proprio qui ed ora.
Per farlo sono andata dal rappresentante di una delle più influenti associazioni di profughi che ha contribuito con decenni di lotte all’approvazione della legge bipartisan che nel 2004 portò all’istituzione del Giorno del Ricordo(10 febbraio). Queste le domande che gli ho posto e cui ha gentilmente risposto Renzo Codarin, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, con sede a Trieste.
Riguardo alla questione delle foibe, che si ripropone ogni anno in prossimità del Giorno del Ricordo, la politica italiana prende sempre posizione attraverso le sue espressioni associazionistiche, coinvolgendo qualche volta anche le scuole, favorevoli o qualche volta anche contrarie alle celebrazioni. I comunicati che ci sono arrivati in queste occasioni dall’ANVGD parlano di alcune strumentalizzazioni, ovviamente non condivise. Come viene vissuto, secondo lei, questa querelle a Trieste?
Al di là delle posizioni politiche che ognuno può avere, un’associazione come la nostra, riconosciuta dallo Stato italiano con la legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, ha il dovere di far diventare una storia, che è stata nascosta per troppi anni, parte della storia della nazione. Prima, per esempio, solo in certi ambienti si poteva parlare di Norma Cossetto: noi siamo riusciti a sdoganare questi argomenti e non possiamo permettere che il discorso venga strumentalizzato in alcun modo. Anche riguardo a Red Land, il film che racconta la tragedia di Norma Cossetto e delle foibe, non ho apprezzato i tentativi di renderla appannaggio di parte politica da esponenti di partiti (di destra, ndr) e l’ho fatto anche presente. Le sofferenze subite in queste zone probabilmente potranno essere risolte solo in una visione europea, ma non abbiamo certo intenzione di mandar via nessuno dalle terre che occupa. Solo, sarebbe bello se anche i nostri connazionali potessero, volendo, prendere casa in quelle che furono le loro terre. Ci teniamo all’italianità dell’Istria che storicamente era italiana. Già il riconoscimento da parte dello Stato italiano di ciò che hanno subito i profughi è un bene ma non deve essere strumentalizzato da questo o quel partito.
Il riduzionismo riguardo alle foibe, cioè la tendenza a ridimensionarne l’esistenza relegandola a casi particolari e limitati nello spazio e nel tempo, è aumentato ultimamente? Ho letto articoli e commenti sui social che limitano gli infoibamenti al solo al territorio istriano, fatto salvo il caso di Basovizza. Cosa mi dice a riguardo?
Purtroppo c’è ancora chi tende a ridurre ciò che è accaduto realmente anche se abbiamo avuto dialoghi aperti con diverse associazioni partigiane sulla questione; noi vogliamo discutere, si deve dialogare, pur mantenendo le proprie convinzioni. Con Napolitano, quando era presidente, per esempio, abbiamo dialogato benissimo e anche Cossiga ha riconosciuto la medaglia al valore civile a Norma Cossetto, ecco! Abbiamo aperto una strada e non vogliamo che si richiuda. Ancora passi vanno fatti. Vorremmo che ci fosse un monumento con il nome di tutti gli infoibati o gettati in mare, lo sto chiedendo da molto tempo. 6000 persone comunque sono scomparse ed è giusto, per chiudere la vicenda e metterci davvero una pietra sopra, riconoscere l’esistenza materiale di quei nomi. Lo stesso fatto che un film come Red Land sia stato prodotto e sia finito in prima serata su Rai 3 è un segnale positivo, ma la divulgazione è dura e non deve fermarsi.
A proposito di questo film: mi è molto piaciuto perché racconta in modo chiaro anche i rapporti esistenti all’interno delle truppe partigiane titine tra gli elementi slavi e quelli italiani. Qualcuno lo ha trovato troppo crudo a causa di scene molto violente. Lei che ne pensa?
Quando qualcuno mi dice che è troppo crudo, gli faccio notare che in prima serata vengono tramesse cose anche più violente. La realtà però è stata più truce: Norma Cossetto fu nuovamente stuprata, insieme alle altre donne, anche sul bordo della foiba in cui fu poi gettata e infierirono sul suo corpo in modo straziante. Così la trovarono i vigili del fuoco insieme a suo cugino quando l’hanno recuperata. Il monumento a Norma è in una via a lei dedicata in un rione abitato per lo più dai giuliano-dalmati. Ma, come le dicevo, fortunatamente se ne parla e il mese prossimo andremo ad apporre i nostri fiori davanti al suo monumento.
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