Tutankhamon a Napoli. Siamo tutti fatti per l’eternità

Una grande mostra a Castel dell’Ovo per ospitare il faraone più famoso dell’epoca egizia

A vedere una mostra così bella in un contesto altrettanto bello come quello di Castel dell’Ovo a Napoli, viene da pensare subito che siamo tutti fatti per qualcosa di incredibile, di spettacolare, di eterno. La mostra sul più grande faraone d’Egitto, priva stranamente dei preziosi reperti presenti nel Museo Mann di Napoli, sarà visitabile fino al mese di maggio del 2022. Già in questo mese ha accolto migliaia di visitatori riscuotendo un ottimo successo di pubblico.

Chi accompagna alla scoperta del tesoro è Howard Carter, l’uomo che scoprì nella Valle dei Re, nel 1922, la tomba del faraone simbolo di eccellenza dell’Antico Egitto. Una ricerca costata, all’epoca, l’equivalente di 50 milioni di euro.

È davvero affascinante seguire il percorso attraverso reperti veri o riprodotti che lasciano intuire lo spettacolo di un’epoca gloriosa sviluppatasi lungo le sponde del fiume Nilo due secoli prima di Cristo. La descrizione del ritrovamento della tomba in un momento in cui, dopo l’ennesimo sacrilegio tante tombe erano state profanate, è avvincente: tanti ricercatori si erano arresi e avevano abbandonato il campo di ricerca. Solo Carter, famoso e testardo archeologo inglese, aveva continuato a scavare lì dove supponeva potesse trovarsi la tomba del faraone. Quando, attraverso uno spiraglio di muratura, intravide ciò che era presente al di là della parete, Carter esclamò a gran voce: “Vedo cose meravigliose”. Oltretutto l’importanza della scoperta era ed è di notevole rilievo perché la gran parte delle tombe erano già state quasi tutte profanate e private degli ori e dei reperti più importanti.

Nelle sale della Mostra, l’oro dei gioielli, i troni, i sarcofagi e le pietre preziose riprodotte, risalta ovunque fino a quando ci si trova poi al cospetto della famosa maschera d’oro di Tutankhamon del peso di ben 10 Kg. Si può sbirciare anche perché quella porta è ricostruita e attorno le vediamo “quelle meraviglie”: oltre cinquemila oggetti ritenuti utili al defunto nella vita dell’aldilà; un piccolo trono che Tutankhamon utilizzava per giocare da bambino e che volle con sé nell’aldilà, i sandali con i nomi dei nemici per calpestarli singolarmente o i 100 bastoni che il faraone utilizzava avendo una brutta malformazione al piede. Pochi sanno, infatti, che il faraone bambino, morto all’età di soli 20 anni, non godeva di ottima salute e morì a causa della malaria e di una frattura al femore. In una delle sale riusciamo anche a rivedere la ricostruzione del suo ipotetico viso.

Grazie alle fedeli riproduzioni provenienti dal Cairo e reperti originali messi a disposizione dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, di cui alcuni inediti, si ha la possibilità di scoprire tutti i segreti della Tomba.

Tra i preziosi oggetti originali c’è la statua del dio Amon, con i tratti somatici del giovane Tutankhamon. Come ultimo atto di visita prima dell’uscita c’è, grazie all’uso della tecnologia 3D, la possibilità di vivere un’avvincente esperienza di realtà virtuale avendo la possibilità di interagire con gli oggetti e vivere le incredibili emozioni vissute da Howard Carter, l’archeologo scopritore. La tomba del dodicesimo sovrano della XVIII dinastia egizia è una delle scoperte archeologiche più famose e significative del 20° secolo; è l’unica sepoltura reale dell’antico Egitto a non essere stata distrutta e saccheggiata dai ladri di tombe.

La mostra, ben organizzata, rende evidente una bellezza che ci proietta in una realtà appartenuta a tanti anni fa ma che testimonia una sola cosa: che siamo tutti fatti per l’eternità, per qualcosa di stabile e duraturo che la vita terrena, limitata e finita, non può mai dare.

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About Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine nella scuola Secondaria di I grado, è caporedattore di un giornale d'Istituto con ragazzi della scuola Primaria e Secondaria. Appassionato di calcio, arte e musica, vive a Napoli. Ha pubblicato diversi articoli in riviste di architettura e in ambito educativo-scolastico.